In pieno agosto, poco prima che giungesse la notizia della morte dello storico direttore generale Ettore Bernabei, alla Rai si è proceduto ad alcune ulteriori importanti nomine, quelle nelle testate giornalistiche, importanti per le prospettive delle prossime settimane (campagna referendaria in primis, come sottolineato su questo sito già a fine luglio).
Il Cda Rai con 6 voti favorevoli e 3 contrari, quelli dei consiglieri Freccero, Diaconale e Mazzuca, ha quindi nominato a inizio agosto nuovi direttori Ida Colucci al Tg2 (considerata di area Centro-Destra), che prende il posto di Marcello Masi, Luca Mazzà al Tg3, al posto di Bianca Berlinguer (che ha preso male la cosa e ora viene indicata come possibile leader ‘anti-renziana’ dentro e fuori il PD, anche se sembra proprio avrà una sua trasmissione su RaiTre), Andrea Montanari a Radio 1 Giornale Radio, al posto di Flavio Mucciante, Nicoletta Manzione a Rai Parlamento, al posto di Gianni Scipione Rossi.
Mazzà si era dimesso qualche mese fa da ‘Ballarò’ di RaiTre, dopo contrasti con la linea di Massimo Giannini, ora forse fuori dalla Rai (mentre al posto di ‘Ballarò’ ci sarà il nuovo programma di Semprini, da Sky) e già visto di frequente a La 7 e di nuovo sulle colonne di ‘Repubblica’. La nomina di Mazzà sembra dunque quasi emblematica di un possibile nuovo corso ‘più renziano’ alla Rai, anche se appunto la Berlinguer sarà ancora in onda e dai promo si apprende anche del clamoroso ritorno alla Rai (sulla ‘sua’ RaiDue) anche di Michele Santoro, che certo ‘renziano’ non sembra proprio essere.
Confermati invece al Tg1 Rai Mario Orfeo e Vincenzo Morgante alla TgR.
L’obiettivo è anche quello di arrivare entro il 2017 a portare l’offerta informativa della Rai (dai tg nazionali ai regionali ai radiofonici, dai programmi di approfondimento a quelli sportivi) quotidianamente e in tempo reale su tutte le varie piattaforme digitali: siti, social, tablet, smartphone. Per quanto riguarda i telegiornali e i giornali radio le proposte presentate dal direttore editoriale Verdelli prevedono una differenziazione editoriale tra le linee dei tre tg e la conseguente scelta di direttori che sappiano interpretarle al meglio. Le novità dovranno riguardare anche l’impaginazione grafica, un minore ricorso ai servizi chiusi per dare più spazio alle dirette, meno immagini di repertorio, più grafici riassuntivi ed esplicativi, tipici del “data journalism”, e una razionalizzazione del numero delle edizioni e delle rubriche legate a ogni singola testata.
In seno al Consiglio Rai il Cfo Raffaele Agrusti ha poi presentato l’avanzamento dei risultati economici aziendali. Così come programmato, l’esercizio 2016 si chiuderà in pareggio grazie a ricavi e costi in linea con le previsioni di budget, un risultato considerato significativo in considerazione del fatto che il 2016 è stato interessato da ingenti investimenti in diritti sportivi (Olimpiadi e Campionati europei di calcio) pari a 144 milioni. Agrusti ha peraltro spiegato come stia proseguendo l’attività di investimento sia sul fronte dell’aggiornamento tecnologico dell’azienda, che su quello del prodotto (circa 520 milioni: 218 per la fiction, 18 per i cartoni, 280 per il cinema).
Ma come sono andate allora le cose in occasione delle recenti Olimpiadi, che la Rai aveva stavolta in esclusiva? Vantaggi di audience (ma eravamo in agosto…) e di prestigio ci sono stati, indubbiamente, risultati economici positivi non sembra proprio e secondo ‘Il ‘Giornale’, addirittura, il deficit in questo caso è stato molto pesante. Ma già si sa che fra quattro anni le cose saranno ben diverse: i diritti olimpici infatti sono di Discovery e per la ‘necessaria’ (per legge) rete in chiaro non è detto che si faccia ricorso a quelle Rai. C’è Nove, infatti, già di Discovery, e ci sono diversi altri canali disponibili. Sarà allora stata quella 2016 l’ultima Olimpiade della Rai? Lo vedremo fra quattro anni, o magari anche prima.