Gran can can su una pessima iniziativa di ‘Mattino cinque’ che pedina un magistrato ‘sgradito a Berlusconi’ e ne segnala inesistenti stranezze private. A frittata fatta, il direttore Brachino si scusa e il Cdr si dimette.
Una decisa protesta si è manifestata sul 'caso Mesiano' anche all'interno della redazione di Videonews, la testata di Mediaset che è stata protagonista della vicenda; il disagio e il malumore hanno portato i giornalisti della testata ad approvare un documento votato a maggioranza nel quale la redazione prende le distanze “dall'iniziativa di mandare in onda le immagini di un magistrato ripreso nella sua vita privata in un servizio che non conteneva alcuna notizia e violava la riservatezza dovuta ai gesti quotidiani di qualunque cittadino”.
Un documento che segna una spaccatura tra la redazione e il direttore Claudio Brachino, segnata anche dalle dimissioni del Cdr; prima quelle di Pietro Suber, dimessosi subito dopo la messa in onda del servizio per protestare contro il silenzio del sindacato, e poi anche di Sandra Magliani e Ida Molaro.
Il “caso Mesiano” è esploso venerdì scorso dopo che 'Mattino Cinque ha mandato in onda un servizio su Raimondo Mesiano, il giudice che ha emesso la sentenza che ha condannato Fininvest al pagamento di 750 milioni di euro a Cir in relazione alla vicenda Mondadori. Il servizio realizzato dalla giornalista precaria Annalisa Spinoso era in realtà una ripresa-pedinamento del magistrato ripreso in alcuni momenti di quotidianità corredata di commenti fuori luogo che descrivevano come stravaganti semplici gesti di Mesiano come attendere fumando davanti al negozio del barbiere o il fatto che indossasse calzini turchesi.
Il servizio è arrivato alcuni giorni dopo la sentenza e dopo che lo stesso premier aveva affermato “su Mesiano se ne vedranno delle belle”. E invece se ne sono viste delle brutte…
Un caso che accende per l'ennesima volta il dibattito sulla corretta informazione, sull'uso politico della stessa e sui mezzi di comunicazione e su quel conflitto d'interessi che vede il Presidente del Consiglio controllare, come imprenditore, reti televisive e giornali e, come leader di Governo in buona misura anche le reti pubbliche della Rai.
C'è anche un riflesso che riguarda la formazione giornalistica delle nuove generazioni e la precarietà delle giovani leve che, nel caso della stessa Spinoso, vengono mandate allo sbaraglio a preparare servizi di estrema delicatezza. Alla giornalista sono poi arrivati messaggi minatori (la Fnsi, che ha condannato il servizio le ha espresso solidarietà) come allo stesso Brachino.
Quest'ultimo, resosi conto della pochezza giornalistica del servizio messo in onda (che però era una specie di segnale minaccioso al magistrato) si è o successivamente scusato con Mesiano, invitandolo in redazione per rispondere ad alcune domande. Ma Mesiano ha tenuto il solito profilo basso e non ha commentato affatto.
Intanto i magistrati e il Csm sono in rivolta a difesa di Mesiano. Come al solito, poi, la vicenda è stata usata in modo strumentale dalla politica sia a destra sia a sinistra, in un momento in cui lo scontro politico è sempre più acceso e feroce, si gioca molto su temi scandalistici e legati alla vita privata dei suoi protagonisti e il dibattito politico è spesso ridotto a rissa verbale o a monologhi, magari senza contraddittorio, negli studi televisivi.