Europa 7: la decisione del Consiglio di Stato

Manca un testo integrale delle decisioni del Consiglio di Stato e quindi si ragiona su comunicati stampa. Comunque, ricordato che il Consiglio ha respinto il ricorso presentato da Rti, società del gruppo Mediaset, per l’annullamento della sentenza del Tar del Lazio del 16 settembre 2004, vediamo che cosa ha scritto l’Ansa in merito: «Il Governo, attraverso il ministero dello Sviluppo economico, deve pronunciarsi nuovamente sulla richiesta di Europa 7 di avere assegnate delle frequenze, «anche in…

Manca un testo integrale delle decisioni del Consiglio di Stato e quindi si ragiona su comunicati stampa. Comunque, ricordato che il Consiglio ha respinto il ricorso presentato da Rti, società del gruppo Mediaset, per l'annullamento della sentenza del Tar del Lazio del 16 settembre 2004, vediamo che cosa ha scritto l'Ansa in merito:

«Il Governo, attraverso il ministero dello Sviluppo economico, deve pronunciarsi nuovamente sulla richiesta di Europa 7 di avere assegnate delle frequenze, «anche in applicazione della sentenza della Corte di giustizia europea del 31 gennaio 2008». È uno dei passaggi centrali delle sentenze del Consiglio di Stato, sezione VI, sulla vicenda dell'emittente che nel 1999 vinse il bando di gara per una concessione Tv e che da allora lamenta la mancata assegnazione delle frequenze.

Quanto al risarcimento danni in denaro chiesto da Europa 7, il Consiglio di Stato si riserva di decidere e in tal senso è già convocata un'udienza per il 16 dicembre 2008, tenendo conto sia della decisione dell'amministrazione pubblica e sia della ulteriore documentazione che lo Stato dovrà presentare entro il 15 ottobre 2008.

In sostanza, i giudici di Palazzo Spada sottolineano che non possono imporre all'amministrazione la distribuzione delle frequenze, ma che tuttavia il Ministero deve pronunciarsi nuovamente sull'istanza di Europa 7, tenendo conto della sentenza della Corte Ue che, interpellata dallo stesso Consiglio di Stato, il 31 gennaio scorso ha stabilito che il sistema dell'assegnazione delle frequenze in Italia non risponde a criteri obiettivi, trasparenti e non discriminatori fissati in sede Ue. La questione, quindi, torna al Ministero che deve riprendere in esame la vicenda e «rideterminarsi motivatamente».

Sul risarcimento danni - Europa 7 aveva chiesto poco più di 2 miliardi di euro nel caso in cui avesse ottenuto le frequenze, oppure 3 miliardi in caso di mancata assegnazione delle frequenze stesse - il Consiglio di Stato si è riservato invece di pronunciarsi successivamente.

La Suprema magistratura amministrativa ha anche respinto il ricorso di Europa 7 per l'annullamento della sentenza del Tar con la quale era stato dichiarato inammissibile e irricevibile il ricorso dell'emittente relativo all'abilitazione di Rete 4. Di fatto, quindi, Rete 4 è legittimata a proseguire l'attività di radio diffusione televisiva in ambito nazionale».

Un altro punto poco sottolineato di questa annosa e sempre più incredibile vicenda di Europa 7 è infatti anche il fatto che non esiste un automatismo fra il cosiddetto 'invio di Rete 4 sul satellite' e l'eventuale assegnazione di frequenze a Europa 7. Le due cose sembrerebbero collegate nei fatti (anche a rigor di logica) ma appunto non c'è affatto un automatismo, tanto che il Consiglio di Stato ha trovato una 'terza via', che può sembrare un po' salomonica e che in fondo accontenta Mediaset, pur riconoscendo le ragioni di Europa 7 e la necessità di rispettare la sentenza europea e invitando un Ministero magari un po' imbarazzato a intervenire (finalmente) in merito.

Passiamo adesso ad alcuni altri commenti significativi.

«Il ministero da me rappresentato - ha assicurato il sottosegretario Paolo Romani, titolare della delega alle Comunicazioni - si muoverà non appena le motivazioni della sentenza avranno chiarito i termini esatti della questione e lo farà in cOErenza con quanto richiesto dall'Europa». Romani, sottolineando come sia stata chiusa «l'annosa questione» di Rete 4, non si è pronunciato su un'altra decisione del Consiglio di Stato, ovvero il rinvio all'udienza del 16 dicembre 2008 per l'esame di merito della domanda di risarcimento di Europa 7, che è stata parzialmente accolta.

Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola (da cui il sottosegretario Romani dipende), ha invece annunciato l'insediamento di una commissione tecnico-giuridica per dar seguito alla sentenza del Consiglio di Stato.

"Con l'odierna sentenza del Consiglio di Stato si chiude definitivamente ogni dubbio sul diritto di Retequattro a trasmettere. Anche l'ultimo tentativo di invocare lo stop della magistratura all'attività della rete Mediaset è fallito". Lo ha scritto in una nota l'ufficio stampa Mediaset. "Il Consiglio di Stato ha infatti respinto il ricorso proposto da Centro Europa 7 che aveva l'obiettivo di annullare la sentenza del Tar del Lazio che già nel 2004 aveva respinto la richiesta di revocare l'autorizzazione di Retequattro a trasmettere".

Detto che è stato respinto un altro ricorso di Di Stefano, relativo a 7 Plus (un'altra sua Tv, o meglio 'progetto di Tv'), «bocciata» nella gara indetta dal ministero delle Comunicazioni nel 1999, passiamo a Di Pietro che conserva le antiche certezze.

"Ecco la ragione per cui Berlusconi in fretta e furia voleva inserire nel decreto l'emendamento salva Rete 4". È quanto dichiarato dal leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, commentando la pronuncia del Consiglio di Stato sulla vicenda di Europa 7. ''Berlusconi - ha detto l'ex pm - sapeva che da lì a qualche giorno poteva uscire la decisione la quale riconferma e impone al governo italiano di adeguarsi alla sentenza dell'Europa per la redistribuzione delle frequenze televisive. Evidentemente la norma proposta dal capo del governo doveva servire a creare i presupposti di legge che impedissero al Consiglio di Stato di prendere la decisione che oggi ha preso. In un Paese normale, solo per questo fatto, sarebbe stato chiesto l'impeachment per il presidente del Consiglio ed invece, come al solito, egli fa finta di non sentire e non capire. Vorrà dire che ancora una volta investiremo la Corte di Giustizia e la Commissione europea affinché metta in mora definitivamente l'Italia che a queste condizioni non merita, veramente, di stare nella Comunità europea".

E che l'Italia sia assai poco 'europea' (non solo per la Tv ma sicuramente in tema di Tv) non ci sono dubbi, con le possibili forti multe in arrivo, anche se sarebbe il caso di dire che l'aver tolto quella norma (cosiddetta 'salva Rete 4') dal decreto, come si è visto, non ha cambiato molto e che quella sorta di 'intimidazione' al Consiglio di Stato è un'illazione di Di Pietro tutta da provare.

Ma l'opposizione fa il suo mestiere e infatti si è fatto sentire anche l'ex ministro Paolo Gentiloni che di Europa 7 in due anni si è occupato ben poco ma ora è dell'opinione invece che «la decisione del Consiglio di Stato riconosce finalmente e definitivamente il diritto a Europa 7 di avere le frequenze necessarie a trasmettere. Sarebbe troppo comodo per il governo dire che di frequenze non ce n'è e far pagare a dicembre ai contribuenti un risarcimento miliardario».

«La decisione odierna - ha detto Gentiloni - è interlocutoria, mentre la decisione di respingere la richiesta di sospensione delle trasmissioni di Rete 4 era largamente attesa, anche perché del giudizio in corso Rete 4 non era parte» (e anche questo è vero, giacché le parti in causa sono in realtà lo Stato e Europa 7; N.d.R.).

«Il problema del regime italiano delle frequenze e del suo contrasto con la normativa europea, su cui il recente emendamento del Governo aveva tentato una maldestra sanatoria, è più che mai attuale e non potrà essere eluso».

Gentiloni, infine, ha espresso «soddisfazione per il via libera del Consiglio di Stato alla gara per le frequenze - la prima mai realizzata in Italia - da lui indetta alcuni mesi fa in qualità di ministro delle Comunicazioni del governo Prodi».

Senonché quella gara è ferma al palo, molto contestata e forse finirà nel nulla.

Chiudiamo con Giovanna Melandri, ministro ombra delle Comunicazioni: «La maggioranza e il Governo hanno la possibilità di cominciare a risolvere nei fatti la questione della scarsa pluralità e della libera concorrenza all'interno del sistema radiotelevisivo nazionale».

Ma la maggioranza e il Governo sono condizionati dal problema del conflitto d'interessi e pensare che promuovano il pluralismo non sembra davver

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