Giannini vince la sfida del martedì

Ieri sera ha destato molta curiosità la sfida in Tv fra il nuovo ‘Ballarò’ di RaiTre con Massimo Giannini e ‘Di martedì’ con Giovanni Floris su La7. La battaglia è stata vinta dal primo, per la soddisfazione del direttore di RaiTre Vianello.

I dati d'ascolto non possono fare felice Giovanni Floris che solo pochi mesi fa sembrava avere segnato un bel 'gol' trasferendo di fatto il suo 'Ballarò' il martedì su La7 (con tanto di Crozza, Pagnoncelli e diversi degli autori) e riuscendo nella contemporanea impresa (assieme al fido agente Beppe Caschetto) di guadagnare anche uno spazio quotidiano poco prima del Tg di Mentana e di incrementare non poco (pare) il compenso, grazie alla 'generosità' di Cairo.

Dopo la partenza incerta (se non 'bruttina') di '19.40' quotidiano di Floris, ieri sera è andata in scena la 'grande disfida' informativa del martedì sera, una cosa abbastanza inedita. La Rai per il suo 'Ballarò' si era intanto assicurata quest'estate Massimo Giannini, vicedirettore di 'Repubblica' con forte competenza economica che accettava di lasciare ogni carica e incarico (e che incarichi!) nel Gruppo L'Espresso per affrontare questa nuova sfida del video, a sua volta con un compenso su cui si favoleggia (magari anche troppo) e con contorno di polemiche, perché la Rai non aveva trovato al proprio interno un giornalista degno di affrontare il 'collaudatissimo' transfuga Floris. Ma alla distanza la scelta di Gubitosi e del direttore di RaiTre Vianello si è dimostrata vincente (almeno per ora): il "Ballarò" di Giannini è arrivato ieri sera all'11,8%, con una media di ascolto di 2 milioni 503mila telespettatori, contro il 3,5% (solamente) di "Di Martedì" di Floris su La7.

Vediamo di capire perché facendo una analisi parallela dei due programmi, partendo da quello di Giannini (a cura di Mauro Roffi).

Giannini in apertura ha sì ringraziato cavallerescamente Floris che ha creato 'Ballarò' ma ha fatto subito capire che a RaiTre “si cambiava davvero”. Il giornalista è apparso disteso, sicuro di sé ma senza particolari arroganze, le frequenti ospitate nei talk-show gli devono aver insegnato “come funziona il giocattolo” e poi ci sono l'autorevolezza e la competenza che Giannini si è guadagnato in anni di lavoro a 'Repubblica' (“ma quello è il passato” - ha assicurato lui, prendendo le distanze da qualcosa che è evidentemente stato molto bello ma che ora ha lasciato il posto a qualcosa di ancor più entusiasmante, forse).

Il pezzo forte è stato naturalmente l'intervista iniziale a Roberto Benigni con Giannini a fare da spalla con le sue domande al grande comico, in chiara funzione di 'forte disturbo' al fuoriclasse Crozza su La7.
La cosa è filata via liscia con Giannini alle prese con un Benigni scoppiettante, anche se faceva un po' specie che lui lo chiamasse 'signor Benigni', non potendo osare (come magari farebbe Mollica) un confidenziale 'Roberto'. Il picco di ascolto di "Ballarò" è stato infatti registrato con la parte finale dell'intervista a Roberto Benigni, con 3 milioni 972mila spettatori alle 21,40 (il picco di share invece alle 23,17 con il 15,5%, quando parlava Maurizio Landini).

A guardare Benigni sornione e divertito c'era anche l'altro super-ospite di apertura, Romano Prodi, di nuovo in Tv dopo un po' di tempo. Intervista d'occasione di Giannini e poi si va al dibattito rituale, inframmezzato da diversi servizi, più o meno interessanti e utili per alimentare il dibattito, e dal collegamento d'obbligo che nei talk-show non può mancare, anche abbastanza originale, volendo, perché invece di una piazza urlante o degli arrabbiati di turno si va a vedere che succede nella patria del marmo pregiato, quella Carrara dove sono arrivati sì gli investimenti esteri spesso tanto agognati in Italia ma quelli della famiglia Bin Laden (nientemeno). Tutto comunque nella norma dei talk-show, perché il genere non prevede troppe varianti.

Gli ospiti sono ben assortiti: il sottosegretario Del Rio difende le scelte di Renzi e del Governo, Brunetta gioca di sponda all'opposizione, Landini è efficace come sempre grazie all'eloquio trascinante e al calore con cui propone i suoi argomenti; a contorno ci sono il direttore del 'Corriere' De Bortoli (che non è più così frequente vedere in Tv e che lascerà nei prossimi mesi la carica), l'imprenditrice 'aperta' Nonino e l'economista con esperienze nel Sussex Mariana Mazzuccato.

