L'Italia migliora sul fronte dell'offerta restando però ancora ben distante dalla media europea sul lato della domanda. La Penisola rientra però tra i fast movers, ossia quei paesi che, pur partendo da condizioni di ritardo, possono colmare il gap nell’arco di 3-5 anni, ammesso che riescano a mantenere tassi di crescita superiori alla media
Il Rapporto 2016 sulle reti e i servizi di nuova generazione, realizzato da I-Com, Istituto per la Competitività e presentato a Roma lo scorso 3 novembre, ha offerto un’interessante panoramica sullo stato dell’arte italiano in termini di digitalizzazione, soprattutto rispetto ad un più ampio contesto europeo ed internazionale.
Si osserva un’importante riduzione del divario digitale peninsulare rispetto agli altri Paesi: aumenta significativamente l’offerta di contenuti e piattaforme, ma la domanda stenta a decollare.
Le abitazioni connesse alla rete a banda larga in Italia sono diventate il 74%, ancora inferiore alla media europea (80%), anche se nell'ultimo anno il tasso di crescita digitale é stato significativo.
Quanto alla capacità delle connessioni, nel nostro Paese solo il 5% delle abitazioni ha una velocità superiore ai 30Mbps, il 21% una velocità compresa tra 10 e 30 Mbps e il 73% si attesta tra 2 e 10 Mbps. Nel dicembre 2015 la fibra ottica copriva solo il 2,5% del mercato. Grazie all’impegno del governo e a quello degli operatori che hanno destinato crescenti risorse agli investimenti in broadband, il 4G ormai ha raggiunto una copertura del 90%. Per quanto attiene al mobile, nel 2015 l’Italia si è assestata a valori pari alla media UE.
In generale, l'Italia migliora sul fronte dell'offerta restando però ancora ben distante dalla media europea sul lato della domanda.
Basti pensare che il 28% degli italiani non ha mai utilizzato internet, l’internet banking è al 28% a fronte di una media UE del 46% e solo il 26% degli italiani fa acquisti online…. I principali ostacoli per il decollo della domanda sembrano essere culturali e di formazione.
L’I-Com Broadband Index – che analizza il grado di digitalizzazione, ovvero la “maturità digitale” di un Paese sia sul lato della domanda che sul lato dell’offerta, ci colloca 23° su 28. Tuttavia tra il 2014 e il 2015 si è assistito ad un tasso di crescita del 6,5%, quasi doppio al tasso medio di crescita europeo, del 3,6%. Ed è proprio questo elemento che consente ormai di collocare la Penisola tra i fast movers, ovvero quei paesi che, pur partendo da condizioni di ritardo, possono colmare il gap nell’arco di 3-5 anni ammesso che riescano a mantenere tassi di crescita superiori alla media. Tra le regioni dello Stivale che primeggiano per copertura di rete fissa e mobile, si distinguono Calabria e Campania, mentre le situazioni peggiori si registrano in Abruzzo, Molise, Sardegna e Valle D’Aosta.
Dal punto di vista concorrenziale, il 39% degli utenti delle grandi città può scegliere tra le offerte di 2 o più operatori; situazione nettamente diversa nei piccoli comuni dove la copertura di almeno due operatori sussiste solo per il 4% degli oltre 8mila comuni italiani.
La seconda parte del rapporto offre un focus sul mercato audiovisivo e le sue trasformazioni in termini di operatori e modelli di business, uno dei mercati maggiormente intaccati dalla digital disruptive.
Il modello Netflix (che ormai conta 90 milioni di abbonati e 125 milioni di ore di streaming al giorno) resta quello dominante, soprattutto oltreoceano. Ma i servizi online si diffondono sempre più anche nella vecchia Europa: circa il 36% degli italiani fruisce di un’offerta di servizi streaming online, in genere attraverso due o più device. Una stima elaborata da I-Com ipotizza circa 2milioni di utenti abbonati ad una piattaforma di servizi VoD entro la fine dell’anno corrente, con ricavi compresi tra 50 e 95 milioni di euro.
Nonostante lo stop registrato nella cessione di Mediaset Premium a Vivendi, in Italia sul fronte dell’offerta si segnala il debutto di Dplay di Discovery, a livello pan-europeo di Now TV di Sky, la app Rai Play per quanto riguarda il servizio pubblico, mentre entro l’anno è attesa la discesa in campo sia di Vodafone Tv che di Amazon Prime Video.
La fruizione lineare mantiene una presenza massiccia, ma viene sempre più affiancata da altre modalità di consumo. Ad oggi le Tv connesse in Italia si attestano al 47% (anche se, occorre ricordare, un'ampia fetta non viene utilizzata in modalità connessa).
In questo quadro di grandi e repentini cambiamenti si guarda sempre più all’Europa, dal momento che regole eque ed efficaci per il settore, soprattutto per quanto concerne la riforma della direttiva sui Servizi Media Audiovisivi e del nuovo pacchetto Copyright, sono di vitale importanza per la sopravvivenza stessa e la crescita del comparto.