‘Donne di mafia’ alla Festa del cinema

Il 4 agosto sarà proiettata alla Festa del cinema all’Isola Tiberina a Roma una docufiction articolata in sei puntate e incentrata su sei figure femminili legate alla camorra.

'Donne di mafia' è un'interessante docufiction diretta da Paolo Colangeli, prodotta da Media Mediterranea e ispirata a fatti realmente accaduti, che il 4 agosto sarà proiettata alla Festa del cinema all'Isola Tiberina a Roma. La docufiction è articolata in sei puntate e incentrata su sei figure femminili legate alla camorra.
La narrazione si sviluppa su interviste alle protagoniste, che sono donne coinvolte dalle attività mafiose in modo diretto: alcune hanno fiancheggiato le attività di mariti, padri o familiari, altre si sono spinte oltre, diventando protagoniste del business e parti attive dei clan.

La produzione intreccia il documentario con la fiction. Sono in scena donne come Anna Bidognetti, Anna Carrino o Rita Di Giovane e intervengono persone che conoscono i fenomeni di mafia, ad esempio Antonino Ardituro, magistrato della Dda di Napoli, o Roberto Saviano.

L'argomento di questa produzione è già stato affrontato in programmi Tv (ad esempio 'La Storia siamo noi') ma nel lavoro di Colangeli viene proposta una nuova chiave di lettura; restando legati ai fatti di cronaca e al ruolo duplice di queste donne-manager della mafia, oltre che donne in sé, viene fornita, oltre ad una visione dei sistemi mafiosi, anche una ricostruzione dei motivi che le hanno spinte a diventare collaboratrici di giustizia.

Come spiega la scheda della docufiction, “la struttura del lavoro si sviluppa su due diversi piani narrativi: il punto di vista della protagonista, con la sua visione di amante e compagna, rappresenta una visione femminile, nel senso di erotica e sentimentale, che si può condurre all'interno di una famiglia di mafia; poi c'è anche la partecipazione alle attività criminali. In questa parte del filmato ci saranno molte scene di ricostruzione in fiction delle vicende. Questo secondo livello narrativo è raccontato dai principali testimoni, tra cui: i Pm della Dia e i poliziotti che hanno condotto le indagini; i giornalisti che le hanno seguite nel territorio e gli scrittori che le hanno approfondite anche sul piano antropologico e letterario; i testimoni, i pentiti con i loro avvocati e soprattutto le vittime di tutte quelle attività, che vanno dalle estorsioni al traffico di droga, dal pizzo ai rifiuti tossici, dal riciclaggio agli omicidi”.

Le riprese sono state effettuate tra Grazzanise (compresa la casa parrocchiale San Giovanni Battista), Castel Volturno, Pastorano ed altri paesaggi ed aziende casertane, coinvolgendo anche persone del posto, comparse nella docufiction.

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