Avevamo scritto il mese scorso che il 2015 non avrebbe lesinato avvenimenti nel nostro settore. Siamo stati facili profeti, perché ecco che a fine febbraio arriva d’improvviso (ma non del tutto a sorpresa, come vedremo) l’offerta (la famosa Opas) di EI Towers, la società delle ‘torri’ e della gestione degli impianti di trasmissione che fa riferimento a Mediaset, sulla maggioranza assoluta (oltre il 66%) del capitale di Rai Way, a sua volta la società analoga della Rai. Rai Way è stata scorporata pochi mesi fa dalla sua controllante Rai e il 35% è stato collocato in Borsa con un’operazione che ha avuto un buon successo.
Per raccontare bene questa storia, bisogna anche ricordare che la quotazione di Rai Way era stata decisa dal Governo Renzi a mo’ di ‘risarcimento’ della stessa Rai, cui erano stati sottratti 150 milioni di euro a metà 2014. Il susseguirsi di avvenimenti è stato dunque rapidissimo e ‘clamoroso’ ed è stato originato, in apparenza ‘casualmente’, da un provvedimento deciso a fini probabilmente demagogici dal Presidente del Consiglio, ovvero proprio quel taglio di 150 milioni, sul quale oltretutto pende un clamoroso ricorso giudiziario deciso dal Cda Rai.
Chissà perché, siamo convinti che Renzi non riproporrebbe oggi, un anno dopo circa, quel provvedimento così discusso e discutibile sulla Rai, contro il quale ci siamo schierati con convinzione anche su queste colonne. L’esercizio dell’arte di governare insegna - si spera - molte cose e certi ardori da neofita del potere su questa delicatissima materia non sono stati ripetuti né sul tema del canone né - pare - su quello della riforma della governance Rai.
Premessa lunga ma era per rievocare tutti i precedenti. Ora che sul piano finanziario la quotazione di Rai Way si è rivelata un successo, era in fondo nell’ordine delle cose che dalle parti di EI Towers si pensasse alla creazione di un ‘colosso’ unico del settore, creando le basi per una posizione di ‘comodo e redditizio’ monopolio. L’operazione ha un senso economico - hanno detto un po’ tutti - perché le torri e le reti Tv corrispondono in fondo ai ‘binari unici’ su cui possono viaggiare i programmi delle varie emittenti. Proprio questo succede in diversi Paesi d’Europa, dove il settore è in mano a strutture specifiche uniche, in maggioranza a controllo pubblico.
Qui casca l’asino, però, perché la parziale privatizzazione di Rai Way è avvenuta senza che il Governo specificasse (salvo confuse indicazioni) quale dovesse essere la nuova ‘mission’ dell’azienda. Rai Way agirà sul mercato in competizione con EI Towers? Chissà, intanto è quest’ultima a provare ad acquistare la possibile rivale, ma si potrebbe trattare anche di un primo ‘colpo a sensazione’ teso ad arrivare nel tempo a una fusione delle due società, che preservi gli interessi di Mediaset e di Berlusconi, naturalmente.
Se il Governo avesse detto chiaramente che l’obiettivo per Rai Way era la creazione nel tempo di una struttura unica di gestione delle torri, magari a controllo pubblico per garantire tutti, le cose sarebbero state più chiare e l’OPAS non sarebbe stata probabilmente presentata. Invece si naviga ancora nel’ambiguità, con Renzi costretto a ribadire che almeno il 51% di Rai Way deve restare alla Rai, ma senza che in Mediaset si diano per vinti (e evidentemente hanno le loro buone ragioni per farlo).
Servirebbe insomma un obiettivo chiaro: una struttura unica per gestire le reti di trasmissione televisiva di oggi (domani chissà come vedremo la Tv) ma con una proprietà a prova di ogni dubbio in termini di garanzia. Per questo è fatale che, come all’estero, si arrivi in prospettiva a una separazione totale delle strutture tecniche di trasmissione da quelle di produzione dei programmi (Rai compresa), ovvero proprio ciò che in Italia non è mai avvenuto, perché siamo pur sempre un Paese ‘anomalo’ e non solo nel campo della Tv. Sempre che naturalmente si vogliano fare le cose per bene e sul serio.