Il dibattito parte moscetto ma poi Landini provvede a scaldarlo a dovere e Brunetta ci mette del suo con qualche siparietto (“Ma lei è peggio di Floris!” - dice a Giannini, che si vendica con una battuta un po' perfida sul suo passato di socialista ai tempi di Brodolini e dello Statuto dei Lavoratori), con l'articolo 18 che si impone subito come elemento di contrasto e forte discussione della serata. Giannini è stato allora costretto a qualche forte richiamo all'ordine (Floris diceva alla regia 'abbassiamo i microfoni' agli ospiti intemperanti, si ricorderà), ma fin qui siamo nella norma dei talk-show, la cui natura è nel nome stesso che portano.

Ci sono poi la sondaggista favorita di Berlusconi, già vista a 'Virus' di Porro, Alessandra Ghisleri (a cercare di spiazzare un po' chi rimpianga Pagnoncelli) e la 'Password' spietata di Ilvo Diamanti sui giovani.

Si è arrivati così pian piano, senza gloria particolare ma neppure cadute di tono, alle 24 perché l'altra novità è che, pur ancora in palinsesto estivo, RaiTre concederà un bel po' di spazio in più a 'Ballarò' (e a 'Chi l'ha visto?'), per non perdere neppure il pubblico più tenace nell'appassionarsi ai talk e neppure quello che magari 'arriva tardi' davanti al video, oltre che per continuare a contrastare fino alla fine Floris.

L'ultima novità promette bene: è il promo di 'Il candidato', dove Filippo Timi sembra poter dare il meglio di sé (ne abbiamo parlato mesi fa su 'Millecanali'). Si tratta di una fiction grottesca che parla di politica e di come si cerchi oggi di fabbricare il politico 'giusto' o più popolare 'in laboratorio'. Giannini sa che la serata non è andata male, alla fine, e invece di 'Alè!' si congeda con un 'Buona fortuna!': meglio di niente.

E adesso vediamo cosa è successo da Floris (a cura di Elena Romanato).

Non sembra uno dei periodi più felici per Giovanni Floris, appena approdato su La7. Il giornalista, dopo il flop di “19 e 40”, partito con l'1,4% il primo giorno, lunedì 8 settembre, poi in lenta, ma insufficiente ripresa, al 2,4%, ha dovuto soccombere (a Giannini su RaiTre) anche con il suo “Di martedì”, in onda dalle 21,15 alla mezzanotte di ieri, appunto, su La 7.

In apertura della nuova sfida Floris si è presentato al suo nuovo pubblico con alcune brevi frasi. «Oggi inizia la nostra nuova avventura su La7 - ha detto - . Ricominciamo da capo dopo tanti anni. Cambiare dopo tanto tempo, lasciando una cosa che va bene per farne una nuova è una cosa difficile e dura ma è molto bello. Speriamo di convincere piano piano le persone che per tanti anni ci hanno seguito a tornare con noi. Piano piano».

La struttura del programma è molto simile a 'Ballarò' già a partire dall'apertura: saluti, introduzione degli ospiti e copertina di Maurizio Crozza. Copertina che era più lunga (oltre 11 minuti) e strutturata del solito. Oltre alle considerazioni “al vetriolo” sui politici, Crozza imita Renzi, poi c'è spazio anche per Marchionne e per l'imitazione di Camusso e Landini con un contributo registrato.

Nuovo è anche lo studio, che però ricorda in buona parte quello di 'Ballarò', con le poltrone squadrate, tre per parte, e in mezzo il conduttore che appare un po meno “peripatetico” rispetto al solito (cammina un po' meno avanti e indietro). La novità sono i “balconcini” che circondano lo studio stesso e su questo si affacciano, ricordano un po' “l'impalcatura” di Santoro e lo studio del vecchi 'Macao'.

Per il suo primo appuntamento “Di Martedì” ha tra i temi centrali della puntata Renzi e il programma dei “mille giorni”, con il ruolo dell'Europa. A parlarne in studio, il Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, la presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia e collaboratrice diretta di Renzi Debora Serracchiani (PD), la senatrice di Forza Italia Manuela Repetti, il presidente di RCS Libri Paolo Mieli, il fondatore del movimento politico Italia Unica Corrado Passera, il Presidente BNL Luigi Abete e l'imprenditore Guido Martinetti di Grom. Più o meno siamo nella norma, come si vede (a RaiTre magari hanno fatto leggermente meglio, però)

Il talk è arricchito da un faccia a faccia tra il presidente del Senato Pietro Grasso e il segretario generale della CEI, monsignor Nunzio Galantino, e da un'intervista al giornalista e fondatore del quotidiano 'la Repubblica' Eugenio Scalfari (sarà per dare fastidio a Giannini che da lì viene? Forse sì).

In scaletta il sondaggio consueto di Nando Pagnoncelli. A dominare la scena c'è comunque il consueto parterre di politici e personaggi già visti e rivisti nei talk, che rispecchiano un panorama che va dal mondo radical chic a quello politico attuale, con il prevedibile “scontro” tra Serracchiani e Repetti.

Difficile dire cosa non ha funzionato. Forse il danno lo ha fatto la prevedibilità di Floris; a parte il suo pubblico affezionato, lui non sembra essere riuscito a “portarsi” su La7 il pubblico di 'Ballarò' (ovvero di RaiTre). Si tratta infatti di un pubblico fidelizzato anche alla rete e che aveva comunque come alternativa il 'Ballarò' di Giannini.

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