Essere giornalisti in Kosovo

Una giornalista della Tv pubblica kosovara minacciata di morte per un programma d’inchiesta.

Kosovo: spicca il caso della trasmissione televisiva d'inchiesta "Jeta në Kosovë" (Vita in Kosovo) trasmessa dall'emittente pubblica RTK (Radio Televizioni i Kosovës), che voleva verificare se i leader politici locali avessero mantenuto le promesse fatte durante la campagna elettorale per le elezioni del 2007; in questo modo si è aperto il dibattito sulla libertà di stampa e sul giornalismo d'inchiesta in Kosovo.

Alla troupe televisiva di "Jeta në Kosovë" è stata negata un'intervista con Sami Lushtaku, sindaco di Skenderaj, nella regione di Drenica, roccaforte del partito di governo PDK (Partito democratico del Kosovo) e luogo d'origine dei maggiori leader dell'ex Esercito di liberazione del Kosovo (UÇK).

La trasmissione, equilibrata, ha mandato in onda anche interviste alla gente per strada, che elogiava i risultati raggiunti da Lushtaku ma i rappresentanti dell'opposizione (ovviamente messi in onda nel corso del programma) hanno spiegato ai giornalisti, provenienti da Pristina, che la Drenica resta governata dalla forza delle armi.

A chiudere, alcune riprese mostravano come ai giornalisti venga impedito da persone armate non identificate di filmare un sito, per essere poi scortati dalla polizia fuori città.

Il programma non è passato inosservato; sulla stampa locale si è scatenato il dibattito, che ha assunto a volte toni gravi con minacce alla giornalista del programma Jeta Xharra. In particolare 'Infopress', giornale considerato molto vicino all'esecutivo kosovaro di cui fanno parte ex guerriglieri dell'Uck e che riceve la più alta percentuale di inserzioni a pagamento governative, ha definito Jeta Xharra "una spia serba al soldo di Belgrado" e ha scritto: «Jeta (Xharra) si sta candidando ad avere una vita breve».

La giornalista, su pressione dell'opinione pubblica, ha chiarito i dettagli di questo caso: «Abbiamo ricevuto nella nostra posta elettronica dozzine di minacce di morte, in cui io come conduttrice della trasmissione sono minacciata direttamente».

La Xharra ha anche spiegato che non intende lasciarsi intimidire: "L'accusa di essere una spia serba è un'asserzione esplosiva in una società ancora traumatizzata dall'oppressione serba e dalle atrocità della guerra ed è un chiaro incitamento ad atti di violenza contro il nostro staff in Kosovo".

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