Da settimane girano molte voci su questa offerta per l’acquisto di Telenova che sarebbe stata presentata da Paolo Romani, parlamentare esponente di Forza Italia, molto vicino a Berlusconi e soprattutto, sia pure diversi anni fa, gestore della TeleLombardia dei Ligresti e poi editore di Lombardia 7 (Tv famosa per le performances di Maurizia Paradiso e poi fallita dopo alcuni anni di vita), oltre che, per qualche tempo, anche editore della nostra rivista ‘Millecanali’. Della cosa si sa poco ma Romani non l’ha negata, anche se non si è ben capito se l’eventuale offerta sarebbe stata presentata - come parrebbe plausibile - ‘per conto terzi’.
La cosa ha sollevato allarme, anche per la possibile totale ‘rivoluzione’ che comporterebbe nella gestione dell’immagine di una Tv cattolica da decenni in onda e nota per la buona copertura regionale e per la qualità delle produzioni.
Riunitisi in assemblea, i giornalisti di Telenova si sono detti contrari "alla svendita" dell'emittente storica del mondo cattolico, dopo aver ricevuto la comunicazione della messa sul mercato della Televisione da parte della Società Multimedia San Paolo, e hanno chiesto garanzie per i 38 posti di lavoro, 9 dei quali di redattori. "È una decisione che sorprende - sottolinea l'assemblea in una nota - . Il mondo cattolico perderebbe una voce storica, importante e necessaria nel panorama dell'informazione. Il rischio, oltretutto, è che Telenova sia trasformata in uno dei tanti canali che si finanziano con programmi e pubblicità a luci rosse o legati al gioco d'azzardo in contraddizione con la tradizione e i valori della Chiesa".
I lavoratori temono "per il futuro delle 38 famiglie dei dipendenti che, in caso di una vendita senza le dovute garanzie, potrebbero essere lasciati a casa dal nuovo proprietario in mancanza di un progetto editoriale. Questa pare la scelta della Società Multimedia San Paolo, una decisione che di certo non è allineata al messaggio di Papa Francesco sulla dignità del lavoro e della persona, alle parole dell'Arcivescovo di Milano Angelo Scola e alla volontà del fondatore della Società San Paolo Don Giacomo Alberione".
In particolare la rappresentanza sindacale dei giornalisti chiede "una vendita solamente a chi garantirà la tutela occupazionale; la cessione a una realtà solida con un progetto editoriale di qualità e risorse reali evitando di vendere il canale ad avventurieri che puntino solamente ad incassare i soldi della rottamazione delle frequenze. E infine chiede che in caso di fallimento o di licenziamenti da parte della nuova società nei primi cinque anni dalla data della cessione, a riassumere i dipendenti che hanno perso il posto di lavoro".