Mancano solo alcune settimane alla ventesima edizione dell’International Festival of Local Tv di Kosice e riprende la serie di interviste ai personaggi del Festival. Tra loro c’è il cantante bielorusso Zmicier Wajciuszkiewicz, noto anche come Todar.

Zmicier fa parte di quel gruppo di artisti (attori, registi, cantanti) che difficilmente si vedranno o sentiranno alla Tv o Radio di Stato bielorusse. Con altri, fa parte di una “lista” (non ufficiale e mai dichiarata dal Governo ma resa nota da alcuni media; recentemente ne ha parlato anche Al Jazeera) di artisti considerati nemici del Paese. Come molti suoi colleghi, infatti Zmicier è molto attivo con spettacoli all'estero, soprattutto in Polonia e Lituania, dove i connazionali vanno ad assistere ai suoi concerti.
La “lista” avrebbe preso piede nel 2006, quando alcuni artisti hanno fatto dei concerti a sostegno dell'opposizione; dopo un periodo di riacquisita libertà tra il 2008 e il 2010, nel 2011 sarebbe comparsa una nuova versione della back list di cui fa parte anche Zmicier. In effetti molte band usano la musica come forma di battaglia e anche se le canzoni di protesta non sono il repertorio classico di Zmicier, lui ha avuto spesso problemi ad esibirsi in Bielorussia.
L'artista paga anche il fatto di essere grande amico e di mettere in musica le poesie di Vladimir Neklajev, ex candidato presidente alle ultime elezioni. Molti ricorderanno le immagini di Neklaev con la sua giacca rossa, ferito al suolo, perché picchiato dalla polizia bielorussa mentre manifestava con migliaia di altri cittadini contro le elezioni del 2010, che hanno visto vincere Lukashenko con il 79.7% dei voti ma con forti sospetti di irregolarità (anche da parte dell'Osce).
Abbiamo comunque intervistato Zmicier.
Zmicier, quando hai iniziato la tua carriera?
Sono un cantante e compositore e ho avuto piccole esperienze all'inizio degli anni Novanta, ma come solista ho iniziato nel 2001.
Qual è il tuo genere musicale e di cosa parlano le tue canzoni?
Ci sono diversi 'filoni'. Poesia bielorussa e dei Paesi vicini, poesia polacca, russa (Majakosvkij), forse in futuro lituana, ucraina, svedese o giapponese, ma comunque poesia messa in musica. Ora ho un gruppo che si chiama WZ Orkestra, Orchestra Est Ovest in sostanza, ma la sigla vale anche per il mio nome, Wajciuszkiewicz Zmicier. L'idea del nome si rifà al concetto est-ovest, al tentativo di far conoscere i nostri Paesi, i nostri luoghi, tramite un incrocio culturale, forse anche politico, ma soprattutto tramite la poesia, con la quale cerchiamo anche di capire noi stessi.
Com'è il panorama musicale in Bielorussia?
Penso che sia difficile come in qualsiasi altro Paese, perché se sei un giovane musicista devi avere o un produttore giuste o idee molto buone; penso che i nostri musicisti abbiano le idee buone ma non altrettanto si possa dire per chi le produce. Io ad esempio sono nella black list in Bielorussia, per la seconda volta in dieci anni. I giovani guardano al mio esempio e pensano a cosa fare o non fare, cosa cantare e a quale tipo di musica dedicarsi.
Le tue canzoni si possono scaricare liberamente dal sito; in Italia i file musicali si possono scaricare, legalmente, solo pagandoli; come funziona il mercato musicale in Bielorussia?
È un mercato molto strano. Io, personalmente, sono felice perché pur essendo nella black list ho il mio pubblico, faccio concerti, cerco di vendere i miei cd ai concerti, anche se non posso andare in Radio o in Tv, né con le mie canzoni né per promuovere la mia musica come avviene negli altri Paesi. Questa è la mia esperienza. A volte compongo le colonne sonore per cortometraggi o per lavori teatrali e tutto questo mi dà la possibilità di vivere grazie alla musica. Ma non tutti hanno questa possibilità…
Ma le tue non sono canzoni politiche…
Questo prima.
Prima di cosa?
All'inizio non parlavo di politica ma erano canzoni che si rivolgevano alle persone per renderle consapevoli di qualcosa. Canto in bielorusso e in Bielorussia la lingua che usi è molto importante. Poi se hai certe posizioni, se vai per la tua strada, tutto questo non è pericoloso in sé, ma viene automaticamente inteso come 'fatto politico'. Se per esempio hai un amico poeta e quell'amico diventa candidato alle presidenziali (Vladimir Neklajev, fondatore del movimento “Dire la verità”; N. d. R.), anche tu sei un politico e fai politica. Se canti nelle piazze, fai politica. Se hai amici all'ambasciata di Svezia, fai politica, e nel mio caso pensano poi che io prenda soldi dall'ambasciata svedese. È tutto inteso come politica. Ma la cosa più importante è che se tu sei una persona, cioè se hai una tua personalità, fai paura, perché hanno bisogno non di persone ma di “gente”.
Hai molto pubblico anche fuori dalla Bielorussia, specialmente nei Paesi vicini…
Sì e sono stato in diversi Paesi, in America, in Giappone in Russia - Mosca Yrtkusk. Ma sono un artista che canta la maggior parte delle sue canzoni in bielorusso ed è un problema; se cantassi in russo, avrei più successo. Peraltro, usare la lingua bielorussa, promuovere la cultura bielorussa, come fanno molte persone, è un processo nel quale bisogna investire, perché è molto importante.
A che cosa stai lavorando adesso?
A una canzone bielorussa che racconta la storia di una persona che si trova in una brutta situazione; non è direttamente una canzone politica ma parla di una persona che ha difficoltà nella vita, che segue una cattiva strada. È una canzone a tratti ironica e divertente, a tratti molto triste. Con questa canzone cerchiamo di dare risposte a certe domande, perché poi la Bielorussia assomiglia ad una grande prigione.
Quando hai capito di esser enella black list?
Per la prima volta nel 2004. Questa black list non è un documento ufficiale ma una 'raccomandazione' che però è finita su Internet. Dopo questa black list avevamo organizzato un concerto: i biglietti erano tutti venduti ma all'ultimo momento alcuni 'responsabili' arrivarono sul posto dicendo che dovevano fare delle riparazioni, che c'era qualcosa che non andava. Ora invece mi dicono apertamente: Zmitier Wajciuszkiewicz no.
A volte mi accorgo di avere paura, perché non siamo abbastanza forti per fare certe battaglie. La mia è una battaglia che usa la cultura, l'ironia, l'umorismo, a volte entrando nel profondo dei problemi del Paese e parlandone. Qui fanno paura i discorsi 'normali', in cui si parla del 'quotidiano'. Ad esempio, in Bielorussia alla Radio o alla Tv non vedi mai talk show, dove le persone parlano di politica o di vita quotidiana, i contenuti sono prevalentemente di intrattenimento.
Mi sembra di capire che non ti chiameranno facilmente per rappresentare la Bielorussia all'Eurosong…
(sorride) Penso che dobbiamo avere più umorismo. Se sei nella black list e non hai normalmente la possibilità di parlare con il tuo pubblico, inizi a diventare un po' pazzo, perché pensi “io sono un artista bielorusso, non sono un artista inglese o americano e non mi è concessa la possibilità di comunicare con il mio pubblico”.