Annunciato il fermo per il Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia. Al momento risulta annullato l’appuntamento 2014, ma si aprono spiragli. Netto il rifiuto a finanziamenti pubblici umbri, parte la piattaforma internazionale per la raccolta on line di fondi.
“Stop at the top”, così titolava venerdì sul sito dell'International Journalism Festival di Perugia il post a firma di Arianna Ciccone, ideatrice dell'appuntamento nel 2006 insieme al collega e compagno Christopher Potter. Così hanno ribadito i due nell'incontro pubblico di lunedì scorso (non “conferenza stampa”, ci tengono a sottolineare) in diretta streaming, tuttora disponibile on line (hashtag #ijf14).
“Ci sono momenti in cui capisci che ti devi fermare - scrivevano i due nei giorni scorsi - . Che la vera forza, il vero coraggio è dire: grazie, ma no (…). Farlo nonostante tutto sarebbe un errore gravissimo. Il Festival deve continuare a crescere, a essere innovativo, a migliorare. I budget modesti di questi anni non sono più sostenibili. Fare il Festival a ogni costo pur di farlo, magari riducendo ospiti e giornate non è accettabile. O si va avanti migliorando o ci si ferma. Ci farà bene, magari è solo una pausa di riflessione. Se le condizioni si ripresenteranno e saranno quelle giuste per realizzare una nuova edizione degna della storia del Festival, saremo pronti a ripartire. Ma oggi è il momento di dire no”.
Quindi l'incontro che aggiorna la situazione, dopo le tante attestazioni di stima da parte di comuni cittadini e giornalisti, anche internazionali. Si accetta la sfida del crowdfounding, “una sfida dal basso” per raccogliere fondi pubblicamente tra i cittadini (kickstarter.com). E contemporaneamente, viene recepito il contatto con altre amministrazioni disposte ad ospitare l'evento. Uscita flash la notizia di una delibera per lo stanziamento di 100mila euro dalla Regione, si preannuncia però in modo categorico il rifiuto al sostegno economico degli enti pubblici umbri, oramai definito tardivo. Contro ogni ombra di ricatto e di minaccia.
Quindi il focus sulla “dinamica straziante di questua tra i vari assessorati”, come la definisce Arianna. Riassume Chris, incentrando l'attenzione sul concetto di “ritorno dell'investimento” (nonché di promozione territoriale): “Il budget 2013 è stato di 400mila euro. Il 75% da sponsor privati, il resto dagli enti pubblici: 60mila euro la Regione Umbria, 20mila il Comune di Perugia, 18mila Camera di Commercio. Quasi centomila euro complessivi che vengono considerati come un costo dall'amministrazione e non come un investimento sul territorio, sia come indotto diretto che indiretto, tra ristoranti, alberghi, service locali, per 500 ospiti da tutto il mondo e 1.500 giornalisti accreditati lo scorso anno...”.
È così (anche tra accenni alla discutibilità dei criteri di assegnazione dei budget pubblici) quello che è stato definito “uno tra gli eventi più importanti della candidatura di Perugia a Capitale Europea della Cultura 2019”, sta rischiando di chiudere. A settembre la macchina del festival dovrebbe solitamente mettersi in moto per gli inviti internazionali. Ma ancora a metà ottobre solo proposte e ipotesi e nessun fondo confermato.
“Abbiamo chiesto per quest'anno 600mila di budget complessivo tra pubblico e privato” - chiarisce Arianna, senza entrar nel merito dei costi vivi e nel dettaglio dei finanziamenti privati, perché “siamo un'impresa e stiamo sul mercato, cà nisciuno è fesso”. Ed a questo mercato dice: “Il budget lo decidiamo noi che lo organizziamo, come costi, ma anche come valore dell'indotto economico che porta, valore sul prestigio e sul marketing territoriale. Questo è il prezzo del mio prodotto, che metto gratis al pubblico. Ma se il mercato non risponde e nessuno lo compra, o lo ritiro dal mercato o lo propongo ad un altro soggetto. E noi avevamo deciso di ritirarlo”.
Quindici giorni di tempo per valutare la fattibilità di nuove strade, tra crowdfunding ed esportabilità del format. Quello che resta oggi forte è l'appunto degli organizzatori alla tutta italiana “resistenza ad investire in modo importante su manifestazioni estranee ai sistemi di potere”. “È una sfida verso il sistema e verso noi stesso - sorride Arianna - . Ci abbiamo provato, se non riusciremo, perdonerete”.
Ad Arianna e Cristopher la piena solidarietà di noi di Millecanali, per aver fatto tutto da soli, per aver realizzato tanto - e tutto bello e di prestigio - , trovandosi però alla fine alle prese con politici incapaci di capire e di offrire una soluzione decorosa per portare avanti una manifestazione che dava lustro a una città, a una regione e all'Italia tutta. Si troveranno altre strade, peggio per i politici.