Il dopo-voto: la solita Italia?

Editoriale febbraio 2013 –

Alla fine anche per la complicatissima vendita di La7 è stato deciso a inizio febbraio un ennesimo rinvio, rimandando di fatto al dopo-elezioni questa ‘patata bollente’, che consiste poi nella possibilità di realizzare, senza buttare soldi dalla finestra, quel ‘terzo polo televisivo’ di cui si parla in Italia da alcuni decenni. Fa eccezione Sky, si sa, ma si tratta di una pay-tv e anche questi discorsi sono stati fatti già molte volte e dunque le novità latitano. Scriviamo queste note quando man…

Alla fine anche per la complicatissima vendita di La7 è stato deciso a inizio febbraio un ennesimo rinvio, rimandando di fatto al dopo-elezioni questa 'patata bollente', che consiste poi nella possibilità di realizzare, senza buttare soldi dalla finestra, quel 'terzo polo televisivo' di cui si parla in Italia da alcuni decenni. Fa eccezione Sky, si sa, ma si tratta di una pay-tv e anche questi discorsi sono stati fatti già molte volte e dunque le novità latitano.

Scriviamo queste note quando mancano due settimane alle urne, ovvero una quindicina scarsa di giorni al momento in cui la parola spetterà finalmente al popolo sovrano, chiamato a scegliere da chi vuol essere governato nei prossimi cinque anni, o forse meno, se si realizzassero gli scenari che vedono il dopo-voto come un ennesimo periodo instabile, che porterà - secondo alcuni - a una ingovernabilità tale da imporre nuove elezioni a breve.

Corre un brivido lungo la schiena - francamente - a sentir evocare un'ipotesi di questo tipo, se si considera il livello di questa campagna elettorale, che in termini comunicativi - e non solo - è vissuta della rincorsa degli altri candidati alle solite mirabolanti promesse di Silvio Berlusconi, in grado di tenere costantemente la scena e di rimontare la china con i tagli alle tasse, rilanciati e ampliati rispetto a quanto accaduto nelle precedenti elezioni. E se il dibattito verteva su questo, non si è invece riusciti a organizzare, salvo sorprese dell'ultimo minuto, un semplice 'confronto-duello Tv' fra i candidati, come a dire che gli elettori si sono dovuti arrangiare, senza nemmeno poter vedere i contendenti discutere fra loro. E infine, per osservare quanto poco succeda di nuovo in questa Italia che rimane purtroppo uguale a se stessa, si vota con il solito Porcellum, che tutti a parole volevano cambiare.

Potremmo infierire, notando che Bersani dà priorità fra i provvedimenti da prendere alla risoluzione del conflitto d'interessi, un problema sul tappeto - e su cui abbiamo sempre insistito su queste colonne - dal lontano 1993.

Come dire, vent'anni buttati via, in cui si è evitato di fatto di affrontare un problema che è alla base delle moderne democrazie, in cui l'importanza dei media e della Tv è un dato di immediata evidenza.

La giostra ricomincerà dunque dal 24 febbraio in poi, nonostante la drammaticità di una crisi che sta mettendo in difficoltà buona parte del Paese, nonostante la presenza molto forte di un partito nuovo come quello di Grillo, nonostante Monti si sia ricandidato a guidare l'Italia, adeguandosi però rapidamente (o almeno questa è l'impressione) a usi e costumi propri della tanto osteggiata (da molti cittadini) 'classe politica'?

Non resta che stare a vedere, senza farsi molte illusioni. Alla fine si ha l'impressione che le novità possano venire semmai dall'esterno, o meglio dall'estero.

Se davvero la fase più acuta della crisi dovesse terminare, di qui a qualche mese, e si iniziasse un cammino verso la ripresa, se l'America proseguisse nel 'percorso virtuoso' intrapreso, se i governanti europei metteranno un po' di giudizio e si proporranno di realizzare qualcosa di un po' più serio rispetto all'attuale modello di governo continentale, talmente insoddisfacente da aver evocato persino in tanti italiani una irreale nostalgia per la 'liretta' di buona memoria, se il classico 'ingegno italico' si rimetterà in moto, chissà che qualcosa cambi davvero, in un Paese che ama tanto cullarsi nei propri difetti, per poterli poi esecrare con le urla e le proteste d'occasione.

Anche nel campo della Tv, si potrebbe allora vedere qualcosa di inedito, anche se per ora ci tocca dire che una prima grossa novità arriva, manco a dirlo, solo dall'estero e cioè dalle intenzioni molto serie di investimento in Tv già dimostrate da un gruppo multinazionale come Discovery. Sempre in attesa che qualcosa si muova anche fra gli italiani...

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