È crisi anche per i cinema romani

Allarme cinema nella Capitale: sciopero di 8 sale. Rischio chiusura e licenziamenti per il ‘Circuito Cinema’.

Solo negli ultimi giorni abbiamo assistito attoniti all'interruzione delle trasmissioni della Televisione pubblica greca, Ert, imposti dalla politica di austerity (che ha lasciato a casa quasi 3.000 dipendenti, nonostante il parziale reintegro da poco introdotto; le trasmissioni sono state sospese dall'11 al 17 giugno), e successivamente al requiem dell'Orchestra Sinfonica nazionale greca e del coro di Ert ­ chiusa per decisione del fragile governo Samaras ­ che con un ultimo toccante concerto ­ che ha fatto il giro del mondo in poche ore ­ ha lasciato, forse definitivamente, la scena...

La politica di 'tagli' non è purtroppo una novità, neppure dalle nostre parti. E la cultura è un ambito sul quale la scure spesso si abbatte con maggiore celerità. Ci auguriamo davvero quindi che l'annunciato 'new deal' del Ministero dei Beni e le Attività Culturali, guidato da alcune settimane dal neo nominato Massimo Bray, possa concretizzarsi. Nel mentre le risorse scarseggiano. E il 'popolo ha fame'.

La notizia dello sciopero degli addetti al Colosseo, indetto dai sindacati di categoria, ha fatto il giro del mondo. E, con grande sconforto, apprendiamo dell'interruzione degli spettacoli di ben 7 cinema romani nella giornata di domenica 23 giugno.
Si è trattato delle 7 sale del Circuito Cinema (Eurcine, Fiamma, Giulio Cesare, King, Maestoso, Nuovo Olimpia e Quattro Fontane), i cui dipendenti hanno promosso uno sciopero, dopo l'annuncio di 23 licenziamenti su un totale di 61 dipendenti: 13 proiezionisti, 6 cassieri, 3 maschere e 2 amministrativi.
Al cinema Eden, l'adesione è stata parziale, e quindi le sale hanno riaperto nel tardo pomeriggio.

Si ricordi che peraltro Circuito Cinema è una società i cui azionisti sono player importanti del 0sistema cinema' italiano: Bim Distribuzione, Cinecittà Luce, Emme Cinematografica, Greenwich, Mediaport Cinema, Medusa Film, Mikado Film, White Cat-Lucky Red. Direttamente o attraverso società controllate, partecipate e programmate, è attiva con le proprie sale a Roma, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Torino, Perugia, per complessivi 59 impianti e oltre 130 schermi in tutta Italia.

La crisi del mercato cinematografico, per quanto concerne l'esercizio, è drammatica. Basti pensare che, negli ultimi anni, a Roma, molte sale cittadine sono scomparse, dal Metropolitan di via del Corso (uno dei pochi cinema romani che peraltro offriva film anche in lingua originale) ­ che, dopo esser rimasto chiuso per molti mesi, verrà probabilmente sostituito da un centro commerciale - , anche se va apprezzato che il Comune abbia avviato una procedura di consultazione pubblica (un 'processo partecipativo') nella prospettiva di un'auspicabile riqualificazione architettonica, al Cinema Roma, sala storica trasteverina di proprietà di Carlo Verdone, che ha chiuso i battenti solo di recente.

Soltanto pochi giorni fa, in occasione della presentazione del rapporto annuale realizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo 'Il mercato e l'industria del cinema in Italia' ­ di cui abbiamo scritto su queste colonne ­ si è appreso che la produzione nostrana è addirittura aumentata nel 2012, anno in cui sono stati realizzati ben 166 lungometraggi. La Regione Lazio ha inoltre annunciato, proprio nei giorni scorsi, un fondo di 3 milioni di euro a favore della digitalizzazione delle sale (ricordiamo che le major americane hanno annunciato che interromperanno la distribuzione dei film in pellicola a fine anno, ma verosimilmente questa deadline non sarà così radicale...).

«Questa trasformazione (dalla pellicola al digitale) ­ ha commentato Mario Carucci, responsabile di Cub Informazione (Confederazione unitaria di base), pronta a dar vita alla protesta ­ non può trasformarsi però in un incentivo ai licenziamenti». Carucci ha quindi proseguito: «Il nostro timore è che Circuito Cinema sia intenzionato ad abbandonare alcune sale, a cominciare dal Maestoso di via Appia (sono mesi peraltro che circolano voci sulla chiusura di questa multisala, N.d.R.)». Senza dimenticare che alcuni cinema del gruppo Ferrero, come il Gregory e l'Admiral, già adesso funzionano soltanto 5 giorni a settimana...

In occasione della presentazione delle proprie proposte al futuro Sindaco di Roma, il Presidente dell¹Anec Lazio, Giorgio Ferrero, ad inizio giugno, ha segnalato che, per il settore dell'esercizio cinema, il completamento della digitalizzazione entro il 2013 è una priorità assoluta: quasi il 40% degli schermi nel Lazio (180 su 450) rischia di chiudere a causa dell'onerosità degli investimenti, in un momento già critico per l'andamento degli incassi e la stretta dell'accesso al credito. «Roma Capitale ­ ha sostenuto Ferrero ­ , anche per proteggere i piccoli cinema di quartiere, dovrebbe intervenire con politiche fiscali lungimiranti e attivando strumenti per agevolare la trasformazione delle sale tradizionali in multisala moderni e consentire ai cinema chiusi da molti anni di sviluppare progetti di riconversione, restituendoli, anche in parte, alla loro funzionare originaria, con adeguati cambi di destinazione d'uso».

Senza dubbio, le sale di città rappresentano da sempre un luogo di aggregazione sociale, di condivisione, di fruizione culturale. Sono importanti per mantenere coeso un tessuto sociale, rappresentano linfa vitale per i quartieri. Ma se le sale continueranno a scomparire sotto la morsa della crisi o della digitalizzazione, cosa ne sarà di tutti i film prodotti ogni anno? E del cinema tout-court?

È vero che, sull'onda dell'innovazione tecnologica incalzante e della banda larga le piattaforme di fruizione si sono moltiplicate e si sono sviluppate nuove modalità di visione, a partire dal video on demand.
Ma dobbiamo davvero rassegnarci a rinunciare alla magia della sala, e arrenderci ad una solitaria visione sui cristalli liquidi di un iPad?
Da cinefili un po'... conservatori, ci auguriamo che questa ipotesi venga scongiurata.

In verità, crediamo che una ottimizzazione delle politiche distributive, dei calendari delle uscite, della pianificazione commerciale sul territorio, attraverso intese di medio periodo tra associazioni degli esercenti ed associazioni dei distributori potrebbe stimolare una riqualificazione dell'offerta, il riposizionamento di marketing di alcune sale... Quel che manca, a Roma come nel resto d¹Italia (fatte salve rare eccezioni), è una politica culturale di ampio respiro.

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