Emendamento sulle frequenze Tv: Governo ‘in panne’

A riprova che il conflitto di interessi non è una questione già cancellata, né dalla scena politica né sulla base del voto degli elettori, ecco che alla Camera, dove in teoria ci sarebbe una ‘maggioranza bulgara’ per il centro-destra, è bastato un ostruzionismo protratto per qualche giorno dell’opposizione per convincere il Governo (dove esponenti di Forza Italia presidiano il Ministero delle Attività Produttive, compresa la delega sulle Comunicazioni al sottosegretario Paolo Romani) a battere i…

A riprova che il conflitto di interessi non è una questione già cancellata, né dalla scena politica né sulla base del voto degli elettori, ecco che alla Camera, dove in teoria ci sarebbe una 'maggioranza bulgara' per il centro-destra, è bastato un ostruzionismo protratto per qualche giorno dell'opposizione per convincere il Governo (dove esponenti di Forza Italia presidiano il Ministero delle Attività Produttive, compresa la delega sulle Comunicazioni al sottosegretario Paolo Romani) a battere in parziale ritirata su un emendamento sulla Tv che si era per forza voluto inserire in un decreto legge in materia di assolvimento di obblighi comunitari. È ben vero che l'Europa ci contesta parecchie cose in tema di Televisione e che rischiamo forti multe ed è anche vero che il Governo Prodi non aveva finora fatto nulla in materia, confidando in un'assai improbabile approvazione della Legge di riforma di Gentiloni. Ma la delicatezza della materia avrebbe più saggiamente suggerito al Governo di meditare le mosse, consultare l'opposizione e muoversi con maggiore cautela.

Invece il tentativo di approvare a tambur battente l'emendamento improvvisamente comparso in Parlamento in un decreto che si occupava di tutt'altro ha avuto come esito quello di addivenire a diverse riformulazioni dell'emendamento stesso, con un'opposizione soddisfatta della figuraccia dell'Esecutivo e la constatazione di una maggioranza parlamentare molto meno compatta di quel che poteva sembrare, con un ampio assenteismo assai poco decoroso.

Alla fine però cambia poco nella sostanza e per la verità, come vedremo, Rete 4 non è certo a rischio né Europa 7 in procinto di ottenere le frequenze. Anche perché sul tema le cose non stanno esattamente come le ha dipinte soprattutto l'Italia del Valori (per non parlare di Beppe Grillo).

Intanto i fatti di ieri alla Camera nella cronaca di www.repubblica.it:

«Per 'l'opposizione è un "grande successo politico" perché la maggioranza ha dovuto fare "una clamorosa marcia indietro". Per il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani si tratta invece di "concessioni che nulla tolgono all'impianto originario della norma"... La sostanza, però, alla fine è una sola: l'emendamento sulle frequenze Tv, infilato in gran carriera in un decreto in scadenza che parla di tutto tranne che di Tv e comunicazione, è stato riformulato dal Pdl per la seconda volta in due giorni. E questa seconda correzione è tale per cui scompare quello che era il congelamento dello status quo sul fronte delle frequenze tv, cioè la sopravvivenza di Rete 4 e la non concessione delle frequenze a Europa 7.

Il guscio svuotato dell'emendamento è stato approvato in serata da un'aula spaccata a metà (286 sì, 258 no). Nonostante le correzioni Pd, Idv e anche l'Udc hanno cessato l'ostruzionismo ma hanno votato contro.

"Rivendichiamo un importante successo politico" - sorride Giovanna Melandri. "Il giudizio sul provvedimento resta molto negativo perché non si risolve la questione delle sanzioni europee e l'Italia sarà costretta a pagare" - insiste Beppe Giulietti eletto con Italia dei Valori, che però aggiunge: "La nuova formulazione del testo rende onore all'opposizione". Michele Meta, capogruppo Pd in Commissione Trasporti (da cui dipende il capitolo comunicazioni), precisa che la modifica ha soprattutto il merito di "non condizionare il parere del Consiglio di Stato sulla sentenza europea, parere che deve arrivare entro l'estate".

È salvo anche - seppur in zona Cesarini - quel metodo del dialogo su cui tanto punta il Berlusconi IV. Dialogante, infatti, è il commento di Veltroni: "Abbiamo ottenuto un risultato importante che dimostra che questa legislatura sarà molto aperta...". Più in generale il governo "ha tentato una forzatura ed è stato battuto dall'opposizione che ha esercitato le sue prerogative. Così è la vita parlamentare, la dialettica tra maggioranza e opposizione".

