Dopo tutto non sarebbe brutto…

Ha incuriosito il programma in quattro puntate di RaiUno (che ha voluto ‘risparmiarci’ per un po’ Vespa il mercoledì) ‘Dopo tutto non è brutto’, che ha portato in Rai Geppi Cucciari. Ma la trasmissione non è parsa priva di qualche difetto e lei era ‘fuori posto’…

Dopo tutto non sarebbe brutto, se non ci fossero alcune battute 'di troppo' di Geppi Cucciari. Il nuovo programma 'Dopo tutto non è brutto', prodotto dalla società Darallouche per la regia di Moira Anastagi, con testi di Luca Monarca (“Il testimone” , “G-Day) e Giovanni Todesca, sostituisce Vespa su RaiUno la notte per quattro mercoledì (pare che l'abbia voluto anche Gubitosi) e si propone un curioso obiettivo: sfatare i luoghi comuni sull'arte e smitizzare il concetto che tutto quanto fa parte dell'arte “ufficiale” o di un certo periodo artistico (vedi il Rinascimento) sia bello e che certi oggetti o edifici contemporanei siano per forza brutti.

Tutto viene raccontato mediante un tour “leggero” nelle principali città italiane, veri e propri musei a cielo aperto come Venezia o Roma, con il critico d'arte Francesco Bonami e Geppi Cucciari, appunto. La buona regia di Moira Anastagi e l'ottima fotografia rendono piacevole il programma, girato in luoghi che ben si prestano ad essere ripresi in tutta la loro bellezza, con l'alternanza di panoramiche e primi piani ben riusciti (colpiscono in particolare quelli di Bonami ed il suo sguardo intenso).

Ognuna delle quattro puntate è un viaggio in una città (Venezia, Roma, Torino e Napoli), delle quali vengono svelati angoli o opere meno note; nel tour vengono intervistate persone che in qualche modo rappresentano quella città. Tutto sempre legato all'architettura e all'arte, alla ricerca del bello inatteso e da scovare.

Gli autori hanno scelto come guide Bonami, nei panni del critico e conoscitore d'arte qual è, e Geppi Cucciari (libera da altri programmi Tv, mentre sta cercando di entrare nel cinema, per adesso senza molta fortuna) nelle vesti della persona comune, “ignorante sull'arte”. Il problema è che Bonami è perfettamente in sintonia con il programma, pur avendo quest'aria professorale, mentre Geppi non c'entra molto e in più si scatena con battute che, oltre a non far ridere molto, alla lunga stancano.

Un esempio? “Un quadro storico a casa vostra è un disordine, in un museo è arte”, oppure, parlando del Mose che dovrebbe combattere l'acqua alta a Venezia: “Se mi si annacqua un caffè che ho pagato otto euro un po' mi innervosisco”. Altra cosa che non rende gradevole la Cucciari è la sua incapacità di entrare in sintonia con la persona che sta intervistando, il non sapersi adattare e dover sparare per forza le sue battute, come se fosse sempre a 'G-Day'.

Nel caso del colloquio-intervista con Marina Cicogna, che ricordava le sue feste veneziane degli anni '60 - di cui erano ospiti personaggi come Liz Taylor - , si è assistito per esempio ad una paradossale intervista, con la Cucciari che rifilava le sue battute quando poteva e la Cicogna che, oltre a non ridere né sorridere, continuava il proprio discorso, in sostanza ignorandola.

Cara Geppi, sarà per un'altra volta…

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