La Commissione Giustizia della Camera ha detto sì al ripristino della norma che prevedeva il carcere fino a tre anni per i giornalisti condannati per diffamazione. Ma, dopo, tutti hanno preso le distanze dal voto…
Giornalisti maledetti! Deve essere stata una sorta di voglia di vendetta della categoria politica contro quella dell'informazione a portare all'approvazione, in sede di Commissione Giustizia della Camera, l'altro giorno, della norma che prevede fino a tre anni di carcere per il semplice reato di diffamazione a livello giornalistico. Un voto avvenuto sulla base della proposta di un parlamentare di Forza Italia, e dunque si suppone opera soprattutto della maggioranza di centro-destra, ma da cui un po' tutti hanno preso subito le distanze, dopo le inevitabili fortissime proteste. A ripristinare un po' di buon senso dovrebbe pensarci ora l'Aula della Camera, fra poche settimane.
''Berlusconi (che ha criticato la norma approvata; Ndr.) esprime un giudizio politico, la mia era una soluzione tecnico-giuridica''. Ad affermarlo a ''Il Giornale'' è stato il deputato di Forza Italia Nino Mormino, autore appunto della proposta di tre anni di carcere ai giornalisti condannati per diffamazione. ''Nella sostanza - ha spiegato l'esponente forzista - , lo stesso emendamento era anche di altri: quello di Bonito dei Ds prevedeva due anni di reclusione e quello di Pisapia di Rifondazione la detenzione domiciliare''.
''È stato un voto trasversale - ha aggiunto ancora Mormino, quasi a discolpare sé e la maggioranza - perché il mio non era un emendamento di Forza Italia e non c'era una linea di indirizzo politico''. Nel frattempo il relatore del provvedimento complessivo, Gianfranco Anedda di Alleanza nazionale, aveva coscienziosamente rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico di relatore, per protesta contro l'approvazione dell'emendamento
Tra le opinioni più significative spiccano quelle del Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, e di Silvio Berlusconi. Il primo ha fatto sapere che ''è una norma assolutamente non condivisibile: una norma che francamente il Governo non condivide''. "Pensare di dare tre anni di carcere ad un giornalista per una dichiarazione - ha inoltre affermato, come accennato, il Presidente del Consiglio Berlusconi - è fuori dal mondo. Ciò non è mai appartenuto e non appartiene certo alla logica liberale della Casa delle Libertà".
Dall'altra parte della barricata anche i DS hanno fatto sentire la loro campana. Piero Fassino dai microfoni di "Radio Anch'io" ha affermato che "ancora una volta questo governo e la sua maggioranza hanno usato la parola "riforma", sputtanandola (scusate la parola) per provvedimenti come questi, che sono regressivi e non positivi. Il voto da parte di Forza Italia non è stato affatto un incidente di percorso, ma un salto indietro di 180 gradi...".
Nel frattempo Casini ha annunciato che l'esame in Aula alla Camera del provvedimento sulla diffamazione è slittato a giugno. Si spera che allora i deputati siano un po' più consapevoli di quel che andranno ad approvare.