Gaber: una serata ‘speciale’ su RaiTre

A dieci anni dalla morte Fabio Fazio ha voluto ricordare in un commosso speciale di ‘Che tempo che fa’ Giorgio Gaber, artista italiano di altissimo livello che solo di recente è stato apprezzato in tutto il suo valore. E ha costruito una serata con tanti ospiti, “tutti lì per lui”…

“È una serata tanto speciale quanto impegnativa perché colma di responsabilità e devozione verso un maestro come Gaber”. Così Fabio Fazio ha definito in apertura ieri sera il suo 'speciale', delicato e raffinato, sul grande autore italiano, ancor oggi amatissimo, rimpianto e ascoltato da vecchie e nuove generazioni.
L'anteprima ha proposto una serie di filmati di Gaber attraverso le diverse età, fra cui un divertente sketch teatrale con Mariangela Melato, tratto da 'Il caso di Alessandro e Maria', messo in scena nel 1982.

Dopo la prima pausa pubblicitaria (ce ne sono state 5 in circa due ore e mezzo di spettacolo) la trasmissione vera e propria è iniziata e tutto ha cominciato a scorrere senza retorica, senza troppa pomposità. Fra un ospite e l'altro che reinterpretava Gaber, solo poche parole lette dal recentissimo libro di Sandro Luporini (“l'altro signor G”, amico e partner indispensabile di Giorgio, coautore di tutti i testi e le canzoni interpretate in teatro), persona schiva, convinto a scrivere dalla stessa Dalia Gaberscik (figlia di Gaber) e da suo marito Roberto Luporini (nipote di Sandro). Una persona tanto schiva che anche ieri sera ha preferito restare in silenzio, pur facendo sentire - eccome - la sua presenza: Fazio si rivolgeva costantemente a lui, seduto al 'tavolino d'onore', e leggeva le parole del suo libro 'G Vi racconto Gaber' ed era come se parlasse lui, che intanto, pur non guardando la telecamera, appariva molto emozionato.

Con Luporini e i diversi artisti presenti, Fazio, come ha detto lui stesso, 'ha voluto restituire per una sera Gaber alla televisione'.
La scenografia essenziale, con la band originale di Gaber, riunitasi per l'occasione, sempre presente sul palco, vedeva oltre al pubblico in platea anche altri ospiti (che, abbiamo scoperto nel corso del programma, erano poi i membri della Fondazione Gaber), seduti a loro volta ad altri tavolini di legno sparsi qua e là per lo studio (forse in omaggio a quei bar che tanto hanno dato a Gaber, in termini di ispirazione in gioventù), con luci molto basse e scure (forse troppo, a mio parere).

Fra i tanti ospiti Claudio Bisio e Paolo Jannacci, che insieme hanno aperto lo spettacolo, cantando 'Far finta di essere sani' in cui Bisio ci è sembrato, almeno inizialmente, quasi intimidito dalla responsabilità. Fazio ha letto poi alcune frasi sul rapporto di Gaber con la Televisione, che (dopo l'intenso rapporto intessuto in gioventù) non è stato facile, tanto che poi lui l'aveva lasciata per il teatro, dove si sentiva più libero e dove aveva inventato una formula inimitabile (il teatro-canzone, con i suoi risvolti politico-sociali). Anche se poi Gaber ammetteva che in fondo avrebbe potuto continuare a fare Tv.

Fazio ha raccontato, tramite le parole di Luporini, della meticolosità di Gaber, della sua mania per la precisione. Gaber non voleva mai andare in scena poco preparato o improvvisando, perché lo considerava poco rispettoso nei confronti del pubblico.
Il secondo pezzo proposto è stato quello che viene definito dagli stessi Gaber e Luporini come uno dei pochi brani musicali in grado di far ridere, si trattava di 'Lo Shampoo' e a cantarlo è stato Rocco Papaleo che poi si è esibito anche in 'Cosa è di destra, cosa è di sinistra', mentre Luca e Paolo, che quest'anno tornano allo Strehler di Milano con 'Non contate su di noi', in onore appunto del loro grande maestro, cantano 'Le mani' del 1974, in cui Gaber sottolineava i comportamenti contraddittori degli uomini.

