Lo avevamo sottolineato già a settembre, all’indomani di questa clamorosa operazione, che aveva dominato la scena estiva, lanciando alcuni
(ingenui ancorché autorevoli) commentatori nel prefigurare uno scenario in cui, più o meno a breve, il terzo polo televisivo sarebbe stato una realtà sicura e il duopolio Rai-Mediaset solo un (brutto) ricordo del passato.
"Questa è un'operazione seria - avevamo più o meno scritto - , perché comunque i mezzi e le sponde "giuste" a livello economico e politico a Pelliccioli e Colaninno non mancano, ma il tentativo di scalfire il duopolio Tv è pur sempre tale da far tremare i polsi, anche perché la situazione politica è in perenne movimento".
L'Authority ha dunque detto un sonante no (con ampia maggioranza sui voti dei nove Consiglieri) all'acquisizione di TeleMontecarlo da parte del neocostituito super-gruppo Seat-Telecom, che voleva così trovare un'importante "sponda televisiva" e dare anche finalmente vita a un terzo polo, alternativo all'eterno "duo pigliatutto" Rai-Mediaset.
L'operazione non è stata considerata da Cheli, e da altri cinque Consiglieri dell'Autorità napoletana, in linea con la legge, che non permette a un gruppo fortissimo nella telefonia e nelle Tlc come Telecom di espandersi sul fronte televisivo. Ciò nonostante la recente "conversione" da concessione a licenza del "permesso di operare" di Telecom, che non è più monopolista e non è più di proprietà pubblica.
Sembra di capire che, sempre secondo l'Authority, la legge in vigore non possa essere "aggiornata" sulla base di un presunto "superamento di fatto" dei vincoli in essa contenuti, ma debba semmai essere cambiata mediante un effettivo nuovo provvedimento (più improbabili ci sembrano, specialmente nella fase pre-elettorale attuale, altre strade, come quella di un decreto del Governo che "aggiorni" la legge Maccanico).
Ebbene, la decisione dell'Authority, a nostro parere, ha motivazioni anche plausibili (sarebbe stato molto meglio, infatti, procedere a cambiare la legge prima di iniziare l'operazione), ma lascia ugualmente un grande senso di amarezza e di sconforto e soprattutto la sensazione che la battaglia contro il duopolio sia una guerra condotta con mezzi impari, contro avversari fortissimi, quasi una lotta come quella di Don Chisciotte contro i mulini a vento.
Non diciamo queste cose - come si può pur legittimamente pensare - solo perché la casa editrice del nostro giornale è da poco entrata a far parte, a sua volta, del Gruppo Seat, bensì in effettiva autonomia e in piena cOErenza, semmai, con le posizioni anti-monopolistiche da sempre portate avanti da questa testata, che aveva e ha nel proprio nome il suo "emblema".
"Millecanali", dunque, e non uno solo (come quando c'era il monopolio Rai), "mille canali", e non unicamente quei due (sono sei, in realtà, ma appartenenti a due soli gruppi) che si spartiscono più del 90% dell'audience e soprattutto della fondamentale risorsa pubblicitaria di cui le Tv (e tutti i media) vivono.
È, in fin dei conti, una battaglia di libertà che da sempre ci contraddistingue, in linea con le disposizioni anti-trust a livello mondiale (valide in tutte le democrazie) e non si tratta di una posizione pregiudizialmente anti-Rai o anti-Mediaset, bensì solo della constatazione del perdurare di una situazione insostenibile, se si pensa a un mercato televisivo vero.
Già, perché che mercato televisivo è mai quello in cui si fronteggiano due soli grandi gruppi, uno dei quali addirittura di proprietà pubblica e chiamato dunque in teoria a fare "servizio pubblico", mentre nei fatti è impegnato allo strenuo e in condizioni non facili a fronteggiare il lanciatissimo ed efficientissimo gruppo privato rivaleO
Possibile che ogni altro gruppo televisivo, vecchio o nuovo, debba forzatamente essere relegato al ruolo di comprimario, di comparsa di fronte a due soli protagonistiO
Che democrazia è mai quella - poi - in cui non è stata neppure fatta una legge che separi chiaramente la proprietà delle Tv e dei media dall'impegno diretto in politica, dalla costituzione di partiti, dal pur legittimo tentativo di insediarsi al Governo del PaeseO
Discorsi vecchi, stantii, che saranno magari spazzati via dai prossimi risultati elettoraliO Non crediamo che le cose possano essere valutate in questo modo, perché problemi simili restano, qualunque sia il responso delle urne, e non sarà facile presentarci in Europa in queste condizioni.
Malissimo ha fatto il centro-sinistra, in cinque anni di Governo, a non affrontare di petto questa indecorosa situazione della Tv in Italia e a poco servono ora le lacrime di coccodrillo e le vibranti proteste (come quella di Giulietti, dei Ds) contro l'Authority.
L'operazione Seat Telecom - TeleMontecarlo ha ancora alcune frecce al proprio arco: il ricorso al Tar, prima di tutto, la speranza di un orientamento diverso dell'Antitrust di Tesauro rispetto all'Autorità di Cheli, l'idea - politica e economica insieme - che alla lunga un'iniziativa così importante non possa e non debba naufragare.
All'Authority, che ha avuto stavolta "l'ardire" di dire no, si dovrebbe semmai chiedere come mai, solo pochi mesi fa (e sembra essere già passata una vita!), non aveva avuto analogo coraggio nel rilevare le effettive "posizioni dominanti" di Rai e Mediaset sul mercato televisivo.
In quell'occasione, di fatto, si è cercata una via d'uscita nelle pieghe della legislazione, pur di non assumersi la responsabilità politica di sanzionare una realtà talmente evidente da sfiorare l'ovvio: sul mercato televisivo (si fa per dire, naturalmente) sono in due e solo in due a comandare pressocché tutto. Non sono queste "posizioni dominanti", egregio CheliO "Ma mi faccia il piacere!", avrebbe detto il grande Totò e non avrebbe avuto torto.
Sulla questione TeleMontecarlo, sul duopolio, sul sempre osteggiato terzo polo, nuovamente ucciso sul nascere, apriamo un dibattito sul giornale e su questo sito, con relativo sondaggio. Inviateci pareri, opinioni, idee, anche nettamente difformi da queste nostre valutazioni, che chiaramente, come tutte le altre, sono assolutamente discutibili e dunque anche "censurabili" da parte vostra.
Aspettiamo le vostre opinioni, fedeli all'idea che la libertà c'è solo quando c'è dibattito, divergenza di idee, discussione vera fra soggetti diversi. Mille opinioni, appunto, e non una sola, e neppure due.
Mauro Roffi