Che settimane, ragazzi! Anche solo dare conto degli avvenimenti principali diventa un’impresa ardua per un mensile. In un rapidissimo avvicendarsi di personaggi e situazioni (lasciando da parte le incredibili vicende della liste e contro-liste, di ricorsi e controricorsi), fra febbraio e inizio marzo è già successo un po’ di tutto e anche qualcosa di importante per il nostro settore. Del decreto Romani abbiamo già parlato il mese scorso e non ci torniamo sopra più di tanto, anche perché pubblich…
Che settimane, ragazzi! Anche solo dare conto degli avvenimenti principali diventa un'impresa ardua per un mensile. In un rapidissimo avvicendarsi di personaggi e situazioni (lasciando da parte le incredibili vicende della liste e contro-liste, di ricorsi e controricorsi), fra febbraio e inizio marzo è già successo un po' di tutto e anche qualcosa di importante per il nostro settore.
Del decreto Romani abbiamo già parlato il mese scorso e non ci torniamo sopra più di tanto, anche perché pubblichiamo uno specifico e lungo articolo che ne fa un'analisi puntuale e approfondita.
Una cosa va comunque ricordata: il regolamento sui diritti residuali dovrà essere rifatto e per i produttori indipendenti (che non sono poi molti, mentre alcuni lo sono solo a parole) ricominciare da capo su questo tema, dopo la lunghissima gestazione del precedente regolamento da parte dell'Authority, è un pessimo segnale, un punto - fra i tanti - che non fa onore al nostro Paese, dove il settore dell'audiovisivo è sempre “iper-controllato” e le voci davvero 'autonome' (dai partiti, dalle istituzioni, dal potere economico ecc.) si contano sulle dita di una sola mano, alla fine.
Poi ci sarebbe da commentare la vicenda dello stop ai talk-show, avvenimento surreale per un Paese dove la Tv è tutto e la politica si fa ormai solo (o quasi) sul piccolo schermo, mentre è stato un proprietario di Tv ad arrivare alla Presidenza del Consiglio (e non certo viceversa, ovviamente).
Probabilmente nell'occasione l'obiettivo del Centro-Destra era duplice: da una parte, mettere in cattiva luce la legge sulla par condicio, che invece in passato mai aveva prodotto un esito così ridicolo (eppure le norme erano le stesse), per arrivare in futuro all'agognata riforma del tema (che darebbe ancor più 'libertà d'azione' ai grandi partiti e a chi è già forte in partenza); dall'altra parte, era meglio non trovarsi tra i piedi i vari Santoro e Floris (e magari 'neutralizzare anche la Gabanelli e la Annunziata) in queste settimane così importanti.
Che poi la strategia risulti vincente è arduo dirlo ma in proposito conviene aspettare l'esito elettorale delle Regionali di fine marzo. Resta da dire che mai un simile spettacolo si era visto: e un'informazione che tace in un periodo così importante è un fatto tristissimo per un Paese già così malridotto (come abbiamo visto prima).
Infine - e qui davvero casca l'asino - l'incredibile vicenda delle provvidenze. Alle prese con la solita 'querelle' annuale del rinnovo dei contributi alle testate giornalistiche, che talora - con tutto il rispetto per i colleghi che ci lavorano - servono a tenere in vita testate di partito che esistono solo per le rassegne stampe Tv o di proprietà di cooperative non sempre pienamente tali, la maggioranza e il Governo non hanno trovato di meglio che stravolgere all'ultimo istante (visto che una riforma del settore è stata delineata solo a chiacchiere, finora) il consueto 'decreto milleproroghe' (il nome parla da sé) e ridare i contributi di cui sopra. Ma, insomma, se si davano soldi dopo avere detto e stradetto per settimane che non ce n'erano, bisognava pur toglierli da qualche altra parte, perché la coperta è ormai davvero troppo corta.
E allora ci sono andate di mezzo le provvidenze, addirittura in forma retroattiva, delle emittenti locali, che consistono in rimborsi per agenzie, luce, telefono e collegamenti sat, pagati malamente, quando vengono pagati (perché poi i soldi ogni anno non ci sono, anche qui), e con ritardi sistematici, ultimamente. Poche emittenti di partito, anche stavolta, sono invece pagate tanto e sempre.
Una scelta assurda, quindi, da ogni punto di vista e per il Governo e la maggioranza anche controproducente, in un periodo elettorale in cui serviva semmai 'tenersi buone' le emittenti locali.
La prima pagina di protesta del nostro sito sulla cancellazione delle provvidenze resterà invariata fino a che non torni, su questo e su altri temi, un po' di saggezza, finalmente.