Ecco una bruttissima storia di massacri e uccisioni in serie di giornalisti tratta dal sito www.isfreedom.org.
Ecco il testo pubblicato sul sito:
«Recuperati tutti i corpi e tutti identificati, sale a 29 il numero dei giornalisti uccisi nel massacro di Mindanao, avvenuto il 23 novembre scorso. Una data che rimarrà per sempre scolpita nella lunga e minacciosa muraglia che sta circondando in tutte le aree del mondo la piena libertà di stampa.
Questo l'elenco dei giornalisti uccisi: Alejandro “Bong” Reblando del 'Manila Bulletin', Henry Araneta di Radio DZRH, Bart Maravilla di Bombo Radyo Koronadal, Nap Salaysay di DZRO, Ian Subang del 'Pilipino Star Ngayon' e 'Dadiangas Times.' I reporter indipendenti Humberto Mumay, Ranie Razon, Noel Decena, John Caniba, Joel Parcon, Marife Montano, Art Belia e Jun Legarta. Anche quattro reporter della catena UNTV sono stati uccisi: Joy Duhay, Victor Nuñez, Macario Ariola e Jimmy Cabillo. A essi si aggiungono: Leah Dalmacio del 'Mindanao Focus', Gina de la Cruz e Marites Cablitas del 'Today', Andy Teodoro del 'Mindanao Inquirer', Bienvenido Lagarte del 'Sierra News', Neneng Montaño del settimanale 'Saksi', Rey Merescon del 'MindaNews'.
Intanto. un membro del potente clan familiare, principale sospettato della strage di giornalisti e politici nell'isola di Mindanao, è stato catturato dalla polizia. Andal Ampatuan jr, figlio del governatore omonimo, ha però negato, secondo la France Press, di aver organizzato il massacro costato la vita a 57 persone. Il fermo è avvenuto alcune ore dopo che erano stati arrestati almeno una ventina dei suoi sicari, che sarebbero gli autori materiali della strage.
Nel corso dell'operazione, le forze di sicurezza hanno ripreso il controllo anche delle città che sono la roccaforte della famiglia Ampatuan e disarmato circa 200 miliziani dell'esercito privato della potente famiglia. Andan Ampatuan jr, che è anche il sindaco di Datu Unsay, e i suoi due fratelli sono stati espulsi ieri dal partito della presidente filippina, Gloria Macapagal Arroyo, che finora era sempre stata una ferma alleata della famiglia.
Le vittime appartenevano al clan di Ishmael “Toto” Mangudadatu, vice-sindaco di Buluan e candidato alla carica di governatore di Maguindanao. Il gruppo, diretto agli uffici della Commissione elettorale provinciale di Shariff Aguak, è stato attaccato da oltre 100 uomini armati. Nell'assalto sono morte la moglie e due sorelle di Mangudadatu. Fonti investigative confermano che una parte delle vittime è stata uccisa a colpi di arma da fuoco, alcuni sgozzati e altri - sembra - sepolti vivi».