Nel 2005 sono stati uccisi 68 fra giornalisti e operatori della comunicazione. La zona più pericolosa, secondo il rapporto di ‘Reporters sans frontières’ resta l’Iraq.
Il sito di 'Reporters sans frontières' (www.rsf.org), come accade periodicamente, pubblica un rapporto sui giornalisti uccisi durante l'anno precedente. Purtroppo quello appena trascorso, il 2005, registra il più alto numero di giornalisti uccisi dal 1995: 65.
Il Paese più pericoloso per chi opera nell'informazione è l'Iraq, come è stato per il 2003 e per il 2004. Nel solo Iraq, da quando sono iniziati i combattimenti, nel marzo 2003, sono morti 76 giornalisti ed operatori (un numero superiore rispetto a quelli uccisi nella guerra del Vietnam).
Reporters sans frontières è un'associazione creata 20 anni fa Robert Menare di Radio France ed è oggi presente in 110 Paesi e concentra buona parte della propria attività sulle violazioni alla libertà di stampa. "Il nostro lavoro non è facile - ha detto Ropbert Menare - . Rsf ha molti corrispondenti locali ma in alcuni Paesi corrono rischi enormi e non si dichiarano per non essere minacciati. Un tempo i finanziamenti per la nostra organizzazione provenivano prevalentemente da enti pubblici, in primo luogo dall'Unione Europea, ma il flusso si è ridotto. Oggi il 70% delle entrate dipende dalle vendite delle nostre pubblicazioni e dalle quote d'iscrizione".
Il presidente di RSF in Italia è Mimmo Candito de "La Stampa".