Continua la suspence sulle decisioni che prenderà il Capo dello Stato a proposito della nuova legge sulle Tv. E mentre alla Rai si programmano le dimissioni, rispunta la legge sul conflitto d’interessi.
Sono giorni di grande tensione e attesa sulla legge Gasparri, che comincia solo adesso il suo secondo percorso a ostacoli dopo quello superato con grande fatica in Parlamento, giusto in tempo per salvare Rete 4. Contro il provvedimento si sono sollevati soprattutto i redivivi Girotondi, mentre il Centro-Sinistra "ufficiale" appare più cauto, probabilmente per non dare l'impressione di volere per forza spingere Ciampi alle decisioni più gradite.
In realtà sulle intenzioni del Capo dello Stato resta un opportuno riserbo, ma ci sono molti elementi che spingono a dire che qualunque decisione prenderà, Ciampi la mediterà con grande attenzione, visto che valuta (giustamente) il tema della Tv e dell'informazione come uno di quelli fondamentali per uno Stato democratico. La decisione, peraltro, avrà anche un'enorme importanza non solo per il mondo della Televisione ma per le stesse Istituzioni, visto che è potenzialmente foriera di un conflitto fra poteri dello Stato.
Se comunque la Gasparri passasse questo primo fondamentale esame e Rete 4 si salvasse davvero, ci sono diverse altre possibili soluzioni per ostacolarne la piena validità per il futuro, da quelle che coinvolgono l'Europa alla Corte Costituzionale, all'Antitrust, fino al possibile referendum.
La partita è delicata e pesante e se le conseguenze (positive o negative) su Mediaset sono evidenti, la Rai ne subirà a sua volta un effetto immediato. A firma di Ciampi avvenuta, infatti, Lucia Annunziata si dimetterà da presidente della Rai e con lei faranno le valige gli altri Consiglieri, con la probabile eccezione di Alberoni (di cui si dice che voglia diventare il nuovo presidente dell'azienda). La mossa della Annunziata e degli altri è stata più volte preannunciata e diventa a questo punto quasi obbligata, anche se i Consiglieri potrebbero poi venire "congelati", in attesa che si sbrogli la matassa dell'elezione di un nuovo vertice della Rai con le nuove complesse regole previste dalla Gasparri.
Ma ecco che, anche forse per cercare di influire su Ciampi e per fare (solo ora) una teorica bella figura, la Casa delle Libeertà fa rispuntare finalmente in Senato la legge sul conflitto d'interessi, ferma da mesi solo per far sancire una modesta modifica introdotta alla Camera in febbraio. La legge sul conflitto d'interesi, manco a dirlo, oltre ad arrivare - cosa davvero incredibile - dopo la Gasparri, in realtà sancisce che Silvio Berlusoni può continuare a fare il Presidente del Consiglio e il proprietario di Mediaset senza problemi, dando una patente di legittimità a una situazione che non ha forse eguali al mondo e che appare pressocché inaccettabile in un qualunque Paese democratico dell'Occidente. In ogni caso si va in Aula al Senato il 17 dicembre.
E infine, a completare il quadro, si comincia a pensare che davvero il secondo multiplex digitale di Mediaset sarà fatto con le frequenze appena acquisite da Tarak Ben Ammar, in qualche modo "prestate" al gruppo di Berlusconi, come si vociferava da mesi. Sulla questione, ancora una volta, potrebbero presto fioccare le polemiche.
Mauro Roffi