Inevitabili alcune domande. Perché un passo indietro così clamoroso da parte del premierO Le ipotesi si sprecano, dalle nomine Rai alla Vigilanza, fino alla stessa Gasparri. Melandri la vede così: "Abbiamo fatto un'opposizione dura e decisa fin dal primo giorno, loro hanno capito che facevamo sul serio e che potevamo far saltare tutto il decreto. È avvenuto tutto alla luce del sole, nessun patto né trattativa". Forse, a Palazzo Grazioli si sono anche accorti che non era il caso di insistere così tanto e all'inizio della legislatura su un provvedimento clamorosamente ad aziendam.

La svolta comincia a maturare fin dalla mattina. Intorno a mezzogiorno si vedono il sottosegretario Paolo Romani e il ministro Elio Vito, Michele Vietti (Udc), Roberto Zaccaria e Paolo Gentiloni (Pd), Massimo Donadi (Idv). La trattativa riguarda il comma 3 dell'emendamento, parte del 2 e del 5. Insomma, le richieste che aveva fatto in questi giorni Michele Meta (Pd). Michele Vietti la spunta nella parte che riguarda il riferimento alle sentenze della Corte di giustizia europea e della Corte Costituzionale che hanno condannato la legge Gasparri e il piano delle frequenze. Il Pdl infatti ha voluto evitare fino in fondo ogni riferimento a questo buco nero che resta tuttora aperto. Poi accetta la formulazione che "le licenze sono convertite allineandosi alle disposizioni del presente articolo e a quelle comunitarie".

È una possibile base di accordo, buona per tutti. Qualche ora di riflessione, nuovo appuntamento per le 15 e 30. Nella pausa tra le due riunioni arriva qualche doccia fredda... (Alla fine) la mediazione raggiunta in mattinata sta bene a tutti. Buona la prima, quindi. Si proceda.

Il più cauto, alla fine, resta il capogruppo dell'Italia dei Valori Massimo Donadi. "Prendiamo atto - dice - che se loro tolgono quelle parti dell'emendamento, le opposizioni hanno vinto una grande battaglia"...

Il sottosegretario Romani gela l'entusiasmo dell'opposizione davanti alle telecamere: "Non capisco perché l'opposizione canti vittoria. Siccome il tempo stringe ed è urgente approvare il decreto, abbiamo dato loro quello che volevano perché è più importante il decreto". L'aggiunta finale è tagliente come una lama: "Quella frase che abbiamo tolto è già presente nella Gasparri".

Vero anche questo. Comunque vada, Rete 4 è sempre salva. Europa 7 non avrà le sue frequenze. E l'Italia, secondo le procedure europee, resta "fuori regola"».

Ma quali sono le modifiche apportate all'emendamentoO Anziché 'modifica' delle licenze individuali per il digitale terrestre si parla di 'conversione' per garantire che il contenuto dell'attuale licenza non si permuti in autorizzazione. Il procedimento, inoltre, dovrà avvenire non più nel rispetto delle norme contenute nello stesso emendamento, ma della normativa comunitaria.

Questo il testo del comma 'sotto accusa' (da parte dell'opposizione) nella sua nuova formulazione, più gradita: "Fermo restando quanto stabilito dalla vigente normativa in materia di radiodiffusione televisiva, il trasferimento di frequenze tra due soggetti titolari di autorizzazione generale avviene nel rispetto dell'articolo 14 del Codice delle Comunicazioni elettroniche di cui al decreto legislativo 1mo agosto 2003, n. 259 e successive modificazioni".

È stata eliminata la parte seguente: "La prosecuzione nell'esercizio degli impianti di trasmissione è consentita a tutti i soggetti che ne hanno titolo, anche ai sensi dell'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, fino alla scadenza del termine previsto dalla legge per la conversione definitiva delle trasmissioni televisive in tecnica digitale, nel rispetto del programma per il passaggio definitivo alla trasmissione televisiva digitale di cui al comma 5 e dell'attuazione del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze".

In sostanza, si evita di ribadire quanto c'è però già nella Gasparri, e cioè che tutto prosegue com'è nell'etere analogico fino all'avvento del digitale, una norma che sembrava troppo favorevole a Mediaset e si fa un maggior ri

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