Gli interventi di Santoro e Lucia Annunziata, diversi per stile e strategia, sono stati fra quelli più significativi nell’ambito degli “Stati Generali dell’informazione” di Roma, dove è stato lanciato l’allarme sulla situazione della libertà di informazione e cultura nel nostro Paese.
Si sono svolti venerdì scorso, 30 gennaio, a Roma i primi "Stati Generali dell'informazione", una manifestazione dal nome un po' impegnativo promossa da Fnsi, Slc-Cgil, Articolo 21, Arci e altre associazioni facenti parte di un apposito "Comitato per la libertà dell'informazione".
È stato, fra le altre cose, presentato un Manifesto per la libertà dell'informazione e della cultura in 13 punti: fra questi, un deciso no alla legge Gasparri (non solo nella versione 'respinta' dal Presidente della Repubblica ma anche nella formulazione che sembra avanzare alla Camera) e, manco a dirlo, la richiesta della soluzione al problema del conflitto di interessi.
I personaggi che la Rai ha "messo al bando" in questi ultimi anni c'erano e in particolare era ben rappresentato il "gruppo storico" di Michele Santoro. Quest'ultimo, in specifico, ha dichiarato: "Ringrazio Bonolis e Ricci perché hanno offerto una rappresentazione del conflitto di interessi: viviamo nell'impero dei tarocchi e noi che facciamo i martiri della libertà corriamo il rischio di diventare figuranti di noi stessi; ugualmente Lucia Annunziata è un figurante del presidente di garanzia, ma in realtà è un consigliere di opposizione. E la Rai ha un Cda di servizio pubblico che si rifiuta di attuare le sentenze di un giudice".
La presidente Annunziata non poteva non replicare e ha esposto una strategia chiara ma ben diversa da quella "giudiziaria" di Santoro: "Il problema, nella Commissione di Vigilanza, nella Rai, come nel Paese è il conflitto di interessi, che ha fatto saltare le regole dell'alternanza. Ma andare via è difficile. Stare fuori è politicamente inutile. Andarsene come ha fatto il vicedirettore del Tg1 serve solo a farsi occupare un'altra casella".
Amarissime, nello stile del personaggio, le parole di Giorgio Bocca, intervenuto telefonicamente: "Ogni mattina provo una tristezza e un'amarezza profondissime. Non avrei mai pensato 60 anni fa che saremmo arrivati a questo Paese ridicolo, governato da questo personaggio pericoloso".