I talk show Rai sospesi fino al voto

E adesso scattno proteste, polemiche, tentativi di inventarsi qualcosa e chissà cos’altro. Fino a fine mese non dovremmo più vedere talk show come ‘Ballarò’ o ‘Anno zero’ in Rai. La par condicio c’entra poco, mentre spiccano una grande ottusità e la voglia di ‘far tacere’.

Il Consiglio di Amministrazione della Rai, a maggioranza (hanno votato contro i Consiglieri che fanno riferimento alla minoranza parlamentare), ha deciso lo stop ai talk show per un mese, fino al voto delle regionali.
'Porta a Porta', 'Annozero', 'L'ultima parola' e 'Ballarò', ove possibile, saranno sostituiti con le 'tribune elettorali'. La decisione del Consiglio di Amministrazione della Rai è stata presa "in applicazione del Regolamento della Commissione Parlamentare per l'Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi". Peraltro, “le puntate delle trasmissioni sospese verranno recuperate appena possibile”.

Abbiamo già espresso nei giorni scorsi alcune valutazioni su un simile assurdo provvedimento, che con la scusa della 'par condicio' consegue il probabile vero obiettivo del Centro-Destra: far tacere Santoro, Floris e gli altri “nemici” fino al voto e accusare di questo appunto la legge sulla par condicio, in vista della sua prossima cancellazione.
Però forse un calcolo così 'brutale' non ha tenuto conto delle conseguenze e degli 'anticorpi' che possono essere comunque messi 'in circolo'. Ecco infatti nelle prime notizie d'agenzia (le prendiamo dal sito dell'Unità') cosa sta succedendo già stasera.
Il presidente della Rai Paolo Garimberti «ha ricordato in Cda di essersi battuto e di aver fatto «tutto il possibile perchè non si arrivasse a questo esito» e si è detto molto contrariato soprattutto per «i seri dubbi sulla costituzionalità di alcune parti del regolamento, come del resto ammesso chiaramente anche da un ex presidente della Corte Costituzionale e come paventato dallo stesso Presidente dell'Agcom». «Si danneggia gravemente l'immagine della Rai e si colpiscono gli utenti cui viene negato un diritto che coincide con un dovere specifico del Servizio Pubblico: quella di fare informazione», ha spiegato Garimberti che ha concluso difendendo i conduttori: «Si dà un segnale di sfiducia nei loro confronti presumendo che non siano capaci di gestire gli spazi loro affidati. Rifiuto l'idea che dei colleghi, dei giornalisti non siano in grado di comportarsi con giudizio ed equilibrio».
Il direttore di Raitre Antonio Di Bella è sulle barricate: «Raitre si oppone con forza ad una decisione gravissima e senza precedenti ed esperirà ogni tentativo possibile per poter andare in onda con "Ballarò" e con ogni altra trasmissione nel rispetto dei telespettatori, della legge e della Costituzione».
I conduttori Rai insieme a giornalisti e cittadini saranno in piazza domani sera alle 20, in via Teulada, davanti agli studi della Rai, dove si sarebbe dovuta registrare la puntata di Ballarò per protestare contro la decisione del Cda Rai. Lo ha annunciato il segretario generale del sindacato dei giornalisti Rai, Carlo Verna, al termine di una infuocata conferenza stampa convocata d'urgenza alla Fnsi. Alla "veglia" hanno già aderito Pd, Idv e alcuni rappresentanti del "Popolo Viola". Domani nei tg serali, aggiunge Verna, andrà in onda un videocomunicato per spiegare le posizioni dei giornalisti, mentre si studiano vie legali per bloccare la «pericolosissima delibera». «Abbiamo dato ai legali il mandato di studiare ad horas la possibilità di bloccare la delibera», spiega Verna che sottolinea come questo sia «uno dei momenti più bui della Rai». Il segretario del sindacato Rai precisa che si erano aperte le procedure per lo sciopero ma che questo non sarebbe stato tecnicamente possibile prima del 28 marzo. «Abbiamo comunque scelto di muoverci nella legalità - aggiunge - perchè il Paese ha bisogno di legalità».
Presente all'incontro anche Michele Santoro, che ha parlato di un danno per la democrazia e di un danno economico, Santoro parla di «prova di forza del governo» e annuncia l'idea di trovare comunque un modo per mandare in onda «dovunque sia possibile» il suo Annozero. «Il 25 marzo proverò ad andare in onda con una vera e propria trasmissione di Annozero. Non so dove. Sarebbe un boato, una risposta formidabile, squarcerebbe questo silenzio sul quale si vuole costringere il nostro lavoro. Un boato che si trasmette di bocca in bocca, come un tam tam, e bypassare questo divieto».
Alla domanda se la puntata possa andare in onda via web, Santoro ha risposto che è una delle ipotesi su cui lavorare, «ma anche attraverso tutto quello che ci permetterà di farlo». Fino ad ora, aggiunge, «l'opposizione ha reagito debolmente a questa legge del più forte forse pensando che dare un buffetto ai conduttori è sempre utile. Ma io vorrei che anche gli altri colleghi comprendano che questo buffetto rivolto ai conduttori comprende tutti, nessuno se la scampa rispetto alla legge del più forte».
Domani sera Santoro sarà in via Teulada per la manifestazione indetta da Usigrai e Federazione nazionale della stampa: «Il sindacato ha reagito benissimo - nota Santoro - è un momento di tristezza per la tv, per la categoria, per il Paese. Domani ci sarò con la grinta dei miei giorni migliori»».


