Gr Rai: sfiducia della redazione a Preziosi

RadioRai sempre più in difficoltà: mentre proseguono gli spegnimenti degli impianti in OM (si parla di Napoli Marcianise), il Dg Gubitosi ha messo il comparto ‘nel mirino’ e la redazione dei Gr non è più contenta dell’operato del direttore.

L'appoggio quasi incondizionato dei redattori ad Antonio Preziosi (direttore dei Gr e di RadioUno) aveva iniziato a traballare (per crollare nei giorni scorsi) poco più di un anno fa, con le ampie deleghe concesse ai vicedirettori sui programmi di punta. Poi il caso che ha portato alle dimissioni del vicedirettore del Gr1 Vito Cioce. Cioce, che attualmente non sta lavorando, aveva previsto un'intervista a monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso, nel Gr mattutino, come pezzo d'appoggio a quello di cronaca sull'escalation di suicidi in Italia a causa della crisi economica.

Preziosi era intervenuto imponendo la rimozione dell'intervista da tutti i Gr, motivando - si dice - la decisione con il fatto che non si sarebbe fatto un buon servizio al Vaticano facendo commentare a un 'vescovo controverso' un argomento delicato.
A tutto questo si sono aggiunti i dati disastrosi dei rilevamenti Eurisko che hanno visto RadioUno cadere maldestramente nella classifica delle Radio più ascoltate (a due anni di distanza dall'ultima pubblicazione dei dati Audiradio che la vendevano in cima alla classifica).

I primi segnali erano stati lanciati dal comitato di redazione già più di un anno fa ma non erano stati colti in un clima che vedeva la direzione sempre più lontana dai rappresentanti sindacali. “Ne è la dimostrazione - afferma Mario Vitanza, a capo del cdr - il fatto che quando sono stati presentati i nuovi palinsesti noi non ne siamo nemmeno stati informati”.

Il resto è cronaca di questi giorni. Un palinsesto invernale (per RadioUno) accusato di essere un ibrido “a cavallo tra informazione ed intrattenimento”. Mentre c'è la “necessità di una piena valorizzazione del servizio pubblico e delle professionalità interne”.
E così il direttore è stato sfiduciato: su 193 aventi diritto, hanno votato 182 giornalisti, 67 hanno confermato il loro sì al direttore e 110 no (4 astensioni, 1 nulla), ribaltando i dati che, al momento dell'insediamento di Preziosi videro il suo piano editoriale approvato con 111 sì.

E pensare che Preziosi era appunto partito bene, con un buon consenso. Poi le cose si sono progressivamente deteriorate. “Preziosi ha avuto un grande consenso quando è stato nominato - dice Vitanza - perché era uno di noi, era la prima volta che un “interno” veniva promosso direttore. Poi le cose sono cambiate. Il primo errore è stato quello di fare di RadioUno un ibrido, una Radio a metà tra intrattenimento e informazione e anche referenziale. Noi chiedevamo più approfondimenti, più inchieste, più informazione e la risposta è stata “arriva la Cuccarini”.
Ci siamo “imbastarditi”, RadioUno ha perso la sua identità ora non è né una Radio all news né una Radio di intrattenimento, è un ibrido che perde ascolti. Ci sono state delle scelte sbagliate, anche da parte dell'azienda, che ci hanno fatto perdere autorevolezza.
Un grande errore, da parte dell'azienda, per esempio, è stato quello di lasciarsi sfilare la convenzione con Autostrade, passata a Rtl. C'è poi il segnale che in alcune parti è debole. RadioRai è l'unica che fa i notiziari anche di notte, come deve fare un servizio pubblico, ma abbiamo corso il rischio di perdere anche questi notiziari notturni, perché non c'era personale sufficiente.
Il problema si è risolto solo dopo la sfiducia al direttore”.

Ma su tutto questo può anche avere influito la posizione del direttore della Rai Luigi Gubitosi il quale ha fatto capire che, oltre a Sipra, un'altra cosa che non va in Rai è proprio la Radio (in un'occasione aveva attaccato pesantemente RadioRai lamentando che “gli introiti sono scesi da 42 a 78 milioni in cinque anni”). Gubitosi ha rimarcato il fatto che RadioRai è il settore aziendale dove il calo pubblicitario è stato più marcato. Noi abbiamo voluto lanciare un segnale, dopo mesi e mesi di discussione e analisi, ora sta all'azienda fare le sue scelte e decidere se lavorare per far riacquistare autorevolezza, e di conseguenza ascolti e investimenti pubblicitari, a RadioRai”.

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