Giornalista, dalla carta stampata alla Rai, tra i volti noti del del servizio pubblico, Gustavo Selva soprattutto è stato dal 1975 al 1981 direttore del Gr2. Polemista fino all'eccesso, tanto da guadagnarsi dalla sinistra il soprannome di "Radio Belva" (l'appellativo fu coniato da Luigi Pintor ma a lui sembrava non dispiacere), da sempre combattente della destra (fu eurodeputato nelle fila della Dc, e, dal 1994, deputato e senatore di An e infine di Forza Italia), al centro di una polemica nel 2007 (allorquando invitato a un dibattito televisivo a La7, per evitare di arrivare in ritardo avrebbe finto di avere un malore, facendosi portare agli studi Tv da un'ambulanza del 118), Selva è morto il 16 marzo, trentasette anni dopo un suo annuncio storico: fu infatti il Gr2 di Selva, la mattina del 16 marzo 1978 ad interrompere Peppino Di Capri che cantava alla radio e ad annunciare agli italiani, per voce di Cesare Palandri: “Interrompiamo le trasmissioni per una notizia drammatica che ha dell'incredibile, hanno rapito l'onorevole Aldo Moro”.
Gustavo Selva era nato ad Imola il 10 agosto 1926, aveva esordito nel 1946 come cronista, poi fu inviato speciale e quindi capo della redazione triveneta del quotidiano bolognese ‘L'Avvenire d'Italia’, nel 1956 si trasferì a Roma ed iniziò l'attività di giornalista parlamentare lavorando per i sette quotidiani cattolici allora pubblicati in Italia; contemporaneamente collaborò con l'Agenzia Giornalistica Italia (Agi) per le pubblicazioni in lingua italiana all'estero.
Nel 1960 entrò in Rai, azienda in cui salì tutti i gradini della scala gerarchica: corrispondente a Bruxelles, Vienna e Bonn (all'epoca capitale della Repubblica Federale di Germania), nel 1972 rientrò a Roma e, nominato caporedattore del telegiornale Rai unificato, fu conduttore dell'edizione delle 13,30 fino al 1975. Dal 1975 fu direttore del Giornale Radio di Radio2. Polemista fino all'accesso, tanto da guadagnarsi appunto il soprannome di "Radio Belva", mantenne la carica di direttore del Gr2 fino al 1981.
Eletto al Parlamento Europeo nel 1979 nelle liste della Democrazia Cristiana, successivamente fu direttore del quotidiano veneziano ‘Il Gazzettino’. Nel 1981 il suo nome comparve nella lista degli appartenenti alla loggia massonica P2 ma lui negò sempre l’appartenenza.
Su Aldo Moro e sulla sua esperienza di direttore nel Gr2, nonchè sulla sua esperienza politica, pubblicò diversi libri: ‘Il martirio di Aldo Moro. Cronaca e commenti sui 55 giorni più difficili della Repubblica’, ‘Radiobelva’ (1978), ‘Europa senza veli. A due voci il rapporto sulla Cee prima e dopo l'elezione del nuovo Parlamento’ (1979), ‘Senza guinzaglio. Radiobelva n. 2’ (1980), ‘La moglie di Cesare. Gr2-P2: i retroscena, con nomi e fatti di una storia italiana (1975-1982) fra politica e giornalismo’, ‘Comunismo. Storia da non dimenticare’ (1994).
In occasione delle elezioni politiche del 1994 venne eletto deputato con Alleanza Nazionale, rieletto nel 1996 e nel 2001. Eletto invece senatore nel 2006 sempre nelle fila di Alleanza Nazionale, nel 2007 assunse la direzione dell'Istituto di Studi e Ricerche Politiche Alcide De Gasperi della Repubblica d'Albania. La sua cifra fu sempre l'anticomunismo, elemento fondante di quegli ideali liberali cui non rinunciò mai. Neppure in Alleanza Nazionale, dove si scontrò anche con alcuni compagni di partito, soprattutto quelli più vicini alla storia missina, i cui valori mai condivise (nel '44 fu vittima di un pestaggio dei nazisti a Imola).
Quanto alla vicenda dell'ambulanza, lo stesso Selva, nel corso di un'intervista a Giancarlo Perna per ‘Il Giornale’ affermò che il malore fu reale e che prese una delle pillole per le coronarie che portava sempre con sé. Salì sull'ambulanza, attese il medico, che - a detta di Selva - impiegò diciassette minuti per arrivare. In quel tempo, la pillola aveva preso a fare effetto e decise quindi di inventarsi la scusa di farsi accompagnare dal proprio cardiologo di fiducia, facendosi invece trasportare negli studi de La7.
Alla domanda di Perna: «Col senno di poi, come ti giudichi?», Selva rispose: «Un coglione. L'ora del coglione arriva per tutti almeno una volta nella vita». Dimessosi dal gruppo di Alleanza Nazionale, Selva confluì nel gruppo parlamentare di Forza Italia. Alle elezioni del 2008 non è stato ricandidato.
Nel 2012, a 86 anni, annunciò il suo secondo matrimonio, nell'agosto 2014 cadde alla stazione di Terni picchiando la testa sullo spigolo del marciapiede di una banchina, scendendo da un treno in movimento. Gustavo Selva è morto il 16 marzo, come detto, nella sua casa di Terni dove viveva da alcuni anni con la seconda moglie, a seguito di una malattia. Lascia tre figli (un altro è morto nel 2008) e quattro nipoti.
Il nostro collaboratore Eugenio Bonanata ci ha passato questo suo personale ricordo di Gustavo Selva:
«Lo intervistai per Millecanali non ricordo precisamente in quale anno, di certo ricordo l'argomento: gli anni alla guida del Gr2 quando dall'altra parte, al Gr1, c'era Sergio Zavoli che pure intervistai. Selva mi diede appuntamento nel suo ufficio alla Camera. E mi raccontò un sacco di curiosità e aneddoti di quegli anni. Parlando del linguaggio radiofonico, e delle peculiarità del suo Gr2, mi confidò che la richiesta più frequente che gli veniva rivolta dai suoi redattori era relativa al tempo. In particolare si lagnava del fatto che i redattori chiedessero di essere ricevuti nel tentativo di ottenere il via libera per realizzare servizi più lunghi, oltre il minuto e mezzo. Disse che trovava letteralmente inconcepibile questa cosa.
E mi raccontò qual era la sua reazione-tipo: faceva accomodare il giornalista di fronte a lui, ascoltava le motivazioni e alla fine rispondeva: "vuoi vedere quanto è lungo un minuto?". E stava in silenzio, dietro la scrivania e immobile sulla sedia, fissando l'orologio! Lo ha fatto anche con me e dopo i primi 30 secondi gli chiesi di sospendere perché mi sembrava letteralmente di impazzire a causa dell'imbarazzo. E lui affermò: "lo vede anche lei che a volte un minuto sembra un eternità!". Da giornalista radiofonico quale sono - allora ero alle primissime armi - posso dire che quella è stata la lezione più efficace che abbia mai ricevuto».