L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa chiede al Parlamento italiano leggi e misure per mettere fine all’ingerenza politica sui media, deprecando dunque la mancata soluzione del conflitto di interessi di Berlusconi. Ma non è passata una parallela ‘raccomandazione’ ai Governi europei.
In una risoluzione adottata lo scorso 24 giugno, l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa ha lanciato un appello al Parlamento italiano affinché vengano introdotte leggi e prese misure regolamentari che mettano fine all'ingerenza politica, in atto da tempo, sull'attività dei media e venga adottata una legge che regoli il conflitto di interessi tra la proprietà e il controllo dell'azienda e l'esercizio delle funzioni pubbliche. Tuttavia, sullo stesso argomento, non è stata approvata una raccomandazione ai Governi europei.
Non è certo la prima volta che in sede europea si concentra l'attenzione sulla (molto anomala) situazione italiana, dove da sempre non c'è una legge specifica sul conflitto d'interessi, creando la clamorosa sovrapposizione in Silvio Berlusconi tra la figura di politico, capo di un grande partito italiano e adddirittura oggi Presidente del Consiglio, e quella del proprietario di Mediaset, cioè della più grande azienda televisiva privata italiana, oltre che di diverse altre strutture importanti dei media italiani. Non bastasse, Mediaset e la Tv pubblica Rai costituiscono da tanti anni un duopolio di ferro che impedisce di fatto ad altri concorenti di entrare nel settore televisivo.
I parlamentari del Consiglio d'Europa hanno proprio inteso porre l'accento sulle preoccupazioni suscitate da una situazione, definita "senza precedenti", in cui è direttamente il Capo del Governo ad avere la proprietà di buona parte del mondo televisivo.
La risoluzione - va detto - che approva il rapporto del parlamentare irlandese del Partito liberale Paschal Mooney, è stata approvata a strettissima maggioranza, 35 contro 33, con 4 astenuti. In più, come detto, è stata parallelamente respinta l'ipotesi di una raccomandazione al Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa per dare seguito ai documenti approvati nei confronti del Governo italiano; per questo tipo di delibera occorreva infatti la maggioranza dei due terzi dei voti.
Opposte naturalmente le valutazioni su questo voto, fra chi lo ritiene una base seria per denunciare la situazione in Italia e chi pensa che si tratti di un voto di principio che non avrà seguito concreto.
Ecco comunque due passaggi assai duri ed espliciti dei documenti approvati: l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa nota che "Rai e Mediaset totalizzano circa il 90% dell'audience e più di tre quarti delle risorse del settore: ecco perché Berlusconi esercita un controllo 'senza precedenti' sui media più potenti del Paese".
In più, "il sistema italiano presenta un'anomalia dovuta ad una combinazione unica di potere economico, politico e mediatico nelle mani di un solo uomo".