Un Enrico Ruggieri graffiante ha cantato 'Un'idea', mentre un ironico, convincente e delicato Samuele Bersani ha interpretato 'Il conformista'. Come dicevamo, l'uno si susseguiva all'altro come in un concerto fra amici, in cui si respirava emozione e voglia di cantare testi ancora sorprendentemente, tutti, davvero attualissimi.
Vero è che sentendo cantare questi artisti e vedendoli muoversi, si intuisce come Gaber abbia davvero insegnato molto a tutti loro, come Gaber possa essere stato maestro e ispiratore di molti, pur restando ineguagliabile però per ironia, timbro vocale, capacità espressiva, fascino, anticonformismo…

Paolo Rossi insieme a un'improbabile Veltroni e ad un più convincente Bertinotti, hanno interpretato, poi, a modo loro la canzone-monologo 'Qualcuno era di sinistra', con il finale drammatico e commovente recitato proprio da Rossi. Hanno partecipato ancora, Enzo Jacchetti, che ha cantato 'Le elezioni', Neri Marcorè che ha recitato 'La paura', Arisa, che ha cantato 'Non insegnate ai bambini', mai interpretata dal vivo da Gaber. Quest'ultima canzone, scritta nel 2003, mi è parsa particolarmente toccante (forse perché sono genitore): invitava a non segnare la strada del proprio figlio con la propria morale stanca e malata, con pregiudizi o ideali vecchi, bensì a lasciarli liberi di crescere, esprimersi, credere; Gaber invitava i genitori a insegnare loro la magia della vita e la fiducia nell'amore.

Fra gli ospiti, ancora, Rossana Casale ha interpretato magistralmente la triste e amara 'Quando sarò capace di amare' e Emma ha cantato il 'classico' 'La Libertà'. Vero è che fa un po' impressione sentirla cantare da una giovanissima diventata famosa grazie ad 'Amici', ma riflettendoci meglio si arriva alla conclusione che è giusto così, che questo è un modo perché anche i giovani conoscano le parole di Gaber, che non è corretto essere snob (e Gaber non lo era di sicuro), perché dopotutto 'libertà è partecipazione'.

Poco dopo una Litizzetto visibilmente emozionata nel 'raccontare' 'Secondo me la donna', è arrivata una Patti Smith convincente, intensa ed emozionante, a sua volta commossa, che ha scaldato l'animo cantando 'Io come persona', tradotta appositamente in inglese.
'La strana famiglia', cantata e suonata da Paolo Rossi accompagnato da Emanuele Dell'Aquila, e 'Cerutti Gino', cantata dal bravissimo Vecchioni (un 'grande milanese' come Gaber) sono state le due canzoni che forse più mi hanno divertito, più mi hanno portato indietro nel tempo e più mi hanno fatto venire nostalgia.
Mi è piaciuta molto, poi, l'idea che tutti gli artisti ospiti, si potessero sedere ai tavolini come spettatori dopo la loro esibizione, a sottolineare la voglia di rimanere insieme fino alla fine e a omaggiare l'artista.

La puntata si è conclusa con i saluti e i ringraziamenti a Sandro Luporini che, senza dire nulla ma con gli occhi lucidi per la commozione, ha salutato il pubblico alzandosi in piedi. La 'parola' invece è andata ai Piccoli Cantori di Milano, come a voler sottolineare idealmente il passaggio del testimone alle giovani generazioni, che hanno interpretato allegramente un 'medley' con le più belle canzoni di Gaber.

Lo speciale di ieri sera di 'Che tempo che fa', prodotto dalla Endemol in collaborazione con RaiTre, ha ottenuto un buon risultato di audience, con 2,4 milioni di telespettatori pari a uno share del 9,1% e sicuramente ha fatto venire la voglia di andarsi a risentire ancora tante altre canzoni e monologhi del grande cantautore/attore milanese. Questa volta però in versione originale.

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