Vi parliamo questa volta, riferendo degli incontri al Festival delle Tv locali di Kosice, di un giornalista americano che è un profondo conoscitore dell’Est Europa.

Prosegue il nostro viaggio fra i personaggi del Golden Beggar di Kosice. Questa volta è il turno di Ed Baumeister, di cui vi proponiamo un'ampia intervista. La sua esperienza di giornalista è così vasta e appassionante che vi rimandiamo a fondo pagina per un suo breve curriculum.
Quando e come hai conosciuto Eva e Marcel Dekanovsky e il Golden Beggar di Kosice?
La fondazione per cui lavoravo, The Independent Journalism Foundation (USA), aveva aperto un ufficio in Slovacchia nel 1994. Mi era stato detto che una Tv indipendente - la prima in Slovacchia - aveva iniziato a trasmettere a Kosice. Andai a conoscere la coppia che aveva ottenuto la licenza, Eva e Marcel Dekanovsky.
La sede era in un meraviglioso edificio del XIX secolo che avevano convertito in studio televisivo. Marcel era un regista, con qualche esperienza in Tv, ed Eva aveva lavorato come insegnante e come economista. Li incontrai e chiesi loro: “Posso aiutarvi in qualche modo?”. Loro risposero: “Veramente no. C'è qualcosa che possiamo fare noi per te?” ed in effetti lo fecero, formando giornalisti bielorussi in Bielorussia e Slovacchia. Fui invitato alla seconda edizione del festival e da allora sono sempre andato.
Come osservatore dei media dell'Est Europa quali sono i maggiori cambiamenti nelle produzioni che in questi anni hai visto al Golden Beggar di Kosice?
Sono diventate più sofisticate, sia per la tecnica sia per i contenuti. Ma non sofisticate secondo i termini che si intendono nell'Ovest Europa. Quando il festival era nato, le produzioni arrivavano da piccole Tv cittadine e da piccole stazioni televisive agli inizi.
Tutto era locale. Facevano Tv locale con i mezzi che avevano, qualcosa che le Tv nazionali non facevano. Ovviamente c'erano studi regionali ma non facevano costantemente Tv a livello locale.
Queste stazioni diedero la possibilità di esprimersi in Tv alle popolazioni delle loro città. Era un primato in questi Paesi e infatti è raro ancora oggi. Anche se i programmi del Golden Beggar sono diventati più sofisticati, con l'evoluzione tecnologica, i loro autori guardano sempre, anche oggi, alle realtà locali.
A Kosice sono tutti stanchi di sentirmi dire ogni anno che io vado lì per sapere cosa succede in Europa. Sono cose che non si trovano a Strasburgo o a Bruxelles o nelle Capitali, nelle Tv o nei giornali nazionali che coprono la politica nazionale, internazionale o europea. L'Europa reale è un luogo affascinante e complesso ma ne vedo una copertura televisiva solo a Kosice, al festival.
E i cambiamenti nel sistema televisivo slovacco?
Vedo la Tv slovacca raramente (e non parlo la lingua) ma mi sembra che la Tv pubblica sia meno servile nei confronti dell'autorità politica rispetto al passato ma ne sia meno conscia. Le Tv private e commerciali, con investimenti stranieri, sono ovunque. C'è la versione slovacca di “Dancing with the star” ('Ballando con le stelle'; N.d.R.) e altri reality, che hanno masse di pubblico. È normale. La normalità è una tranquilla malattia.
Non pensi che a volte i giornalisti occidentali (e americani) si approccino ai temi dell'Est Europa con pregiudizi e un senso di superiorità, dovuti a una scarsa conoscenza degli sviluppi storici, politici e culturali di questi Paesi?
Ho smesso di lavorare nella cosiddetta “assistenza ai media” quando il governo americano ne è diventato il maggior sostenitore economico. Il governo USA ha un'agenda e io ho imparato che questa agenda non ha come priorità quella di avere una stampa libera. Ma le mie non sono parole di condanna, ogni istituzione fa quello che deve fare.
In Bosnia mi era stato chiesto di aiutare un'agenzia ad emergere da un'organizzazione 'eroica' che aveva funzionato fino ad allora. Le persone di quell'agenzia erano davvero eroiche; dei donatori occidentali le avevano aiutate a creare un ufficio a Parigi per diffondere i dispacci dell'agenzia via fax (era più facile raggiungere la Serbia e la Croazia da Parigi che da Sarajevo). Così andai a visitare questa agenzia e mi innamorai delle persone che vi lavoravano, aperte, intelligenti, dedite al lavoro.
