Ormai davvero ai ferri corti il presidente e il direttore generale della Rai, che stavolta litigano sul programma di Enrico Deaglio su RaiTre.
Prima la polemica assenza all'inaugurazione del digitale terrestre Rai, sabato scorso, a Milano. Poi lo sconcerto perché neppure nella lunghissima e poco convincente celebrazione dei 50 anni della Rai, sabato sera, con Pippo Baudo su RaiUno, si era fatto a meno di quelle che potremmo definire le solite "veline", adesso la polemica a tutto campo con il direttore generale Cattaneo su Enrico Deaglio e su altro.
Il presidente della Rai Lucia Annunziata è sempre più protagonista e, fiutata l'aria (cioè constatato che la polemica politica fra poco dilagherà, con conseguenze imprevedibili, anche in vista delle elezioni di primavera), ha lanciato l'affondo.
Principale oggetto del contendere è stavolta il programma di Enrico Deaglio "L'elmo di Scipio", ripreso domenica su RaiTre. Deaglio, in effetti, l'ha fatta grossa: ha intervistato nientemeno che il direttore dell'"Economist", che è sì un notissino e autorevolissimo (in tutto il mondo) periodico inglese d'informazione politico-economica ma si è anche schierato a più riprese contro Berlusconi con varie inchieste e copertine.
Apriti cielo e Forza Italia ha protestato. Sensibilissimo, manco a dirlo, il direttore genarale della Rai Flavio Cattaneo, che ha avviato l'iter per mettere 'sotto controllo' il programma.
Insomma, sempre su RaiTre e sempre di domenica, un altro programma "maledetto" come 'Raiot'O Annunziata non vuole che finisca come con la Guzzanti e ha reagito con una durissima nota, assicurando che "non si sottrarrà ad alcuna responsabilità di tipo politico e legale per difendere nella programmazione della Rai l'autonomia delle testate e dei giornalisti".
"Questo anche perché - continua il presidente Rai - quella di Deaglio non è una trasmissione di satira ma un approfondimento giornalistico tutelato dall'autonomia che a ogni giornalista deve essere riconosciuta".
Ma ecco l'attacco a tutto campo: "Il direttore generale deve smetterla di intendere il suo ruolo come quello di avvocato difensore della reputazione del Presidente del Consiglio, che non ha bisogno di difensori. In un momento così delicato per l'azienda sarebbe più comprensibile e più dignitoso che Cattaneo si dedicasse a non vendere fumo sui contenuti del digitale terrestre e a evitare volgarità e mediocrità dilaganti in troppi programmi di intrattenimento della Rai".
Scontata la reazione, forse sorpresa ma in apparenza conciliante della Direzione Generale della Rai: per Deaglio è stata solo attivata una normale procedura, per accertare il rispetto del pluralismo e per valutare l'eventualità di un riequilibrio, previsto dalla legge, come nel caso della famosa mega-intervista di Socci a Berlusconi in "Excalibur" (dove però, per la verità, la Rai "riparò" tardi, poco e male).
Più interessante ci pare invece il commento di Deaglio: "Sarebbe meglio stabilire per legge che non si può più intervistare nessuna persona che critichi il presidente del Consiglio".