Sembra, per certi versi, di ricominciare da capo, anche se parliamo stavolta non dell’epocale passaggio dalla Tv analogica a quella digitale ma solo della liberazione di una parte delle attuali frequenze Tv (la famosa ‘banda 700’) a favore degli operatori di banda larga in mobilità e della contestuale adozione della nuova tecnologia di trasmissione Tv DVB-T2, che permetterà la presenza di un numero maggiore di emittenti nella stessa porzione di banda.
Ma c’è di più, molto di più e le Tv locali anche stavolta sembrano essere candidate al classico ruolo di ‘anello debole’ della catena, al punto che, secondo l’associazione Aeranti-Corallo, potrebbero entro il ‘fatidico 2022’ perdere la possibilità di essere operatori di rete, rimanendo solo fornitori di contenuti, senza contare l’ennesima rivoluzione nel campo dell’Lcn. E ancora, graduatorie, ‘trasferimenti di frequenza’ e altre situazioni recenti ben conosciute ma che si stava facendo di tutto per ‘dimenticare’.
Bisogna a questo punto fare un po’ d’ordine, perché poi i quotidiani di questi giorni si sono (giustamente, dal loro punto di vista) concentrati sul tema dei televisori ‘da rottamare’ e non hanno contribuito alla chiarezza, costringendo anche il Ministero dello Sviluppo Economico a intervenire e precisare.
Vediamo allora per prima cosa la ‘sintesi del tema’ apparsa sul periodico ‘TeleRadiofax’ di Aeranti-Corallo del 3 novembre:
“Come noto, il Consiglio dei Ministri, ha approvato lo scorso 16 ottobre il disegno di Legge di Bilancio, che è stato trasmesso ora all’esame del Senato con il n. AS 2960. In particolare l’art. 89 di tale ddl (intitolato “Uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia 5G”) prevede una serie di norme che disciplinano il passaggio delle frequenze della banda 700 (canali televisivi da 49 a 60 Uhf) dagli operatori Tv agli operatori di larga banda in mobilità.
Le norme previste dal disegno di legge, se approvate dal Parlamento, ridefiniranno, inoltre, l’intero sistema televisivo. Le stesse prevedono, infatti (tra l’altro): la dismissione obbligatoria entro il 1° luglio 2022 (a fronte di indennizzi per circa Euro 304,2 milioni, di cui euro 230,3 milioni per l’esercizio 2020 e Euro 73,9 milioni per l’esercizio 2021) di tutte le frequenze delle emittenti locali che potranno, in futuro, svolgere solo l’attività di fornitori di servizi di media audiovisivi (Fsma). Sulla base dei primi calcoli espletati dovrebbe trattarsi di un indennizzo di euro 0,36 circa per ogni abitante servito da ogni frequenza dismessa; l’assegnazione ex-novo (mediante beauty contest) di alcune frequenze ad operatori di rete ai fini della messa a disposizione di capacità trasmissiva ai FSMA in ambito locale (le frequenze che saranno complessivamente disponibili, dopo il passaggio della banda 700 dagli operatori televisivi agli operatori di larga banda in mobilità, sono 14 + 1 e pertanto, considerato che alle Tv locali spetta 1/3 della capacità trasmissiva complessiva, le frequenze che potranno veicolare contenuti locali, molto difficilmente potranno essere più di 4); le trasmissioni dei programmi necessariamente in DVB-T2 (tecnologia in grado di veicolare un maggior numero di programmi, rispetto all’attuale DVB-T a parità di capacità trasmissiva); la realizzazione di graduatorie per la determinazione delle emittenti locali che potranno utilizzare la capacità trasmissiva degli operatori di rete di cui sopra; l’adozione, da parte dell’Agcom, di un nuovo piano di numerazione dell’ordinamento automatico dei canali della Tv digitale terrestre (cosiddetto Lcn)…
Il citato ddl prevede, altresì, un contributo ai costi a carico degli utenti finali per l’acquisto di apparecchiature di ricezione televisiva… ed i connessi costi di erogazione: 100 milioni di euro (25 milioni per l’esercizio 2019, 25 milioni per l’esercizio 2020, 25 milioni per l’esercizio 2021, 25 milioni per l’esercizio 2022).
L’iter del disegno di legge prevede ora l’esame, in sede referente, della 5a Commissione Bilancio del Senato… La 5a Commissione riferirà all'Assemblea nel pomeriggio di martedì 21 novembre; il calendario prevede sedute uniche senza orario di chiusura fino a sabato 25, se necessario. Ricordiamo che il provvedimento, dopo l’approvazione del Senato, dovrà passare all’esame della Camera dei Deputati e, se ulteriormente modificato, dovrà tornare al Senato per l’approvazione definitiva.
È evidente che il riassetto del settore previsto dal disegno di legge non sia accettabile e necessiti di modifiche significative finalizzate a garantire adeguato spazio e ruolo alle Tv locali”.
Se non è ancora chiaro, siamo all’ennesima risistemazione totale della Tv italiana, che dunque, in sostanza, vedrà nel 2022 il suo nuovo ‘anno zero’.
Il primo step è affidato all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che entro il 31 marzo 2018 dovrà definire «le procedure per l'assegnazione dei diritti d'uso di frequenze radioelettriche». Il passaggio successivo sarà entro il 30 settembre del 2018, quando il Ministero dello sviluppo economico provvederà all'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze della banda 700, con disponibilità dal 1° luglio 2022.
Sarà sempre l’Agcom ad adottare invece, entro il 31 maggio del 2018, il piano nazionale di assegnazione delle frequenze da destinare al servizio televisivo in digitale terrestre, ovvero il cosiddetto PNAF 2018 ma «considerando le codifiche o gli standard più avanzati», secondo cioè il nuovo standard trasmissivo denominato DVB-T2, ovvero il secondo tempo del digitale terrestre.
Entro il 28 febbraio del 2019 avverrà il rilascio da parte del Ministero dello sviluppo economico dei diritti d'uso, che prevedono per il servizio pubblico «radiofonico, televisivo e multimediale sino al 40% (almeno in una prima fase; N.d.R.) della capacità trasmissiva del multiplex regionale».
Il periodo transitorio vero e proprio poi sarà quello dal primo gennaio 2020 al 30 giugno 2022, quando avverrà il passaggio vero e proprio da una tecnologia all'altra. La nuova rivoluzione digitale che entrerà nelle case degli italiani comporterà non soltanto una nuova numerazione sul telecomando ma anche apparecchi televisivi adeguati ai nuovi standard, in vendita già dal 2017. Dovranno in diversi casi anche essere adeguate le antenne centralizzate dei condomini.
Il Ministero, infine, ha precisato: “Solo a partire dal 2020 è previsto lo spegnimento delle frequenze in uso alle emittenti locali e la costruzione del Mux 1 della Rai per aree geografiche. Questa fase di transizione, che durerà fino al 2022, non prevede in alcun modo l’introduzione di tecnologia T2-HEVC ma l’uso di tecnologia MPEG-4, già diffusa da qualche anno nei televisori, e che nel 2020 sarà disponibile per tutta la popolazione”.