È in onda in queste settimane sul canale di Fox Italia la premiata (ma anche discussa) miniserie francese ‘Carlos’, che racconta la storia del terrorista venezuelano Ilich Ramírez Sánchez, meglio conosciuto come Carlos ‘lo Sciacallo’.
Può un sanguinoso terrorista essere il personaggio principale di una serie televisiva? Non si corre il rischio che il 'cattivo' venga considerato un eroe, dimenticando così gli atroci crimini di cui si è macchiato?
Dalla tradizione romantica in poi, il protagonista (l'eroe) di ogni prodotto, sia televisivo che editoriale in genere, è sempre stato 'il buono'. Da alcuni anni, però, è sorta una corrente che va sotto il nome generico di 'pulp' e che spesso mette al centro della narrazione i cattivi, con il rischio però di mitizzarli. È quanto accaduto ad esempio con le fiction su con Vallanzasca, o con 'Romanzo Criminale'.
Ora, un'altra fiction, questa volta non italiana, riporta al centro il problema: si tratta della miniserie francese 'Carlos', trasmessa da fine aprile in prima assoluta in Italia - su FX, canale 131 di Sky - che racconta la storia del terrorista venezuelano Ilich Ramírez Sánchez (l'attore Edgar Ramirez, nominato ai Golden Globe come miglior attore protagonista), meglio conosciuto come Carlos 'lo Sciacallo', autore e ispiratore di sanguinosi attentati avvenuti in Europa negli anni 70 e 80. Un uomo che anche oggi, dalla cella in cui sconta la sua pena, non dà alcun segno di pentimento, né di umanità. Attraverso tre puntate, la miniserie - prodotta dai due canali francesi Canal Plus e Arte France e diretta da Olivier Assayas - descrive la vita di Carlos fino al 1994, anno in cui è stato arrestato in Sudan.
Certo, cercare di rappresentare il terrorismo non è facile, soprattutto per mezzo di una fiction, e ancora di più se l'occhio che filtra gli eventi è quello di un personaggio come 'lo Sciacallo': un uomo violento, ma con un alone di leggenda. Insomma, il rischio che diventi un eroe c'è tutto, anche perché l'esperimento di Canal Plus è unico nel suo genere: prima d'ora, l'ombra di Carlos aveva aleggiato su alcune produzioni (ad esempio, nel film 'True Lies', il personaggio di Arnold Schwarzenegger spaventa Bill Paxton accusandolo di essere Carlos), ma mai era stata il perno della narrazione.
Il segreto del successo, dunque, è tutto in questa aderenza alla verità storica (ci sono anche spezzoni televisivi d'epoca, una vera chicca, e ricostruzioni accurate per ambienti, costumi, scenografie, oltre a una cura quasi maniacale per il dettaglio), che permette a questa serie di non scadere mai nella retorica, né nell'esaltazione univoca del personaggio. Un segno, questo, che il mezzo della fiction - se di qualità - ben si accorda con tematiche e contenuti importanti.