È propria diversa questa guerra da quella del 1991 dal punto di vista mediatico. Allora non si vedeva quasi nulla, a parte la CNN, stavolta si vede tanto e ci sono punti di vista diversi. Al Jazeera protagonista assoluta, anche nell’orrore.
La guerra del Golfo è proprio lontana. Si riteneva che di questa guerra Usa-Iraq si sarebbe visto poco e invece la stiamo vivendo sotto un vero bombardamento di immagini e di notizie, con la nostra Rai ancora in grado di trasmettere perfettamente da Bagdad (non così il Tg5, stavolta stranamente "in ombra") e tante, tantissime Tv impegnate in continue non-stop sul conflitto.
È la vittoria della Tv e della libera informazione sulle censure militariO Macché, è che la guerra ormai non si può più combattere prescindendo dai mezzi d'informazione e scegliendo il "buio" e i comunicati ufficiali come unica strategia. In questo senso è in effetti il mezzo televisivo che si dimostra potentissimo, con la tecnologia costantemente testa a rendere più facile e proficua la diffusione delle immagini, quasi in qualunque situazione. Emblematico, in questo senso, è il triste declino della CNN, screditata sul piano informativo (viene considerata sempre più "ufficiale" e filo-governativa, forse perché deve inseguire la rampante Fox) e addirittura espulsa da Bagdad.
Ma la grande novità è il prepotente ingresso sulla scena dell'informazione delle tante, tantissime Tv arabe via satellite, con in prima fila quella Al Jazeera che ha già rivoluzionato il modo di fare Tv in quei Paesi, avvicinando le news arabe ai modelli occidentali ma soprattutto producendo scoop, pur più o meno efficaci e credibili sul piano giornalistico, a getto continuo.
Fra sabato e domenica Al Jazeera è stata padrona della scena: prima ha di fatto sbugiardato le versioni ufficiali sulla conquista di Bassora da parte delle forze alleate mostrando invece in modo assai crudo la difficile situazione di un ospedale della città in seguito ai combattimenti, tutt'altro che placatisi.
Ieri poi, in un tandem tutto da capire con la Tv ufficiale irachena, ecco per Al Jazeera per prima cosa le impressionanti immagini della caccia all'uomo (in realtà, pare proprio diretta verso nessuno) sulle rive del Tigri a Bagdad, con spari, incendi e isteria popolare verso un presunto pilota alleato caduto e nascosto lungo il fiume.
Poi ecco il colpo allo stomaco della giornata, con le "devastanti" immagini dei primi morti americani e poi quelle impressionanti e crudeli degli "interrogatori" di alcuni prigionieri di guerra americani, fra cui una donna di colore.
Su tutta la questione morale connessa a queste immagini - era giusto mostrarle e se sì, in che forma e commentandole come - si è aperto un gran dibattito dentro e fuori i media.
Temiamo che di qui alla (speriamo prossima) fine delle guerra ci saranno altri difficili interrogativi di questo tipo per i direttori dei Tg e delle reti televisive. L'orrore di una qualunque guerra è sempre immenso e se le immagini ci sono, scegliere cosa e come mettere in onda è un atto delicato e difficile, in ogni caso.
Certo è che nel caos informativo, enormemente dilatato rispetto ai conflitti precedenti, con mille notizie e versioni di comodo (o di propaganda) da verificare su quanto sta accadendo, la voce di Al Jazeera è ormai fra le primissime da consultare per cercare di capirci qualcosa, pur senza, per questo, credere sempre alla versione dei fatti data dell'emittente. La novità è grossa e rivoluzionerà il mondo arabo (e quello occidentale), anche al di là degli esiti della guerra in corso.
Del resto la guerra ogni tanto l'uomo finisce per farla, a intervalli di tempo più o meno regolari, ma non può farla sempre. La Tv invece è in attività tutti i giorni e tutte le notti, non si ferma mai: la guerra dei media è sempre in onda.