Poi andai nei giornali, per vedere come usavano quel materiale. Un caporedattore aprì un cassetto e mi disse: “È tutto qua dentro. Non posso usare questo materiale. Sono analisi. Io voglio notizie”.
Tornai all'agenzia e dissi che servivano pezzi più corti e nuovi. E news di sport e di economia. I miei eroi non erano pronti a questo; volevano continuare con le loro analisi.
Così io dissi alla fondazione supportata dal governo, che aveva avuto il compito di creare un'agenzia bosniaca nazionale, che i miei eroi non erano gli unici. C'era un'agenzia che era stata fondata all'interno del quotidiano 'Oslobodjenje'. Si chiamava Onasa. Era poco organizzata, era in perdita, ma cercava di coprire le notizie, che distribuiva tramite fax; una cosa costosa.
Mi fu risposto che Onasa era un'agenzia “musulmana” e nell'altra lavoravano bosniaci, serbi e croati e che la decisione di crearla ex novo era stata presa per supportare realtà multietniche. Così dissi che non avrei partecipato al progetto e li salutai. Alcune settimane dopo ci ripensarono. Onasa poteva essere la base per una nuova agenzia d'informazione nazionale.
Così inizia a lavorare con Onasa, con l'aiuto degli slovacchi che hanno computerizzato e reso professionale l'agenzia. Ed Onasa esiste ancora oggi, dopo più di 15 anni.
All'inizio noi occidentali pensavamo di avere tutto e che i “poveri” cugini dell'Est Europa non avessero nulla rispetto a noi. Ma tutto quello che mancava veramente loro erano denaro e tecnologia e un po' di esperienza in una pratica differente da quella a cui erano abituati. In breve, non abbiamo nulla da insegnare a loro ma semmai da imparare; io ho da imparare da loro.
In questi anni quale o quali produzioni ti hanno particolarmente colpito del Golden Beggar?
Il mio film preferito è “Il 21 Secolo” prodotto da una piccola stazione Tv di Banja Luka, la capitale della Repubblica Serba parte della Bosnia. É sia un'accusa che una celebrazione della vita rurale ed è tecnicamente perfetto. Ne ho apprezzati molti altri ma questo mi è rimasto impresso. Ne ho una copia che faccio vedere ai vicini.
Quando è nato il Golden Beggar, Internet era poco conosciuto. Come i new media e le nuove tecnologie hanno cambiato il lavoro dei film-maker e dei reporter?
Non vedo un'influenza dei new media sulle produzioni di Kosice. Forse perché sono produzioni soprattutto locali. Ma sicuramente le nuove tecnologie hanno un certo ruolo. Molte produzioni sono aggiornate dal punto di vista tecnologico, dalle riprese all'editing, dalla fotografia al suono. Ma questo tipo di produzioni si basa sulla narrazione di storie, qualcosa che non dipende dalla tecnologie, ma nasce dalla mente umana. E gli autori che partecipano al Golden Beggar sono delle belle menti.
Ed Baumeister (1943) intraprende la carriera giornalistica a 19 anni, quando è ancora un universitario, in un giornale locale dello stato del Massachusetts, dove diventa caporedattore e per il quale farà l'inviato in Venezuela, Haiti e Canada. Dopo la carta stampata passa alla Tv e fa il reporter per la PBS a Boston, di cui diventerà produttore esecutivo e per la quale è membro del News Working Party dell'EBU. Passa poi alla CBS dove lavora come producer a New York e Washington, per tornare successivamente alla carta stampata, ricoprendo la carica di managing editor in un quotidiano di Trenton (capitale del New Jersey). Un progetto di scambio di direttori lo porterà per due mesi alla 'Moskovskoye Novosti' a Mosca.
L'esperienza moscovita accende l'interesse per i cambiamenti in corso in quegli anni nell'Est Europa e lo porta a contribuire a creare una fondazione, Indipendent Journalism Fundation, con colleghi del New York Times e di Time Magazine. Per la fondazione tiene corsi di formazione a Praga, Bratislava e Bucarest. Con l'apertura di una quarta sede a Budapest lascia il quotidiano per dedicarsi a tempo pieno al lavoro nella capitale ungherese. In seguito per questa e altre fondazioni lavorerà in Armenia, Bielorussia, Bosnia, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Lituania, Romania, Emirati Arabi e Ucraina.
Negli ultimi anni si è dedicato al lavoro di scrittore e fotografo in Ungheria e nel Regno Unito e, attualmente, in Francia.