I due giornalisti tragicamente uccisi in Ucraina

Caduti per informare su un conflitto –

Il fotoreporter italiano Andy Rocchelli e il suo collega e interprete russo Andrei Mironov sono morti nel mezzo del conflitto che ormai insanguina una parte dell’Ucraina. Due vittime innocenti che hanno svolto fino alla fine, con onestà e dedizione, il loro importante e ‘ingrato’ lavoro.

Le salme del fotoreporter Andy Rocchelli e del suo collega-interprete Andrei Mironov sono in viaggio verso Kiev in vista del rientro in Italia del corpo dello sfortunato reporter. Il giornalista italiano e Mironov sarebbero rimasti uccisi nel villaggio di Andreevka, in Ucraina, vicino a Slaviansk, la roccaforte dei ribelli filorussi dell'Est ora circondata dall'esercito ucraino.

Andy Rocchelli aveva 30 anni ed era stato fra i fondatori del collettivo fotografico www.cesura.it. Mironov per lui non era un semplice interprete: condannato al Gulag nel 1985, era un ex dissidente e attivista per i diritti umani, membro di Memorial, l'organizzazione nata per documentare le repressioni politiche dei tempi dell'Urss.

L'ultimo reportage di Mironov e Rocchelli, da poco pubblicato sul trisettimanale russo “Novaja Gazeta”, giornale di Anja Politkoskaja, si intitolava «Non siamo degli animali», e in esso Mironov racconta «la storia di due famiglie (i Karnauly e i Kushovy) rimaste prigioniere di un conflitto provocato dai politici e dai politologi», a Slavjansk, l'epicentro della rivolta armata filo-russa.

Una tragedia documentata dalle foto di Rocchelli, con il dramma di queste famiglie, costrette a nascondersi in un rifugio, sotto al pavimento di casa o in cantina, insieme ai loro numerosi figli. Rocchelli e Mironov erano abili nel trovare storie che il mondo dei mass media internazionali spesso mette poco in risalto.

A proposito della Politkoskaja, ricordiamo che lo scorso 20 maggio sono stati condannati per il suo omicidio tre fratelli ceceni - Rustam, Ibragim e Dzhabrail Makhmudov - il loro zio, Lom-Ali Gaitukayev (un presunto membro della malavita), e un ex dipendente del ministero degli interni, Sergei Khadzhikurbanov.
La Corte non ha identificato né un motivo né una mente e il Comitato Investigativo (l'autorità federale russa) ha detto che le indagini sull'omicidio continuano.

Il procuratore Boris Loktionov, sulla base della sentenza, ha chiesto al giudice di condannare: Rustam Makhmudov (killer) - all'ergastolo; Lom-Ali Gaytukaev (organizzatore del reato) - al carcere a vita; Gabriel Makhmudov (Partner) - a 19 anni in una colonia penale; Ibrahim Makhmudov (Partner) - a 15 anni di colonia; Sergei Khadjikurbanov (un altro organizzatore) - a 22 anni in una colonia penale. La controparte, a sua volta, ha chiesto al tribunale clemenza per Gabriel e Ibrahim Makhmudovs con riduzione della condanna, rispettivamente, a 8,5 e 8 anni di reclusione. Il verdetto definitivo sarà annunciato il 9 giugno.

Ma parliamo ora di Rocchelli, come è doveroso.
Andy Rocchelli era un fotografo e reporter di Pavia e cofondatore, come detto, di Cesura di Piacenza, un collettivo di fotografi che condividono la stessa passione creato nel 2008.

“Rocchelli ha lavorato nel fotogiornalismo per gli ultimi otto anni, sempre guidato da una grande passione e determinazione nel portare avanti il suo lavoro - è scritto (in inglese) nel sito di Cesura (la libera traduzione è nostra) - . Nel periodo trascorso in Ucraina ha documentato la rivolta di Kiev; poi era tornato in quel Paese per seguire i successivi tragici eventi nella parte orientale. Sempre molto consapevole del pericolo, forse è stato un po' 'temerario' in questa circostanza. La guerra ce lo ha portato via, quella guerra che a dispetto di un interesse dei media fluttuante, è stata 'inseguita' da Andy con grande coraggio e abnegazione.

È stato un pilastro per il nostro gruppo.
Quando una persona fa il lavoro del freelance, la sua vita è costantemente arricchita da grandi responsabilità, soprattutto in un campo in cui è sempre più difficile mantenere un certo livello di professionalità ed è facile essere scoraggiati. Non era questo il caso di Andy.

Il nostro sta diventando un mestiere 'proibito' e 'vietato', soprattutto in un'epoca in cui tutti possono essere fotografi.
In questo mare di problemi, Andy è stato un esempio di purezza.
Ha lavorato 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, con la mente concentrata su storie, foto, viaggi, libri e progetti.
È stato per noi, ed è ancora, un modello di integrità, onestà e dedizione costante. Lo amiamo come un fratello, il fratello che è sempre più determinato di te, che ti costringe ad agire solo per tenere il passo con lui.
Ha vissuto il suo lavoro con tutto se stesso, facendolo proprio. Alla chiusura di un 'capitolo', voleva passare al successivo immediatamente.

Andy era testardo, Andy è testardo e lo sarà per sempre. Voleva sempre competere con tutto e tutti. Tutto ciò che ha fatto, tutto quello che abbiamo fatto insieme, è stata un'iniezione di pura grinta.
Andy era il migliore di tutti noi e se n'è andato. Lascia la sua compagna e suo figlio.
Siamo inconsolabili ed estremamente tristi per una perdita così grande per Cesura e per tutto il mondo della stampa.

Ciao, Andy».

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