Il Gip del Tribunale di Ancona dichiara legittima l’esistenza della ‘tv di strada’ di Senigallia Disco Volante. Ma il periodo d’oro delle ‘street tv’ sembra proprio passato…
Il 19 settembre 2003 il Ministero delle Comunicazioni fece chiudere Disco Volante, una 'tv di strada' di Senigallia gestita da una redazione in parte formata da portatori di handicap. Disco Volante aveva anche vinto il Premio Ilaria Alpi per il giornalismo televisivo edizione 2004. Alla base della chiusura c'era il "reato di esercizio di trasmissione abusiva in assenza di autorizzazione o concessione".
Alla fine la questione era finita al Tribunale di Ancona e dopo una causa di un anno e mezzo, seguita dal senatore
Guido Calvi, il Gip del Tribunale di Ancona ha deciso il proscioglimento in istruttoria della piccola tv di strada, negando il rinvio a giudizio. Secondo il Giudice, "Disco Volante, emittente televisiva a cortissimo raggio, si deve ritenere esente da autorizzazione o concessione, in quanto trasmette sfruttando un cono d'ombra nello spettro delle frequenze, senza creare alcuna interferenza ad altre emittenti o segnali".
Disco Volante è stata la prima tv di strada in Italia (fino qualche mese fa queste emittenti nascevano come i funghi d'autunno) ad essere perseguita per il presunto reato di trasmissione abusiva; da questa sentenza nasce un delicato precedente che, in teoria, potrebbe anche legittimare l'esistenza di altre tv analoghe, come quelle appartenenti al network Telestreet, nato a Bologna nel giugno del 2002 con la prima televisione di strada, Orfeo Tv.
L'attività di Disco Volante, dunque, non dovrebbe essere considerata reato. Ma questo ci porta a una seria riflessione: se per queste piccole tv non si tratta di trasmissione abusiva, di che cosa si trattaO Chiunque le può davvero creare e mettersi a fare la Tv liberamenteO
Il fatto che le Tv di strada abbiano una capacità di trasmissione e una visibilità limitata e che sfruttino i 'coni d'ombra' (definizione peraltro del tutto opinabile) non cambia, a nostro parere, la sostanza: fare televisione è una cosa seria (non un gioco come quello del bambino sardo che divertendosi a fare la 'Tv in casa' è diventato quasi una 'star' della Tv 'vera') e le regole devono valere per tutti. Se poi una Tv di strada (di portata più o meno limitata che sia), che si è sottratta alle regole, per mantenersi si mettesse a fare pubblicità, cosa dovrebbero pensare le emittenti locali 'regolari'O Forse che in Italia ogni regola è (quasi) sempre una burletta...
In ogni caso, al di là delle (magari fantasiose) interpretazioni della legge da parte di qualunque giudice, non pare che questo formidabile fenomeno (lanciato come trionfo del pluralismo a buon mercato, in ogni senso) sia al suo culmine. Delle 'street Tv' si sente parlare sempre meno, in effetti, non si sa che fine abbiano fatto i 'pionieri' e quanto a Orfeo Tv, appare significativo che in una lettera a 'Repubblica Emilia-Romagna' delle scorse settimane, lo stesso promotore dell'emittente, Valerio Minnella, ammetta candidamente: "Purtroppo Orfeo Tv è temporanemente chiusa da oltre sei mesi, perché 'illegale' nei confronti delle leggi dell'economia (non di quelle italiane): non avevamo più i soldi per pagare l'affitto dei locali".
Nonostante la presunta 'grave lesione del pluralismo', in effetti, nessuno se n'era accorto...