La situazione in Turchia è molto preoccupante sul versante della libertà d’informazione. Il primo ministro Erdogan interviene direttamente per ‘indirizzare’ la comunicazione e le notizie che giornali e Tv ‘devono fornire’…
Giusto dieci giorni dopo che il primo ministro turco Erdogan aveva difeso una controversa legge su internet, la sua maggioranza di governo ha votato in Parlamento affermando che essa rende la 'rete' "più libera". Ma proprio la rete si è rivoltata contro di loro.
Il parlamento turco, dove il Partito della giustizia e sviluppo AKP (movimento islamico) di Erdogan ha una larga maggioranza, ha votato mercoledì 5 febbraio una legge che rafforza il controllo su internet, causando un coro di protesta dei critici che la considerano espressione della deriva autoritaria del governo colpito da uno scandalo corruzione senza precedenti.
Ma proprio Internet, che la legge intendeva sottoporre ad uno stretto controllo, ha pubblicato le registrazioni degli 'ordini' distribuiti per telefono dal premier, Recep Tayyip Erdogan, a direttori di giornali e Tv per far cambiare una notizia sullo schermo o togliere un articolo che al Governo non andava bene. Le telefonate, probabilmente intercettate durante le inchieste anti-corruzione dai magistrati della tangentopoli turca, che sono stati rimossi, fanno emergere il quadro di una stampa supina alle direttive del primo ministro, con direttori che rispondono "sì, signore", "sarà fatto subito, signore".
Dopo una chiamata del primo ministro tre giornalisti del quotidiano 'Haberturk' sono stati licenziati per aver pubblicato una notizia critica verso il Governo. In altre registrazioni emerge che due dirigenti di un giornale si preparavano a modificare i risultati di un sondaggio, volgendolo a vantaggio del partito islamico Akp. Le telefonate sono finite in rete - con altre prove a carico di personalità vicine al potere - probabilmente per iniziativa dei magistrati rimossi nelle ultime settimane, per impedire l'insabbiamento delle loro inchieste.
Le organizzazioni di giornalisti denunciano da tempo la situazione critica della libertà di stampa in Turchia, influenzata dal Governo, che si fa forte di pressioni economiche, usando ad esempio l'arma degli appalti pubblici ai proprietari, per imporre una 'autocensura' ai grandi media. Ma ci sono anche intervenenti più diretti, come è successo la settimana scorsa, quando è stato espulso un giornalista di Zaman, di nazionalità azera, per dei tweet critici verso Erdogan.