Eurofestival, la vittoria dell’Ucraina diventa un caso politico

La parte «politica» ha oscurato tutto il resto di questo Eurovision song contest, con la vittoria dell’Ucraina che ha schierato la tatara Jamala.  In questa vittoria è l’Ucraina che sfrutta un gioco d’alleanze internazionali tra i paesi del blocco dell’Est europeo tipico dell’Eurofestival,  e a suo tempo aspramente criticato dall’inviato della Bbc, per fare salire in classifica i propri artisti. Jamala ha proposto  “1944”, uno dei brani più impegnati di una rassegna canora dove, in genere, dominano i temi amorosi. La canzone racconta le sofferenze dei tatari della Crimea (zona "calda" nella geopolitica dell’Est Europa) deportati da Stalin. Immediate sono state sia la reazione della Russia sia le celebrazioni e  feste in Ucraina, così come inevitabili le critiche e i commenti da personaggi politici russi di primo piano e di quelli ucraini.

Sul podio si sono piazzate l’Australia e la Russia, mentre la nostra Michielin è arrivata sedicesima. Ancora una volta l’Eurofestival si conferma una macchina ben collaudata, dove l’attenzione è dedicata esclusivamente alle canzoni seppur con scenografie di grande effetto e abbigliamento dei cantanti che non manca mai di sorprendere. Lo show prosegue con un ritmo serrato, con scenografie spettacolari, rapidi cambi di scena e senza troppi fronzoli a livello di conduzione.

Ma questa volta l’Eurofestival ha visto un impegno ancora più marcato della Rai rispetto agli altri anni. Filippo Solibello e Marco Ardemagni hanno commentando le semifinali del 10 e 12 maggio su Rai 4 e Radio 2, mentre sempre su Radio 2 hanno commentato la finale, come successo nel 2015. In più la Rai ha mandato due conduttori a Stoccolma, dove si è svolto il Festival: Federico Russo, conduttore di "The Voice of Italy" su Rai2 e Flavio Insinna che hanno commentato direttamente dalla Globe Arena di Stoccolma. Ed è la prima volta, da quando l’Italia è tornata in concorso alcuni anni fa, che il commento televisivo della finale è realizzato sul posto.

Purtroppo, però, il commento avrebbe dovuto essere un po' meno  “invasivo”, più sobrio e in linea con quello ufficiale dell’Eurofestival.

 

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