Il Cnid definisce il calendario degli switch-off fra secondo semestre 2011 e primo 2012. Ma intanto le Tv locali sono sempre più penalizzate e si preannuncia una dura battaglia, su molti fronti…
Il Cnid, nell'ambito della riunione odierna, ha approvato la proposta del ministro per lo Sviluppo Economico Paolo Romani che anticipa la conclusione della digitalizzazione dell'Italia di sei mesi. Il nuovo calendario, infatti, prevede per il secondo semestre 2011 il passaggio in tecnica numerica degli impianti televisivi di Liguria, Toscana, Umbria e provincia di Viterbo (in un certo senso parte di un'unica pianificazione) e di Marche, Abruzzo e Molise (anche in questo caso in stretta correlazione). Le rimanenti quattro regioni (Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) saranno invece impegnate nello switch off nel corso del primo semestre 2012. Come si ricorderà il precedente termine massimo per lo spegnimento dell'analogico era fissato sei mesi più tardi.
Fatto il calendario occorre fare tutto il resto. Non basta, infatti, stabilire delle date (per altro ancora solo accennate) per poter essere certi che tutto vada per il meglio: sul tavolo ci sono molte questioni irrisolte. Soprattutto, a far dormire sonni poco tranquilli tutto il mondo televisivo italiano è l'asta per il passaggio alla banda larga mobile della parte superiore dell'Uhf (i canali 61-69). Poi ci sono sul tappeto gli esiti del beauty contest (che prevede l'attribuzione complessiva di ben cinque frequenze nazionali.
Tutto questo mentre l'intero sistema televisivo sembra in preda a una sorta di fibrillazione, a cominciare dalla “guerra” a distanza tra Mediaset e Sky (che rischia di trovarsi senza postazioni televisive sfruttabili), una Rai in perenne affanno economico e le locali alle prese con un deciso rischio di estinzione.
Sul tema anche il sito www.newslinet.it:
«Come previsto, le Tv locali sono (infatti) le ultime ruote del carro digitale. Al primo posto, semmai qualcuno avesse avuto qualche dubbio a riguardo di quanto andiamo scrivendo da mesi, c'è lo sviluppo della banda larga mobile, ormai considerata bene di prima necessità.
Così gli emendamenti per aumentare il massimale dell'indennizzo previsto dalla legge di Stabilità per liberare le frequenze 61/69 UHF (cd. dividendo esterno) dagli assolutamente insufficienti 240 mln di euro (nella migliore delle ipotesi) al doppio o al triplo dell'importo sono stati ritirati in Parlamento. Il testo del D.L. 34/2011 è stato dichiarato "blindato per volontà politica", ha fatto sapere Paolo Tancredi del PDL, sottoscrittore del fallito emendamento "salva locali".
Come se non bastasse, i telefonici hanno comunicato che se le frequenze del digital dividend esterno non saranno liberate per il tempo dell'asta (settembre 2012) non corrisponderanno un euro per le attribuzioni (così mandando a rotoli i conti di Tremonti che faceva affidamento su 2,4 mld di euro a pronta cassa) oppure offriranno non più di 1,2 mld di euro (sicché la quota degli indennizzi, anziché lievitare a 480 o 720 mln, si ridurrà a 120 mln).
Intanto le Tv locali appaiono sempre più sbandate, con rappresentanze che non sanno più che pesci pigliare e come giustificare passate scelte strategiche all'evidenza dimostratesi disastrose. La sensazione è che, ormai, la battaglia si consumerà davanti ai giudici amministrativi. Sempre che le emittenti riescano a sopravvivere fino alle decisioni giudiziali eventualmente loro favorevoli».