Big e squadre ‘provinciali’ sono in furibonda lite in Lega Calcio sulla suddivisione dei diritti televisivi. Il presidente (provvisorio) Beretta fa pendere la bilancia (per ora) dalla parte delle ‘piccole’. Furiose le ‘grandi’.
Vediamo la notizia da www.repubblica.it:
«Il Consiglio della Lega di serie A si schiera con le 'piccole' sulla questione dei bacini d'utenza per definire i diritti tv. Con il voto decisivo del presidente Maurizio Beretta, il Consiglio ha dato infatti attuazione alla delibera dell'assemblea per l'assegnazione a tre agenzie demoscopiche delle indagini per definire i bacini. Beretta ha quindi scelto di sostenere la posizione delle cosiddette 15 "piccole", dopo che ieri invece l'Alta Corte di Giustizia del Coni aveva accolto il ricorso delle cinque 'grandi' (Juve, Inter, Milan, Napoli e Roma) contro la delibera del 15 aprile scorso dell'Assemblea di Lega.
"Con il voto decisivo di Beretta, la votazione è finita 6 a 5", ha spiegato l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani parlando al termine del Consiglio al fianco dell'omologo interista Ernesto Paolillo. Hanno votato contro l'attuazione della delibera i rappresentanti di Milan, Inter, Roma, Napoli e Juventus. A favore, invece, quelli di Parma, Sampdoria, Udinese, Palermo e Catania, oltre al presidente della Lega di serie A. Secondo Galliani e Paolillo, "il prossimo round sarà in assemblea lunedì, e poi in tribunale". "Beretta - ha detto l'ad rossonero Adriano Galliani - se ne assumerà le responsabilità anche patrimoniali. Smentendo se stesso, dopo essersi astenuto nell'ultimo consiglio, ora si è schierato con una delle parti. È un presidente - ha continuato - che da tempo lavora a Unicredit da mattina a sera e in Lega non c'è mai. Ognuno nella vita fa ciò che vuole ma si assume le responsabilità".
"Oggi l'unica condizione vincolante era dare attuazione alla delibera - ha detto Beretta - . Non ho preso le parti degli uni o degli altri, ho fatto fino all'ultimo ogni tentativo per fare una composizione che vedesse il Consiglio di Lega unito nell'attuazione della delibera". Beretta ha poi aggiunto che "a differenza dell'ultimo Consiglio di Lega dove era pendente il ricorso alla Corte di Giustizia Federale, oggi quel ricorso è stato respinto e di fatto la delibera è nella sua piena operatività. C'è una delibera dell'assemblea votata con una maggioranza di tre quarti contestata da un ricorso alla Corte che lo ha respinto. E quindi la delibera è nella sua esecutività e tenendo conto di questo ho ritenuto che così il Consiglio si dovesse posizionare".
"Dicono che sono assenteista? Certo questa non è una fase facile che dà soddisfazione - la risposta di Beretta - Peraltro io avevo chiesto di essere avvicendato ormai quasi due mesi fa. Resto qui per non pregiudicare completamente l'operatività della Lega e mi auguro si trovi presto un accordo per un nuovo presidente che possa magari fare da pacificatore". Galliani e Paolillo affermano che la storia finirà in tribunale e che le sue responsabilità sono anche patrimoniali: "Non voglio fare polemiche. Non si può neanche correre il rischio di non attuare le delibere lasciando i lavori a metà. Anche quando le situazioni non sono simpatiche credo che le si debbano gestire".
Questa mattina, prima ancora della riunione del Consiglio, il presidente della Lazio Lotito aveva definito "abnorme" il provvedimento dell'Alta Corte. Il numero uno biancoceleste aveva precisato: "La delibera è valida a tutti gli effetti e il Consiglio di Lega di oggi deve darle esecuzione". Sulla stessa linea anche Massimo Cellino: I consiglieri delle cinque grandi "si stanno rifiutando di dare esecuzione alla delibera. Ci contestano - ha aggiunto il presidente del Cagliari - che 15 peones votano contro cinque di sangue blu. Si può discutere di tutto ma vanno riconosciuti i principi democratici"».