Il cinema nel 2013: sostanziale stabilità

Un bilancio del cinema italiano nel 2013 secondo l’“unità di studi” Anica-Mibact: produzione stabile, crescono le presenze ma calano gli investimenti.

Il 2013 ha rappresentato un anno di sostanziale stabilità per il cinema italiano: 167 titoli prodotti a fronte dei 166 del 2012. Ad aumentare sono stati i film cosiddetti '100% italiani' (passati da 129 nel 2012 a 138 nel 2013), a discapito delle coproduzioni (passate da 37 a 29). Buona la quota di mercato dei film italiani (incluse le coproduzioni), attestatasi al 30,5%. In crescita le presenze, circa 97,5 milioni (+ 6,6 %) e, lievemente, anche gli incassi, pari a 618,5 milioni (+ 1,4 %), anche se questi dati sono relativi al 'campione' Cinetel (che raccoglie circa un 90% del totale nazionale del 'box office') e si attendono le elaborazioni Siae per un consuntivo definitivo del 2013.

Questi sono alcuni dei dati elaborati dall'unità di studi congiunta Anica-Mibact presentati il 15 aprile presso il Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo in occasione della conferenza stampa 'Tutti i numeri del cinema italiano'. Sebbene sia l'Anica il principale elaboratore di questi dati (con tutti i dubbi del caso, rispetto ad un ministero che si affida ad una pur qualificata lobby per scattare una 'fotografia' di sistema), per la prima volta la presentazione non è avvenuta nella sede confindustriale bensì presso la sede del dicastero, ed ha registrato l'intervento del Ministro Dario Franceschini.

In uno scenario complessivamente positivo, ad allarmare è però il calo degli investimenti in produzione, pari, nel 2013 a 358 milioni di euro (a fronte dei 493 milioni del 2012), con un calo di ben il 27% rispetto all'anno precedente. A diminuire è stato anche il costo medio per film, passato da 2,2 a 1,8 milioni, segnando un - 19%.

Riccardo Tozzi, Presidente dell¹Anica (eletto nel 2011, il mandato è in scadenza a maggio), ha commentato con preoccupazione: “Meno un film costa, meno è destinato ad incassare”. Non condivideranno certo questa tesi 'brutale' gli autori ed i produttori indipendenti, ma in verità l'economia del cinema finisce per dare quasi sempre ragione a Tozzi e le eccezioni (film low budget che sbancano il botteghino) non rappresentano appunto la regola (una qual certa correlazione 'meccanica' tra budget e box-office).

Da segnalare il calo dei contributi pubblici diretti in produzione di lungometraggi - appena 20,7 milioni di euro, così ripartiti: 13,8 milioni ai registi affermati, 6,9 milioni alle opere prime e seconde - poiché nell'anno 2012 i contributi diretti ai lungometraggi erano stati di 24 milioni. In verità, però, la 'mano pubblica' nel cinema non s'è ritratta, ma ha semplicemente spostato l'area di intervento.
Negli ultimi anni, lo Stato ha ridotto l'intervento diretto, ma è cresciuto l'intervento indiretto, considerando che il tax credit è passato dai 91,5 milioni del 2011 ai 99,7 milioni del 2012, fino ai 95,4 milioni del 2013 (agevolazioni intese nel loro complesso, per tutti i settori della filiera).

Angelo Barbagallo, Presidente della sezione Produttori Anica, ha insistito sul dato allarmante relativo al calo degli investimenti, affermando che “dati i successi ottenuti anche all'estero, i premi ricevuti e l'importante quota di mercato, appare evidente che il problema del cinema italiano risiede nella carenza di risorse, che attualmente ha raggiunto livelli di assoluta insostenibilità”.

Infine un grande paradosso (uno dei tanti che riguardano la patologica ecologia del sistema audiovisivo italiano), quello del rapporto tra cinema e televisione. Da una parte il broadcaster pubblico nell'anno appena trascorso ha continuato ad investire nel cinema italiano (dati precisi non sono disponibili) ma ha trasmesso un esiguo numero di titoli italiani in prime-time (13 sull'ammiraglia Rai in tutto l'arco del 2013, 3 su Rai 2, 47 su Rai 3), dall'altra Mediaset ha ridotto gli investimenti, trasmettendo più titoli in prima serata: spicca Canale 5 con ben 48 film italiani!

A penalizzare il cinema italiano in Tv rimane però anche la fascia oraria, visto che la più utilizzata si conferma quella notturna, dopo le 23, dinamica furba per rispettare gli obblighi di legge in programmazione. In sintesi la Tv, che dovrebbe e potrebbe fungere da volano per il cinema, tale proprio continua a non essere.

Al termine della presentazione, il Ministro Dario Franceschini, da poche settimane al dicastero della cultura, ha offerto la sua ricetta per il rilancio del settore. Chiaro e sintetico, il Ministro ha elencato quelle che ritiene essere le priorità, assumendo alcuni impegni di fronte alla comunità professionale: promuovere l'incremento delle coproduzioni soprattutto con Paesi emergenti ¬ che possano trainare flussi turistici verso l'Italia; attrarre investimenti stranieri alzando il tetto del tax credit (attualmente 5 milioni di euro per singolo film); rivedere gli obblighi e le fasce di trasmissione per il cinema italiano in Tv stimolando i broadcaster ad investire di più; aiutare le mono-sale a compiere la transizione al digitale (un 25% degli schermi italiani non è ancora digitalizzato); tenere la politica lontana dalle commissioni che assegnano i contributi; portare avanti al fianco dei francesi la battaglia per l'eccezione culturale...

Si è quindi rivolto ai registi italiani, con una esortazione: “Fate vedere nelle vostre opere la bellezza italiana, soprattutto quella sconosciuta, perché il cinema è un veicolo fondamentale per il rilancio del Paese”. Il Ministro sembra animato da eccellenti propositi, e ben consapevole del periodo difficile: “Siamo alla vigilia di un Consiglio dei ministri per un'operazione di spending review di qualche miliardo di euro. Mia è la responsabilità di due operazioni, entrambi difficili: evitare tagli e portare più risorse”.

Auguriamo sinceramente al Ministro di poter riuscire nella difficile impresa.

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