Tanto tuonò che piovve. E dopo tanta resistenza – che non riteniamo sia stata utile per il Paese, ma naturalmente si può anche pensarla diversamente – alla fine il Governo Berlusconi è uscito di scena, lasciando il posto proprio a quel Governo ‘tecnico’ di Mario Monti che dal Centro-Destra, e da Berlusconi in specifico, tanto era stato temuto ed ‘esorcizzato’, per mesi e mesi. Ora invece il Pdl è in maggioranza, con molti mal di pancia, e la Lega Nord no, ma l’impressione è che sia il classico ‘…
Tanto tuonò che piovve. E dopo tanta resistenza - che non riteniamo sia stata utile per il Paese, ma naturalmente si può anche pensarla diversamente - alla fine il Governo Berlusconi è uscito di scena, lasciando il posto proprio a quel Governo 'tecnico' di Mario Monti che dal Centro-Destra, e da Berlusconi in specifico, tanto era stato temuto ed 'esorcizzato', per mesi e mesi. Ora invece il Pdl è in maggioranza, con molti mal di pancia, e la Lega Nord no, ma l'impressione è che sia il classico 'buon viso a cattivo gioco', in attesa di tempi migliori.
Ci sarebbero mille cose da dire, perché in effetti c'è l'idea che la fine di questo Governo possa anche significare la possibile uscita di scena - dal punto di vista politico - di Silvio Berlusconi e se non vogliamo esprimere qui un punto di vista sul suo operato di quasi vent'anni come uomo di Governo, ci preme però che sia finalmente rimesso al centro delle discussioni un 'paletto inderogabile' su cui dal lontano '93 insistiamo periodicamente su queste colonne. E si tratta, manco a dirlo, del con? itto d'interessi.
Non sarà Monti - non è nei suoi compiti, riteniamo - a sciogliere questo nodo ma sarebbe sufficiente che mai più si ponesse il problema di una doppia veste così clamorosa e inaccettabile: essere assieme leader politico di primissimo piano, capo del Governo e proprietario di un impero mediatico (oltre al resto), con in primo piano ben tre Televisioni leader per ascolti e soprattutto mercato pubblicitario. Ecco, questo non lo vorremmo davvero vedere più, è una questione di 'democrazia sostanziale' e di civiltà giuridica che semplicemente non dovrebbe mai più porsi, al di là di una legge seria in materia (che pure ci vuole).
Una parentesi va riservata al Centro-Sinistra: capirà finalmente che la questione è talmente importante da essere la prima materia da affrontare e non certo per 'punire' l'antagonista politico? Chissà, già tira una brutta aria - ci pare - ai margini dello schieramento, fra i seguaci di Santoro e Travaglio, tanto per capirci, i quali non hanno trovato di meglio che parlare dei 'con? itti di interesse' del nuovo ministro dello Sviluppo Economico (da cui dipende anche la materia televisiva) Passera. Timorosi probabilmente di perdere un po' di leadership e di ruolo nell'area politica che ama per definizione 'ribellarsi', i due hanno già sparso molta confusione in materia.
Dare l'idea che un sia pur importante manager bancario (e non un banchiere in quanto tale) che lascia ogni carica per fare il ministro (perdendoci anche economicamente) e un proprietario di aziende di Tv e dei media che fa anche il Presidente del Consiglio siano situazioni simili è un obbrobrio giuridico che lasciamo ai diretti interessati e che serve solo a chi ama ritenere qualunquisticamente che 'tutto è sempre uguale' e che 'tanto non cambia nulla'.
Infatti siamo “solo” alla fine di un ciclo politico durato appunto quasi un ventennio ma forse qualcuno - come i due personaggi citati - lo vive male, come una minaccia al proprio 'spazio di mercato', diciamo così, e allora è meglio dare l'idea che tutto sia come prima.
Lasciamo questo tema un po' deprimente e passiamo alle 'sfide' - è un classico definirle così - che attendono il nuovo Governo nel nostro settore.
Intanto è in corso tuttora lo switch off nelle regioni del Centro Italia e lo spettacolo offerto da quanto è accaduto soprattutto in Toscana non è stato dei più edificanti (ora nuovi seri problemi potrebbero esserci nelle Marche).
Ci pare vada cambiata la logica, assolutamente punitiva nei confronti delle Tv locali, che ha caratterizzato tutte le scelte, almeno dell'ultimo anno, del Governo Berlusconi. E le Tv locali sono infatti in gravissime difficoltà.
Anche in tema di beauty contest pesano molti interrogativi. Tutta la logica di quel provvedimento sembra finalizzata a cercare di lasciare le cose come stanno, ridando il sesto mux a Rai e Mediaset, per prima cosa. Non è ora di cambiare strada?