DGTVi, i televisori, la Finanziaria

In tema di “finanziamento pubblico” ai televisori integrati per la ricezione del digitale terrestre su cui il Governo deve prendere decisioni operative, l’associazione DGTVi chiede che vengano fissate norme comuni, nel rispetto della neutralità tecnologica. Diversa la posizione di Sky.

L'associazione DGTVi (che riunisce Rai, Mediaset, Telecom Italia Media, DFree-Sportitalia e le emittenti locali) è intervenuta in relazione al decreto di detraibilità fiscale per l'acquisto di televisori integrati per la ricezione della DTT previsto dalla Legge Finanziaria. Secondo DGTVi (che assume in questo caso una posizione analoga a quella presa dall'Adiconsum in un convegno tenutosi settimane fa), prima di varare il decreto previsto, il Ministero deve verificare con la Commissione europea le caratteristiche minime che devono avere gli apparecchi: «In questo modo si potrà evitare di finanziare televisori destinati ad essere rapidamente superati dall'evoluzione tecnologica e persino più poveri di prestazioni e servizi di quelli già attualmente presenti».

«Assodato il principio della neutralità tecnologica, che non consente di discriminare tra ricevitori terrestri o satellitari - continua il comunicato di DGTVi - , i televisori integrati dovranno garantire la scalabilità delle prestazioni con almeno un'interfaccia aperta standardizzata e la interoperabilità dei servizi con API aperta, in conformità con le Direttive europee. Un esempio potrebbe essere quello della normativa britannica che prevede che sia il ministero dell'industria a determinare le modalità tecniche di tutti i prodotti dedicati alla ricezione dei segnali televisivi digitali alle quali le aziende costruttrici devono attenersi per commercializzare i prodotti e ottenere con il versamento di un contributo il marchio previsto.

L'assenza di questi requisiti minimi sarebbe causa di danni su più aspetti. Sarebbe innanzitutto uno sperpero di denaro pubblico, una beffa per i consumatori e un iniquo vantaggio per l'operatore televisivo satellitare a pagamento, che ha scelto un modello proprietario e non interoperabile».

Il problema è naturalmente assai delicato e la posizione di Sky Italia non poteva che essere diversa, come riportato da key4biz: "Se si parla di interattività come requisito minimo indispensabile, non possiamo non dimenticare il sostanziale fallimento dei servizi interattivi su digitale terrestre oggi ampiamente superati, in termini di fruizione e utilizzabilità effettiva, dai servizi in banda larga.

Ci si chiede poi quali servizi l'utente potrebbe effettivamente fruire, dal momento che questi televisori sono anche privi di canale di ritorno".

A cercare di comporre i conflitti e trovare una strada comune c'è il comitato Italia digitale, cui spetta definire tempistica e modalità del passaggio, scegliere quale aree dell'Italia devono fare da "avanguardie" e che tipi di pacchetti possono essere immessi sulla nuova tecnologia per incentivarne la diffusione.

Nell'ambito di Italia Digitale opera il "Gruppo di Coordinamento", presieduto dal Ministro Gentiloni, composto da Stefano Mannoni (Agcom), Piero De Chiara (DGTVi), Vincenzo Nunziata (Ministero delle Comunicazioni), Fabio Belli (Rai) e Andrea Ambrogetti (RTI).

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