Decoder unico in alto mare

«La legge sul decoder unico non è carta straccia – ha assicurato il sottosegretario alle Comunicazioni Vincenzo Vita – e va applicata entro aprile. Nessuna nuova deroga a Stream e Tele+ è immaginabile. Quindi l’Autorità di Cheli si attrezzi».

Purtroppo però, a quanto pare, neppure alla ennesima scadenza massima del 30 aprile Tele+ e Stream trasmetteranno i loro programmi in entrambi i linguaggi oggi disponibili sul mercato (Seca e Nds, dopo che Irdeto è stato definitivamente 'messo in pensione' da Tele+), come la legge imporrebbe loro, dopo l'accordo dei mesi scorsi per un rinvio della scadenza precedente, legato soprattutto a un'intesa per il noleggio gratuito dei due decoder ai nuovi abbonati.

La trasmissione simultanea è la condizione perché tutti i decoder in circolazione ricevano tutte le trasmissioni, ma le due pay-tv non riescono tuttora a trovare un accordo (solo da poco Stream ha consentito ai tecnici di Tele+ l'ingresso alle sue strutture di via Salaria a Roma, mentre Tele+ aveva già fatto la stessa mossa con i tecnici di Stream qulche settimana fa) e potrebbero puntare su una soluzione di riserva.

All'Autorità delle Comunicazioni e al Governo, in sostanza, le due piattaforme digitali proporrebbero di prolungare nuovamente il regime provvisorio, assicurando l'ulteriore noleggio gratuito del decoder ai loro nuovi abbonati.

Telepiù, fra l'altro, chiede 4500 lire per ogni suo decoder aperto anche agli abbonati di Stream, mentre l'identica somma, sempre 4.500 lire, andrebbe a Stream per ogni suo decoder aperto ai clienti della pay-tv milanese.

Evidente, comunque, la persistente forte contrarietà di Stream, da tempo (anche con qualche recente successo) all'inseguimento della già lanciata Tele+-D+ quanto a numero di abbonati, all'imposizione del decoder unico, con preannuncio di nuove azioni legali per evitare tale obbligo.

D+, invece, è più accomodante e tende ad addossare tutte le colpe al gruppo romano.

Sullo sfondo di tanta lite, a Parigi pare invece si continui a trattare per un accordo in sede europea e mondiale tra Murdoch e Vivendi o almeno per dare vita in Italia ad un'unica pay-tv, che nascerebbe dalla fusione proprio tra le due litiganti Stream (Murdoch più Telecom) e Tele+ (Vivendi), entrambe in deficit, soprattutto per via degli onerosi contratti calcistici.

Telepiù chiede però la gestione e il 66% di questa ipotetica futura società comune, avendo in Italia il doppio degli abbonati.

Ma il vero ostacolo, nonostante la 'benedizione' all'iniziativa di alcuni ambienti politici di centro-sinistra (ancora Vita), appare l'Antitrust: come consentire la nascita di un solo padrone per la pay-tv in Italia e una spartizione fra due soli gruppi (anche se in Germania c'è Kirch...), per giunta alleati e magari uniti, in EuropaO Saremmo di nuovo al monopolio e questa non appare davvero una bella prospettiva, neanche per la pay-tv.

Mauro Roffi

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