Il decreto sui canali 61 – 69 e i ‘rimborsi’ agli attuali occupanti

È uscito il controverso decreto del Ministro Passera sui rimborsi per gli attuali occupanti (ma non solo) dei canali 61 – 69 nelle regioni digitali in cui queste frequenze sono state assegnate.

È stato finalmente pubblicato il decreto che indice i bandi per il rilascio delle frequenze, utile per liberare le regioni che sono state digitalizzate sino al 2010 dai diritti d’uso sui canali dal 61 al 69. Si tratta di un argomento che coinvolge Trentino - Alto Adige (occorre liberare due canali), Piemonte (8), Lombardia, Veneto, Friuli - Venezia Giulia, Emilia - Romagna, Lazio (escluso Viterbo) e Campania (9 frequenze da rilasciare).

Lo stesso decreto suddivide i 174,7 milioni di euro a disposizione sia per regione che per frequenza: in questo modo rilasciare un canale lombardo frutta 5.353.267 euro e uno trentino solo 559.801; in mezzo tutte le varie regioni, seguendo la proporzione legata alla popolazione residente.

In realtà, il decreto gira più o meno clandestinamente da metà gennaio (e infatti è stato firmato il 23 gennaio). La precedenza, in questo bando, va sempre a chi libera immediatamente le frequenze da destinare all’Lte (61/69), perché la liberazione non implica dover modificare frequenze e diritti d’uso di altri soggetti. Al bando possono partecipare quanti hanno ottenuto la licenza di operatore di rete e operano nelle aree da sistemare.
In via prioritaria si terrà conto di chi occupa da solo l’intera frequenza sull’intera regione (per esempio Telelombardia, col canale 64 in Lombardia) e di chi sarà riuscito a “inventarsi” un’intesa tra emittenti operanti sulla stessa frequenza. Quest’ultimo caso pare assai arduo da realizzare.
La priorità comunque va agli occupanti dei canali dal 61 al 69 e sembra persino chiaro che in alcune regioni il numero dei soggetti che intendono rinunciare sarà superiore alle frequenze da liberare; in questo caso si va in graduatoria.

Per le domande si utilizzerà un sito internet (www.rilasciofrequenze.it) e alla fine andrà stampata e recapitata al Dipartimento per le Comunicazioni entro 30 giorni dalla data di pubblicazione del decreto (quindi entro il 29 marzo).

Un altro aspetto importante è che i soldi verranno erogati entro 90 giorni dalla pubblicazione delle graduatorie (a patto che tutti i ripetitori interessati risultino spenti).

Che succederà ora? L’elenco dei soggetti che pare vogliano rinunciare aumenta di ora in ora. Troppe incertezze nel settore Tv, troppi investimenti andati male: meglio rottamare e prendersi questa sorta di liquidazione. D’altronde l’offerta di banda digitale è superiore sia alla domande che ai soldi che effettivamente circolano nel settore. Seconde e terze reti saranno le prime a farne le spese: il gossip recita di nomi anche altisonanti che preferiranno chiudere le attività.
Per i dettagli sulla suddivisione dei fondi nelle regioni e sul numero di frequenze da liberare, si vedano le tabelle che seguono.

Tabella A

Regione Importo
Piemonte € 19.247.422,63
Lombardia € 48.179.402,48
Veneto € 23.987.670,47
Trentino Alto Adige € 1.119.602,38
Friuli Venezia Giulia € 6.003.449,08
Emilia Romagna € 21.532.305,81
Lazio (esclusa Viterbo) € 26.273.513,36
Campania € 28.341.342,79
TOTALE € 174.684.709,00

Tabella B

Regione Numero frequenze Importo per frequenza
Piemonte 8 € 2.405.927,83
Lombardia 9 € 5.353.266,94
Veneto 9 € 2.665.296,72
Trentino Alto Adige 2 € 559.801,19
Friuli Venezia Giulia 9 € 667.049,90
Emilia Romagna 9 € 2.392.478,42
Lazio (esclusa Viterbo) 9 € 2.919.279,26
Campania 9 € 3.149.038,09
TOTALE frequenze 64  
TOTALE   € 174.684.708,99

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