Due donne ribelli a Russia Today

È il canale satellitare che ‘rappresenta’ la Russia nel mondo e trasmette in diverse lingue (soprattutto in inglese). Ovviamente appoggia, in generale, la linea di Putin Ma, a sorpresa, due donne, di recente, si sono ribellate in onda e una ha dato addirittura le dimissioni ‘in diretta’.

Il potere della presidenza Putin passa dal controllo dei media. Ma non tutti i giornalisti - e qualcuno di loro ha pagato con la sua stessa vita - accettano le politiche editoriali (diciamo così) del Cremlino. Spesso a fare scoppiare i casi, e a far emergere l'importanza dei media per la presidenza russa, sono le coperture mediatiche di situazioni calde e di guerra, com'era successo per Anja Politkoskajia con la Cececia e oggi succede con due giornaliste sulla Crimea.

Pochi giorni fa Liz Wahl, una giornalista dagli Usa di Russia Today (canale televisivo di news finanziato del governo russo e pertanto 'fedele alla linea', in generale) ha comunicato in diretta le proprie dimissioni, dicendo di non potere più “far parte di una rete che insabbia le azioni di Putin”, facendo riferimento soprattutto alla crisi in Ucraina e all'invasione della Crimea.
La famiglia Whal era emigrata negli Stati Uniti dall'Europa durante la rivoluzione ungherese del 1956, che segnò la sollevazione dell'Ungheria contro il regime dell'Unione Sovietica, poi duramente e sanguinosamente repressa.

Whal ha detto non potere più lavorare in una rete televisiva finanziata dal governo russo e di volere diffondere la verità: “Per questi motivi, alla fine della trasmissione darò le mie dimissioni”.

Il giorno precedente un'altra giornalista di RT Abby Martin aveva detto durante la propria trasmissione di essere contraria all'intervento del governo russo in Crimea. Abby Martin ha detto “di non riuscire a esprimere del tutto quanto io sia contraria all'intervento di uno Stato negli affari di un altro Stato sovrano”, aggiungendo che “ciò che la Russia ha fatto è sbagliato”.

I responsabili di RT hanno chiarito in un comunicato che il network televisivo “lascia ai propri giornalisti la libertà di esprimere le loro opinioni, non solo in privato, ma anche in onda”. Ma se ciò fosse vero, non si capirebbero le ragioni delle dimissioni.

Nel messaggio si dice anche che Martin “non ha una conoscenza approfondita della situazione reale in Crimea” e che “sarà inviata in Crimea per darle l'opportunità di farsi un'idea più chiara”. Appunto.

Martin ha detto in seguito di avere rifiutato l'invito a spostarsi in Crimea ricevuto dai responsabili di RT.

La Martin ha già fatto parlare di sé tempo fa quando, facendo parte del movimento “9/11 truth”, aveva detto di essere convinta che gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti fossero stati organizzati dagli stessi Stati Uniti attraverso una grande cospirazione governativa.

Al di là di questo, resta il fatto che i giornalisti russi che hanno il coraggio di esprimere liberamente le proprie opinioni sono pochi e colpisce il fatto che fra questo pochi siano le donne a predominare.

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