Per ‘tastare il polso’ all’edizione di quest’anno dell’IBC, in corso ad Amsterdam, abbiamo chiesto una testimonianza alla società Reply, sempre più impegnata nel campo del broadcast e dei new media, che ci ha gentilmente inviato alcuni articoli sul tema. Ecco il primo della serie.
Frequento l'IBC dal 1997 e le domande che regolarmente sento porre all'inizio di ogni nuova edizione sono sempre le stesse: “Quali novità ci saranno quest'anno? Gli espositori e i visitatori saranno più o meno di quelli dell'anno scorso?”.
Queste domande trovano ogni anno risposte diverse, spesso fantasiose, solo a volte pertinenti.
Confesso che la discussione non mi affascina visto che, a mio parere, il dato puramente quantitativo non necessariamente è indice di qualità.
Non solo: la disperata ricerca di novità ha nel tempo creato illusioni ed aspettative, spesso disattese.
Ma entriamo nel merito della questione, fornendo un po' di elementi di contestualizzazione.
Innanzitutto, il mio punto di vista è quello di un operatore del settore, in particolare quello del Media Asset Management, ovvero tutto ciò che consente di avere un'infrastruttura di produzione ed archiviazione dei contenuti audio e video tapeless, basata su sistemi IT.
Quando nel lontano 1996 ho iniziato ad occuparmi di questa materia per me è stato sorprendente scoprire la pressoché totale assenza di standard che caratterizzava un'industria così strategica.
In realtà, per colmare questo vuoto, vi erano tante lodevoli iniziative, sostenute da associazioni ed istituzioni, e persone esperte e capaci che si prodigavano nel tentare di definire gli standard di interscambio di contenuti, di metadati, di play list, etc.
Ma tutto ciò, invece di rappresentare una garanzia di successo, ha solo prodotto confusione, con troppe iniziative, spesso in sovrapposizione se non addirittura in contrapposizione.
La totale assenza di coordinamento e la forza di alcune industrie, legittimamente desiderose di imporre degli standard proprietari (un paradosso) hanno fatto il resto.
Ebbene, dopo tredici anni la situazione non è molto cambiata; il contesto invece sì, e molto.
La maturità delle soluzioni tapeless, il superamento (parziale) della diffidenza, l'abbattimento dei costi delle tecnologie IT based, l'esigenza di produrre e trasmettere in digitale hanno fatto il resto.
Oggi i clienti che richiedono soluzioni di Media Asset Management hanno bisogno di risposte, che purtroppo non trovano; in un mercato maturo e competitivo, il cliente dovrebbe avere la libertà di comprare the best of breed, ovvero il meglio dei singoli vendor e/o ciò che meglio si adatta alla sue esigenze, senza doversi accollare rischi ed oneri di integrazione, come invece avviene.
Tornando alle domande iniziali: come sarebbe bello che la vera Novità di quest'anno fosse qualcosa in grado di colmare tale vuoto, e non invece tante novità, tutte proprietarie ed incompatibili.
Tutti gli attori del mercato infatti, industrie e clienti, potrebbero trarre vantaggio dal proliferare di opportunità generate da un mercato più libero ed aperto.
Oggi l'industria è terrorizzata all'idea di investire su nuove soluzioni dal futuro e dalla redditività incerti ed i clienti sono ancora costretti, a patto che riescano a trovare il coraggio di farlo, ad avventurarsi in progetti perennemente pioneristici.
Non resta che affidarci all'ottimismo sperando che alla domanda di rito “Quali novità ci sono?” ci si senta rispondere “Nessuna!”.
(*) Stefano Grego dopo aver operato per quindici anni nel settore spaziale, dal 1996 si dedica a quello dei Media. In tale ambito ha gestito strutture con attività significative in Italia e all'estero presso Broadcaster pubblici e privati, ricoprendo ruoli di responsabilità sia in ambito tecnico che commerciale. In Reply dal 2005, segue prevalentemente il mercato dei Broadcaster e dell'editoria a livello europeo attraverso Discovery Reply, la società del Gruppo Reply (www.reply.eu) specializzata in servizi e soluzioni di Digital Asset Management.