Ma la situazione diventa pesante per i censori quando si scopre che «Anche Bruno Vespa è in trincea. «Una decisione grave, ingiusta e sorprendente. So bene che certe trasmissioni hanno sempre calpestato la par condicio nella sostanza prima ancora che nella forma, ma non è una ragione sufficiente per azzerare l'intera informazione politica della Rai alla vigilia delle elezioni». «Il danno economico e d'immagine che ne viene all'azienda è largamente superiore ai rischi che si sarebbero corsi con alcuni programmi settari. In ogni caso, quello stabilito oggi è un precedente molto preoccupante perchè disabilita i principali conduttori giornalistici della Rai dal toccare la politica in campagna elettorale e li delegittima rispetto ai colleghi delle televisioni commerciali che certamente vinceranno il loro ricorso contro il deliberato dell'autorità garante».
«Questa è censura», dice Sandro Ruotolo di Annozero, mentre Lucia Annunziata, pur non toccata dalla decisione della Rai, annuncia l'auto-sospensione del suo programma domenicale su Raitre "In mezz'ora". «Il cda non ha chiuso la mia trasmissione, è vero - spiega la Annunziata - ma resta il cappio al collo della par condicio: dunque posso andare in onda ma non posso parlare di politica interna. Lo considero una doppia beffa». A queste condizioni «non ci penso proprio ad andare in onda, anche come gesto di testimonianza e di denuncia e di solidarietà nei confronti dei colleghi i cui programmi vengono sospesi».
Il Cda Rai non ha fatto altro che seguire puntualmente le indicazioni del Parlamento», dice il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti «E la par condicio, non è certo un meccanismo che abbiamo inventato noi, visto che l'abbiamo sempre definita "legge bavaglio"». La decisione presa questa mattina dalla maggioranza del Cda Rai era «l'unica concretamente possibile» per adempiere al regolamento varato dalla commissione di Vigilanza ed «escludere il rischio di sanzioni per l'azienda». E' l'opinione espressa da ambienti della direzione generale e della stessa maggioranza del Cda di Viale Mazzini. Molto netto il consigliere Rai Van Straten: «Il Direttore Generale della Rai, col sostegno della maggioranza del Consiglio di Amministrazione, ha deciso di sopprimere per un mese l'informazione sulla televisione pubblica. Restano i notiziari, ma questo, visti i comportamenti dell'attuale direzione del Tg1, non può rassicurare nessuno». «È una scelta sbagliata - sostiene Van Straten - perchè fa venir meno il nostro dovere di servizio pubblico, crea polemiche e conflitti esterni, procura un danno alla Rai in termini di ascolti e quindi anche di ricavi pubblicitari. Come Consigliere di Amministrazione ho espresso la mia totale contrarietà a questa scelta di applicazione del regolamento della Vigilanza, un regolamento che oltretutto molti autorevoli giuristi hanno
valutato come incostituzionale». Secondo l'altro consigliere in quota Pd, Nino Rizzo Nervo, si tratta di «una decisione contraddittoria, sbagliata, che tradisce profondamente i doveri del servizio pubblico che sono quelli di ampliare non di comprimere gli spazi di informazione». Rizzo Nervo sottolinea che «con cinque voti a favore e quattro contrari il consiglio di amministrazione oggi è andato oltre lo stesso regolamento approvato dalla commissione parlamentare che, pur limitando pesantemente la libertà di espressione, non prevedeva la cancellazione per un mese di programmi importanti come Porta a porta, Ballarò e Annozero». «Commissione di vigilanza e Rai - conclude Rizzo Nervo - hanno scritto una brutta pagina: la legge sulla par condicio è soltanto un alibi inconsistente tant'è che nei dieci anni di sua applicazione mai erano state soppresse trasmissioni di approfondimento giornalistico».
«La decisione presa a maggioranza dal CdA RAI svela quello che fin dall'inizio era l'obiettivo del regolamento-bavaglio, imposto dal centrodestra in Vigilanza: cancellare i programmi in cui si danno notizie e si confrontano opinioni diverse, affidando al filtro dei soli tg l'attualità in campagna elettorale», attacca Paolo Gentiloni, responsabile comunicazioni del Partito Democratico. «La scelta di imporre il silenzio - prosegue l'esponente Pd - non era e non è obbligata come aveva chiaramente affermato lo stesso direttore generale della Rai nella circolare di due settimane fa in cui suggeriva la messa in onda dei programmi di informazione, sia pure senza ospiti politici. Mi auguro - conclude Gentiloni - che anche la decisione di oggi sia reversibile e non costituisca l'ultimo capitolo di una brutta storia per la libertà di informazione».
Federconsumatori sta valutando se esistono i presupposti per denunciare il cda della Rai per violazione dei doveri da servizio pubblico. «La decisione del cda della Rai di imporre uno stop ai talk show per un mese, fino al voto delle Regionali, è di una gravità assoluta», sottolinea Rosario Trefiletti, presidente Federconsumatori, in una nota».

C'è infine qualcuno che per avere uno di spazio in Tv sta davvero rischiando la vita e non è un radicale. È stato ricoverato d'urgenza stamane il Presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, da 33 giorni in sciopero della fame contro la censura sui temi ambientali da parte dei programmi televisivi e contro la violazione del pluralismo politico. Bonelli è in un ospedale del litorale romano. Lo rende noto un comunicato dell'ufficio stampa della federazione dei Verdi.

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