Giornalisti: un contratto e molte polemiche

Vivacissime polemiche nel mondo giornalistico sul nuovo contratto firmato da FNSI e editori. Nel mirino soprattutto la famosa questione dell’equo compenso per gli articoli pubblicati e in generale il trattamento dei free-lance. Intanto si sbloccano i fondi dell’editoria.

È stato firmato, dopo diverse incertezze e anche una serie di polemiche all'interno del mondo giornalistico l'accordo per il rinnovo del contratto nazionale dei giornalisti. Otto componenti della giunta della Federazione della stampa hanno detto sì all'intesa, tre hanno espresso voto contrario e altri tre hanno subordinato il loro assenso all'emanazione del decreto governativo a sostegno dell'occupazione nel settore che il sottosegretario con delega all'Editoria, Luca Lotti, dovrebbe varare in queste ore.

Il contratto è retrodatato al 1° aprile 2013 e scadrà a fine marzo del 2016; l'aumento retributivo sarà per tutti di 120 euro in due tranches.
Il nuovo contratto stabilisce poi misure a sostegno dell'occupazione con l'istituzione di un salario di ingresso temporaneo per tutte le nuove assunzioni e un apprendistato professionalizzante per i giovani fino a 29 anni.
È inoltre prevista un'aliquota aggiuntiva dell'1% a carico degli editori a sostegno degli ammortizzatori sociali.

C'è poi la spinosa questione del fondo 'ex fissa' (originariamente una specie di liquidazione accessoria per i giornalisti in via di pensionamento), che era esaurito (con conseguenti lunghe attese dei giornalisti pensionati per essere liquidati), per cui l'intesa prevede il pagamento dilazionato fino a un tetto di 65mila euro per tutti coloro che al 31 dicembre 2014 avranno maturato 15 anni di anzianità nella stessa azienda. Finora la Rai aveva invece garantito per i suoi giornalisti il pagamento immediato della ex-fissa e ora non si capisce cosa accadrà in questo caso.

Il decreto governativo di cui sopra, molto atteso nel settore, dovrebbe liberare 120 milioni di euro a sostegno dell'occupazione, dei prepensionamenti e degli ammortizzatori sociali, oltre che dell'innovazione multimediale. Tra l'altro, dovrebbe impegnare le aziende a stabilizzare il 20% dei contratti a termine, pena la decadenza dei benefici ricevuti, e vietare l'utilizzo di prepensionati nei gruppi che hanno richiesto i pensionamenti anticipati.

Le polemiche interne alle correnti e gruppi della FNSI, dell'Ordine e del mondo giornalistico in genere non sono mancate, con netti dissensi e prese di distanza. Si discute soprattutto dell'accordo sull'equo compenso firmato dal sindacato Fnsi, dagli editori della Fieg al tavolo con il governo rappresentato da Luca Lotti (si ricorderà che era stata anche emanata una legge in merito e poi era stata nominata una specifica Commissione).

Secondo gli oppositori delle cifre stabilite, i compensi sarebbero “da fame”. Un autonomo, free lance o precario “stakanovista”, che lavorasse a tempo pieno anche per due o tre testate, arriverebbe - si dice - a guadagnare, con le cifre indicate nell'intesa (e con i minimi da contratto), al massimo 5-6.000 euro lordi l'anno.
Lo stesso presidente dell'Ordine, Iacopino, che non ha firmato l'intesa, parla di “vergogna”.

Il collaboratore che scrive per un quotidiano un minimo di dodici articoli in un mese da almeno 1.600 battute ha diritto a un minimo di 250 euro lordi, cioè 3 mila euro lordi l'anno. Una soglia da molti ritenuta inadeguata. E da altrettanti ritenuta inutile o dannosa.

"Dobbiamo dare un'occasione ai giovani, rompere il soffitto di cristallo che ha impedito loro di entrare nel mondo del lavoro - ha detto invece il sottosegretario Lotti, 32 anni, braccio destro del premier Renzi - . Aiutiamo le aziende con i pre-prensionamenti in un momento di crisi profonda del settore ma le sfidiamo a fare di più sul fronte dell'occupazione. Per la prima volta il decreto prevede il vincolo delle assunzioni per le imprese editoriali che accedono ai soldi pubblici: ogni 3 pre-pensionati ci dovrà essere un neoassunto.

In merito alle proteste, invece, secondo il sottosegretario, “equo compenso è una definizione sbagliata. Quella giusta, a mio parere, è compenso minimo garantito. Fino a oggi non c'era e su questo la commissione ha lavorato: il governo ha avuto un ruolo di mediazione. Prima gli articoli erano pagati da alcune aziende 5 euro e anche meno. Adesso il minimo è 20. E non sono mensili come ho letto sui social: 250 euro è il compenso per 12 pezzi di 1600 battute, ossia 26 righe. I giornalisti free lance ne scrivono molti di più.
Sono soddisfatto? No, è poco, questo è vero, ma 15 euro più di prima possono essere considerati una vittoria soprattutto per chi ha ingaggiato la battaglia come il presidente dell'Ordine Iacopino. Si può fare meglio e ci impegneremo a farlo, ma rispetto alla situazione attuale sono stati fatti passi in avanti”.

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