I media e Bin

È stata disciplinata ma estremamente tormentata la risposta delle Tv e dei media americani alla richiesta da parte della Casa Bianca di censurare i video e i proclami di Bin Laden.

Si tratta di riprese che conterrebbero, oltre che una palese propaganda di regime, anche alcune malcelate richieste di intervento ai militanti dei gruppi terroristici che fanno riferimento al miliardario saudita.

La Casa Bianca ha però tenuto a precisare di non aver imposto niente a nessuno ("Si tratta di un appello, non di un ordine..."), giustificando peraltro la richiesta di censura con il fatto che i nastri già mandati in onda sono ritenuti "spazzatura".

Nell'interpretazione degli "analisti" più "raffinati", la tecnica dei segnali in codice utilizzata (ma la circostanza - va detto - non è affatto certa) viene definita "embedded" e risalirebbe alla seconda guerra mondiale.

Il "gioco" consisterebbe nell'incastonare con estrema precisione all'interno dei "proclami video" frasi e movimenti noti esclusivamente ai militanti di una stessa fazione.

In Italia soltanto Emilio Fede si dichiara favorevole alla censura totale di Bin Laden, mentre i direttori degli altri telegiornali pensano di seguire una linea più "prudente", rispettando un sostanziale diritto all'informazione anche su questo versante "estremo".

Facile il raffronto con gli storici comunicati delle Brigate Rosse, studiati proprio per apparire sui media, che a suo tempo provocarono una forte crisi di coscienza nei mezzi di comunicazione italiani, che finirono per scegliere in maggioranza la "censura".

Chissà se ora Bin Laden resterà a lungo in onda.

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