Gli effetti del ‘decreto omnibus’

Un interessante riepilogo della Frt ci ricorda che cosa prevede il “famigerato” ‘decreto omnibus’ convertito in legge nei giorni scorsi. Non bastassero quelli della Tv, ci potrebbero essere problemi anche per le Radio…

Ecco quanto comparso su 'Radio & Tv Notizie' della Frt:

«Il 25 maggio scorso la Camera dei Deputati ha dato il via libera alla conversione in legge del c.d. decreto omnibus (DL 34/2011) che contiene, tra l'altro, anche specifiche norme (articoli 3 e 4) riguardanti l'attività televisiva in ambito nazionale e locale. La Legge è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 122 del 27 maggio 2011.
Con l'art. 3 viene prorogato al 31 dicembre 2012 il divieto di incroci proprietari tra stampa e televisione e ridefinito l'ambito di applicazione dello stesso divieto. In particolare, i soggetti che esercitano l'attività televisiva in ambito nazionale su qualunque piattaforma che hanno conseguito ricavi superiori all'8 per cento del S.I.C. (Sistema integrato delle comunicazioni) e le imprese (anche attraverso società controllate o collegate) i cui ricavi nel settore delle comunicazioni elettroniche sono superiori al 40% dei ricavi complessivi di quel settore non possono, prima del 31 dicembre 2012, acquisire partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di giornali quotidiani, con l'eccezione delle imprese editrici di giornali quotidiani diffusi esclusivamente in modalità elettronica. Il divieto si applica anche alle imprese controllate, controllanti o collegate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile.
Le emittenti locali sono interessate invece dall'art. 4 (vedi riquadro in coda) con il quale si stabilisce il termine del 30 giugno 2012 per l'assegnazione dei diritto d'uso relativi alle frequenze radiotelevisive in ambito locale, che saranno oggetto di un'asta rivolta agli operatori di servizi in banda larga. Nelle aree ancora da digitalizzare (Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Provincia di Viterbo, Molise, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) il Ministero non procederà all'assegnazione dei diritti d'uso dei canali 61-69. Nelle aree già digitalizzate (Sardegna, Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino A.A., Veneto, Friuli V.G., Emilia - Romagna, Lazio e Campania) il Ministero revocherà agli operatori di rete locali i diritti d'uso dei canali 61-69 che saranno resi disponibili, attraverso l'esperimento di un'asta, per i servizi in larga banda.
Gli operatori di rete locali "espropriati" di tali canali potranno avere assegnati i diritti d'uso riferiti alle frequenze nelle bande 174-230 Mhz e 470-790 Mhz solo se risulteranno utilmente posizionati nella graduatoria che sarà predisposta dal Ministero sulla base dei seguenti criteri:a) entità del patrimonio al netto delle perdite; b) numero dei lavoratori dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato; c) ampiezza della copertura della popolazione; d) priorità cronologica di svolgimento dell'attività nell'area, anche con riferimento all'area di copertura".

Con la definitiva approvazione del decreto il governo ha fatto un ulteriore passo in avanti sul fronte normativo per la riallocazione delle frequenze della banda 790-862 attualmente utilizzate dalle emittenti locali. Procedere d'imperio, senza ascoltare la voce dei soggetti interessati non sembra una strada percorribile in virtù del fatto che le tv locali non hanno nessuna intenzione di liberarle spontaneamente in quanto - come è stato detto molte volte - la misura dell'indennizzo previsto dalla Legge di stabilità (10% dei proventi dell'asta con un massimo di € 240 mln) non è ritenuta sufficiente nemmeno a ripagare gli ultimi investimenti fatti per il passaggio al digitale terrestre. Le compagnie telefoniche in questi mesi hanno fatto sapere di essere molto preoccupate e hanno chiesto al Governo certezze sull'effettiva disponibilità delle frequenze, anche perchè saranno chiamate a versare il corrispettivo subito con il rischio di entrare in possesso delle stesse chissà quando. La FRT è convinta che il Governo - se vuole uscire dall'empasse - deve trovare soluzioni concordate con le emittenti e le Associazioni sono pronte a farlo, purchè ci sia la disponibilità ad aumentare sensibilmente l'indennizzo».

Poi ci sono gli effetti sul settore radiofonico (digitale), ancora non chiarissimi. Qui interviene un ordine del giorno approvato ugualmente nei giorni scorsi:

«La Camera dei deputati, nella seduta del 25 maggio 2011 relativa ai lavori di conversione in legge del decreto legge n. 34/2011 c.d. “decreto omnibus (poi convertito con legge di conversione 26 maggio 2011 n. 75) ha approvato un importante ordine del giorno a sostegno delle trasmissioni radiofoniche digitali. L'ordine del giorno ricorda nelle premesse che all'art. 4 del decreto si prevede di rilasciare i diritti d'uso relativi alle frequenze della banda 174-230 MHZ agli operatori radiotelevisivi e che le medesime frequenze sono già, in parte, destinate alle trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale, come previsto dal regolamento 664/09/Cons dell'Agcom.
Pertanto l'ordine del giorno impegna il Governo ad attuare il disposto delle norme contenute nel citato articolo 4 garantendo in ogni caso un armonico sviluppo delle trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale, attraverso la disponibilità delle frequenze necessarie. L'odg impegna, tra l'altro, il Governo a sostenere le imprese radiofoniche e i loro consorzi operatori di rete nel prosieguo dell'attività in tecnica digitale già intrapresa, salvaguardando gli investimenti effettuati, i relativi programmi di sviluppo, nonchè garantendo la corretta prosecuzione dell'attività in atto e la piena vigenza dei titoli abilitativi rilasciati».

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