Villa Medici è stata anche quest’anno, il 21-22 ottobre, la location prescelta da Eurovisioni, Festival internazionale di cinema e televisione. Titolo di questo 2016 «Trent’anni di Eurovisioni, sessant’anni del Trattato di Roma: quale audiovisivo per l’Europa di domani?»
La giornata internazionale del 21 è stata organizzata in partnership con l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – Agcom. Strutturata in tre panel, ha cercato di fare il punto sullo stato dell’arte dell’audiovisivo europeo e fornire suggerimenti sulle scelte per il prossimo futuro: all’interno di questo scenario, rilevante importanza ha avuto per il dibattito, il “refit” della Direttiva Europea sui Servizi Media Audiovisivi (AVMS) del 2010, messa in atto dalla Commissione la scorsa primavera al fine di adattare le regole ai nuovi scenari.
In apertura il Presidente di Eurovisioni Michael Boyon ha auspicato che, sull’onda di quella che può esser definita una terza rivoluzione industriale, fondamentale è riportare al centro della scena cultura e creatività. In questo percorso i media hanno una responsabilità particolare in quanto veicolo principe della nostra industria culturale.
Di fronte al riemergere dei populismi, l’industria culturale europea deve giocare un ruolo centrale nell’offrire una visione globale e inclusiva del mondo e della sua cultura. Per fare questo bisogna partire da una maggiore cooperazione e garantire l’autonomia dei regolatori.
Il Commissario Agcom Antonio Martusciello ha ribadito l’importanza della diversità come punto di forza dell’Europa, cui però fa da contraltare la frammentazione estrema nelle forme di finanziamento alla cultura. Il processo di revisione della Direttiva ha comunque mantenuto differenti livelli di protezione dei consumatori e asimmetrie regolamentari.
Esiste inoltre ancora poca chiarezza sulla responsabilità delle nuove piattaforme (nella tutela dei minori e contro l’hate speech). Questo nuovo ambiente pone importanti sfide per i regolatori che si trovano a dover trovare un corretto equilibrio tra garanzia dei diritti e innovazione.
Tre i punti caldi della direttiva per il Commissario Francesco Posteraro: autonomia delle autorità di regolazione, principio del paese di origine e video sharing platforms. Quanto all’ultimo punto, si permane nel non assegnare responsabilità editoriale a questi soggetti, lasciando le piattaforme libere di operare con profitto in una “zona grigia”.
Lorena Boix Alonso della Commissione Europea risponde alle critiche mosse da Posteraro chiarendo che le piattaforme di video sharing hanno una differenza sostanziale rispetto ai media tradizionali: nelle prime i contenuti vengono caricati spontaneamente e, in larga parte, non sono professionali, i secondi invece hanno un palinsesto predefinito.
Nicola Borrelli, DG Cinema del Mibact, ha ribadito l’impegno crescente verso il cinema voluto dal Ministro Franceschini, che ha deciso un incremento delle risorse del 60%. Il nuovo sistema di agevolazioni prevede inoltre stesso tipo di sostegno per tutti gli operatori europei. Gli operatori della rete sono molto forti, è pertanto indispensabile aiutare i nostri produttori a crescere e stimolarli a collaborare con altri player europei. Regole che possono sembrare protezionistiche servono a garantire la formazione di una rete di imprese europee in grado di competere.
Il Commissario Antonio Nicita ha sottolineato il disagio del regolatore di fronte ai nuovi scenari. Nicita ritiene che una corretta “transizione” non passi solo attraverso la creazione di un level playing field, ma vada trovata anche tramite l’equilibrio tra 3 pilastri che hanno “frontiere mobili”: efficienza, promozione e tutela.
Silvia Costa, Presidente della Commissione Cultura del PE, ha sposato la causa dei 3 pilastri di Nicita, sostenendo però la necessità di affiancargli diritti fondamentali: diversità, creazione di un patrimonio culturale comune, sostegno all’industria culturale.
Sul refit della Direttiva AVMS ritiene positivo l’ampliamento alle piattaforme, il rafforzamento del principio di indipendenza delle autorità e il voler affidare un ruolo di maggiore centralità all’ERGA - European Regulators Group for Audiovisual Media Services.
Tuttavia la tutela dei minori non è ritenuta sufficiente e all’hate-speech ritiene giusto affiancare forme persecutorie, incitamento all’odio e al terrorismo.
Emilio Pucci dell’E-media ha sottolineato infine come il nuovo scenario abbia prodotto un indebolimento delle industrie audiovisive nazionali. A livello globale è stimato al 2018 un consumo di video tramite i primi 3 player globali, Netflix, Apple e Amazon, al 68%, percentuale che potrebbe raggiungere l’85-90% se entrasse seriamente in campo anche Google. La debolezza dello screen content europeo è evidente (rappresenta appena il 10%). Elementi su cui riflettere per trovare soluzioni che siano adeguate ed efficaci ad un rilancio della cultura “made in Europe”. ancora una volta Eurovisioni ha fornito un'occasione stimolante di dibattito.