Di mese in mese – Editoriale

Il 2015 porterà una vera ‘svolta’?

 

di Mauro Roffi

 

Diciamo subito che la svolta che per mesi abbiamo auspicato in tema di atteggiamento del Governo nei confronti delle Tv locali non c’è stata e che è purtroppo invece continuata una politica improvvisata, inconsapevole dei problemi in campo, pasticciata e incoerente, nei fatti insoddisfacente, se non ‘assente’. Tutto ciò a prescindere da come finirà la questione che sta rovinando il periodo natalizio nell’ambito delle Televisioni locali, ovvero quella dell’ormai famoso ‘taglio delle frequenze’ in conseguenza delle asserite (asserite, perché le si taglia ‘a prescindere’ da qualsiasi verifica) interferenze con l’estero, con l’attuale fiorire di trasmissioni sul tema, spot di protesta in onda, clima di emergenza.

Abbiamo affrontato la questione molte volte - specialmente nei documentati articoli del collega Oliviero Dellerba - e quindi non ripartiamo da capo con le spiegazioni della materia. Vorremmo invece evidenziare come si sia mosso - si fa per dire - il Governo Renzi, e in specifico il sottosegretario Giacomelli, competente sul tema.

Ebbene, tutto è stato di fatto ignorato fino all’ultimo, nonostante la scadenza per agire (ovvero per tagliare le frequenze di cui sopra) fosse quella del 31 dicembre 2014. Chissà, forse si sperava che il problema si risolvesse da solo e che bastasse stanziare una misera somma a mo’ di risarcimento perché gli operatori di rete rinunciassero e uscissero di scena in buon ordine.

Per vedere il Governo fare qualcosa si è dovuto aspettare nientemeno che la Legge di Stabilità, con tutto ciò che questo comporta, vale a dire che un problema specifico viene inserito in un mostruoso ‘calderone’ che viaggia in Parlamento con logiche tutte sue.

Finalmente comunque con uno specifico emendamento il Governo ha preso atto che poteva aspettare altri quattro mesi, che qualche frequenza a disposizione per accontentare un pochino le Tv locali c’era, che si poteva intanto più che raddoppiare una somma per la ‘rottamazione’ che pure resta esigua e che insomma da questa questione bisognava in qualche modo uscire.

Tardi, dunque, ma anche maluccio, perché - forse nell’ansia di chiudere la questione - il Governo ha predisposto un emendamento così mal formulato (almeno nella versione approvata alla Camera) che viene davvero da chiedersi chi l’abbia materialmente scritto. Vi si parla di un nuovo beauty contest, non si specifica se i nuovi operatori di rete dovranno essere a carattere locale o (anche) nazionale, si stabilisce l’obbligo per gli operatori locali di ospitare le Tv che primeggeranno in una nuova graduatoria tutta da capire e se ancora non bastasse si rimette in campo la ‘questione delle questioni’ (che poteva invece trovare una sistemazione giudiziaria definitiva proprio in questo periodo), ovvero quella dell’LCN.

Non sappiamo al momento se al Senato l’emendamento sarà ‘corretto’ e come, ma - come dicevamo all’inizio - in questa sede non è tanto questo quel che vogliamo evidenziare, quanto che manca sempre e comunque nel Governo la consapevolezza che occorre davvero una ‘svolta’ nell’azione in materia televisiva, che bisogna ‘cambiare marcia’, affrontando i problemi dopo averli opportunamente approfonditi, dopo un confronto con i protagonisti e non con provvedimenti improvvisati e superficiali, potenzialmente anche dannosi.

In fondo l’atteggiamento sul tema della Rai e del canone è stato simile: tanti annunci, molti proclami, e alla fine un’azione inconcludente e prossima allo zero.

“Occorre tutt’altro” - direbbero i famosi ‘benaltristi’ di professione. Ma senza stare a sentire loro, basterebbe un’azione più consapevole, seria e rigorosa, basata sulla consapevolezza di quale sia la situazione reale.

Se il Governo - dicevamo già mesi fa - tenesse conto della realtà drammatica e da ‘ultima spiaggia’ che stanno vivendo molte Tv locali, agirebbe in modo diverso e con ben altra efficacia. Si spera che nel 2015 si volti pagina.

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